Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 15 Ottobre 2020

28a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera ai Efesìni 1,1-10; Salmo 97,1-6; Vangelo di Luca 11,47-54

Salmo 97,1-6

Il Signore ha rivelato la sua giustizia

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3 Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4 Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

5 Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
6 con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Per l'esecuzione del brano, utilizzare la stessa melodia di Oggi è nato

Vangelo di Luca 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: «47 Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48 Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. 49 Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, 50 perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: 51 dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52 Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
53 Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, 54 tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Gnòsis

Letteralmente è scritto: guai a voi dottori della legge che avete preso [greco: àiro] la chiave della conoscenza [greco: klèida tès gnòseos]: voi non entraste e agli entranti lo impediste [greco: kolùo]. Una cosa è certa: i dottori della legge, i teologi della Toràh, gli esponenti più religiosi e osservanti della Legge, i rabbini, quindi i maestri che studiavano e insegnavano le Sacre Scritture, non sono entrati nella conoscenza, non hanno conosciuto e non conoscono la sapienza, non hanno partecipato della sua grazia né goduto intellettualmente della sua luce né hanno onorato la sua bellezza divina. Quindi, da parte di costoro, per tutta la storia e per sempre, non ci saranno mai la conoscenza e la sapienza come sono rivelate nel capitolo 6 di Sapienza, conoscenza e sapienza che dovevano offrire all’umanità, perché fossero il fondamento intellettuale e cardiaco per costruire il vivere, le città, l’economia, il benessere, l’evoluzione, il progresso dell’uomo come Dio desiderava. 
Un giorno Pietro riceve da Gesù le chiavi, le chiavi del regno dei cieli, con il compito di usare queste chiavi per aprire a tutta l’umanità le porte di una vita meravigliosa, serena, sana già su questa terra, per predisporre tutti gli uomini all’incontro con la vita senza fine nei cieli. Anche i dottori della legge avevano questo stesso compito e, invece di offrirlo al mondo, lo hanno preso, hanno preso, rapito, trafugato la chiave della conoscenza: loro non l’hanno usata e hanno impedito a tutti gli altri di usarla. Il verbo, con cui nel testo greco è espresso il “prendere”, il “portare via” da parte dei dottori della legge, è àiro, “tolgo via, tolgo di mezzo, elimino, distruggo; sollevo, levo su, aggancio, tengo sospeso, alzo; prendo, porto via, uccido; mi assumo, mi addosso, intraprendo”. L’etimologia accadica ba’aru indica il prendere all’amo, lo stringere al laccio. Klèida tès gnòseos o “chiave della conoscenza” è un’espressione molto particolare, ma cosa significa? Cosa significa chiave della gnòsis? Gnòsis è la conoscenza; implica un’attività intuitiva oltre che intellettiva, in quanto è la comprensione, è l’intelligenza applicata al raggiungimento della verità. La gnòsis, in senso biblico, è una conoscenza penetrativa, efficace, è entrare in unità con una realtà, entrarci dentro per farne parte. Condurre alla gnosi significa liberare l’uomo dal più possente e gigantesco dei capestri che sta strangolando la mente e la vita dell’uomo: l’ignoranza. Risvegliare la gnosi significa affrancare l’uomo dalla paura e dalla confusione, dalla schiavitù del non percepire da sé vitale e mortale. La conoscenza che non conduce alla liberazione sociale e insieme alla liberazione dalla malattia e dalla morte non è conoscenza. La gnosi che non genera felicità non è gnosi, non è sapienza che viene da Dio. Guai a voi dottori della legge che avete preso la chiave della conoscenza: voi non entraste e agli entranti lo impediste. Guai a voi, dice Gesù a questa gente, perché questa gente ha messo gravemente nei guai l’umanità, perché per millenni ha strappato dalle mani e dal cuore dei popoli le chiavi della conoscenza, che sono le chiavi che aprono le porte della felicità e della pace. Questa gente ha trafugato e nascosto le chiavi della felicità al mondo come fossero un bene personale che loro hanno usato per il proprio esclusivo potere e completamente negato all’umanità. La gnosi ha il suo nemico nell’ignoranza spirituale e l’ignoranza spirituale non si supera con le conoscenze e le informazioni accademiche e teologiche né tanto meno con il continuo vociare delle argomentazioni a confronto, ma solo ed esclusivamente nel contatto amoroso con Dio e cercando di mettere in pratica le procedure evangeliche. Nulla più del silenzio turgido di amore davanti a Dio apre alla visione della realtà e supera l’ignoranza dello spirito e della mente.