Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 13 Ottobre 2020

28a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera ai Gàlati 5,1-6; Salmo 118,41.43-45.47-48; Vangelo di Luca 11,37-41

Salmo 118,41.43-45.47-48

Venga a me, Signore, il tuo amore.

41 Venga a me, Signore, il tuo amore,
la tua salvezza secondo la tua promessa.
43
Non togliere dalla mia bocca la parola vera,
perché spero nei tuoi giudizi.

44 Osserverò continuamente la tua legge,
in eterno, per sempre.
45
Camminerò in un luogo spazioso,
perché ho ricercato i tuoi precetti.

47 La mia delizia sarà nei tuoi comandi,
che io amo.
48
Alzerò le mani verso i tuoi comandi che amo,
mediterò i tuoi decreti.

Vangelo di Luca 11,37-41

In quel tempo, 37 mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38 Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
39
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40 Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41 Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».

Le regole

Letteralmente è scritto: voi farisei purificate [greco: katharìzo] il di fuori della coppa e del piatto, ma il di dentro di voi è pieno di rapina [greco: harpaghè] e di malvagità [greco ponerìa]. Katharìzo, “purifico, rendo puro”, nella sua etimologia significa “senza mescolanza”. Arpàghe, denominativo del verbo arpàzo, significa “ruberia, rapina, saccheggio, preda”, è ciò che è stato strappato a forza, rapinato, posseduto con la violenza. La radice arp- indica una vera e propria attività che avviene nel buio e nel nascondimento; l’accadico arapu significa, infatti, “diventare buio”. Ponerìa significa “malvagità, cattiva intenzione, malizia”.
Gesù riprende con forza quanti seguono le regole e le prescrizioni ed esercitano pressione sugli altri perché facciano lo stesso, anzi, li accusa di stoltezza. Perché? La regola è la modalità secondo cui si svolge un’attività, si compie un’azione. La regola è convenzionalmente stabilita e dettata perlopiù dalla consuetudine, dall’esperienza, da principi religiosi, da tradizioni e, con il tempo, può diventare norma di comportamento e stile di vita. Le regole possono essere utili in certi contesti per controllare e guidare gli atteggiamenti esterni dell’uomo, ma hanno il limite di non avere nessun potere di modificare l’interno del cuore dell’uomo nelle sue scelte. In verità più che un limite è proprio un’impossibilità della regola stessa. Le regole del codice stradale, per esempio, aiutano l’autista a viaggiare con maggior sicurezza per sé e per gli altri, ma non possono in alcun modo insegnare dal di dentro a una persona cosa significhi essere al volante, guidare con piacere, vantaggiosamente e in sicurezza. La regola costringe a fare, non a essere. Le regole possono obbligare a rispettare la festa, lo shabbat, la celebrazione dell’Eucaristia, ma non possono in nessun modo far nascere dal di dentro del cuore delle persone la gratitudine per la festa, il gusto per lo shabbat, l’amore per l’Eucaristia.
Altra cosa importante: le regole non sono le procedure. Le regole sono di provenienza umana, le procedure sono di provenienza divina. Mangiare secondo un orario è regola umana, mangiare quando si ha fame è procedura divina. Mangiare con le posate è regola umana, mangiare con le mani è procedura divina. La proprietà privata è regola umana, la condivisione di ogni benessere senza recinti e proprietà è procedura divina. Amare chi ci ama è regola umana, amare tutti è procedura divina. Perdonare quando ce la sentiamo e ci sembra il caso è regola umana, perdonare sempre come scelta definitiva è procedura divina. Gesù chiama stolti coloro che insistono a seguire le regole con fanatica determinazione, come se queste avessero il potere di cambiare dal di dentro il cuore dell’uomo, e ignorano che le regole non saranno mai le procedure.
Gesù spiega come liberarci dalle regole per arrivare al cuore della metànoia, del capovolgimento-rovesciamento del modo di pensare. Dice letteralmente: piuttosto date misericordia-compassione [greco: elemosùne] al contenuto [greco: enèimi, “le cose esistenti, le cose che esistono dentro”], ed ecco tutte le cose pure-purificate-senza mescolanza [greco: katharòs] per voi saranno. Difficile, quasi impossibile tradurre elemosùne con “elemosina monetaria”: questo termine porta infatti con sé un’importante valenza altamente spirituale. Gesù spiega che prima e al di sopra di ogni regola scritta o non scritta, la Regola suprema o, per meglio dire, la non-Regola suprema è la Procedura dell’Amore, dare, offrire misericordia e compassione dal di dentro della nostra essenza. Misericordia e compassione che, evento per evento, incontro su incontro, si trasformano in perdono, soccorso, aiuto, elemosina, sostegno, parola, ispirazione, gratuità, ospitalità, vestiti, cibo, tolleranza, giustizia, condivisione. Dare amore in nome dell’amore: questo vince la fobia delle regole, l’ipocrisia del fanatismo normativo, la stoltezza delle vuote pressioni per i protocolli morali.