Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 17 Novembre 2020

33a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Apocalisse 3,1-6.14.22; Salmo 14,2-4b.5; Vangelo di Luca 19,1-10

Salmo 14,2-4b.5

Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono.
Oppure: Ci accoglierai, Signore, nella gioia del tuo regno.

2 Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
3 non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

5 Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

Vangelo di Luca 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1 entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, 2 quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
5
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!»
8
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
9
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10 Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Mormoravano

Zaccheo è un peccatore, è un ladro, un imbroglione, un usuraio, ma usa gli occhi per vedere Gesù, usa le orecchie per ascoltare la Parola del Signore e le sue ispirazioni, usa la bocca per consacrare nelle mani di Gesù la propria metànoia, il proprio mutamento di dialogo interiore, prima rivolto al ladrocinio ora al dono e alla condivisione. La gente, invece, descritta col termine tutti nel testo del vangelo, ha sì occhi, ma solo per lo sguardo indagatore e giudice, ha sì orecchi, ma solo per ascoltare le critiche, le chiacchiere, il pettegolezzo, ha sì la bocca, ma solo per mormorare, calunniare, denigrare. La gente ha occhi, orecchi e bocca e non ha altro. Se per caso la gente fosse provvista d’altro, anche a livello cerebrale, è stata comunque ben addestrata a non servirsene per nessun motivo.
Zaccheo sale sul sicomoro, si eleva di un paio di metri, quanto basta per elevarsi spiritualmente a vette più alte, per essere puntuale all’appuntamento con il Maestro Signore. Zaccheo si toglie fuori da quel mortale tutti, da quella cieca, sorda, mormorante marmaglia e usa tutto se stesso per incontrare il suo Signore che lo salva, lo ripristina da dentro, lo ricentra nell’asse della vita. Zaccheo sale sul sicomoro e si salva dall’inondazione di stupidità e arroganza che giudica il Figlio di Dio, le sue scelte, le sue azioni. Zaccheo è un ladro, un disonesto come pochi ma, in un istante, la sua intelligenza sposa la sua spiritualità e si unisce nel desiderio di incontrare Colui che salva. La gente invece mormora su Gesù, mormora su Zaccheo, mormora su Dio, mormora sull’uomo. La gente a furia di mormorare si riempirà la bocca, le orecchie e gli occhi di quel fango che per così tanto tempo ha fatto fuoriuscire da sé con tanta gratuità e superbia, e annegherà senza nemmeno più la possibilità di urlare e di chiedere aiuto.