Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 11 Ottobre 2020

28a del Tempo Ordinario – Anno A

Parola del giorno
Isaìa 25,6-10a; Salmo 22,1-6; Lettera ai Filippési 4,12-14.19-20; Vangelo di Matteo 22,1-14

Salmo 22,1-6

Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

1 Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
4 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

6 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Vangelo di Matteo 22,1-14

In quel tempo, 1 Gesù riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
4
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!” 5 Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7 Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
8
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10 Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
11
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12 Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?” Quello ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

I tre culti

Nei desideri di Dio questa vita terrena doveva essere una festa meravigliosa, un’esperienza di straordinaria bellezza e irrepetibile per tutti i suoi figli, in nome del Figlio, secondo la potenza e la fantasia dello Spirito Paraclito. Nei desideri di Dio questa vita terrena doveva essere un’occasione unica perché l’umanità potesse evolversi spiritualmente e intellettualmente, così da essere preparata a vivere per sempre nella gioia e nella pace senza fine, nella vita senza fine nei cieli dei cieli. L’umanità non ha accolto l’invito di Dio, non ha accolto la sua voce, ma si è lasciata ingannare e addestrare dagli addestratori umani. In questo mondo immenso e meraviglioso, così ricco e lussureggiante, dove gli uccelli del cielo hanno di che mangiare senza granai e i fiori sono rivestiti di splendore senza sarti e sfilate di mode, in mezzo a questo splendore, le agenzie addette all’addestramento hanno addestrato gli uomini a venerare il primo culto, il culto del campo. Gli addestratori umani, famiglia, scuola, religione, politica, in nome del potere, in nome di Dio, della morale, della tradizione, della reputazione, del successo, delle convinzioni umane, hanno insegnato alle generazioni il culto del campo, a venerare cioè il culto della proprietà privata, del possesso e dell’attaccamento. Prima di tutto, il campo da possedere sono state le cose, poi la terra, e, gradatamente, si è arrivati al possesso delle persone, ridotte a oggetti nella schiavitù, poi si è passati al possesso privato dell’acqua e di ogni altra risorsa della terra. Il culto del campo si è propagato, come una patologia cancerogena, proprio attraverso quelle che noi definiamo le generazioni civilizzate e religiose. Il secondo culto, a cui gli addestratori hanno assoggettato le generazioni, è il culto degli affari. È il culto del denaro e della moltiplicazione del denaro a tutti i costi, e del potere a esso legato. È il culto che addestra a venerare il lavoro come il dovere primo e assoluto, dovere che divora tempo, gioia, affetti, relazioni, salute, realizzazione personale, benessere vero per tutti. Abbiamo scelto di venerare il culto del denaro, così ora il denaro governa ogni cosa, determina e organizza ogni cosa, anche la nostra fine. Terzo culto a cui gli addestratori hanno sottomesso i popoli: la venerazione della violenza. L’addestramento ha insegnato per secoli e millenni l’utilizzo dell’insulto e della violenza come risposta normale e consueta alle situazioni, anzi ha reso l’insulto e la violenza opzioni necessarie e legali per mantenere l’ordine, per mantenere il potere contro ogni dissenziente. In che modo, uccidendo e massacrando, si possono mantenere l’ordine e l’armonia? Nascere in una nazione dove l’utilizzo della violenza, della forza della coercizione, l’uso delle armi e degli eserciti è un dato acquisito, anzi è sinonimo di onore e rispettabilità, è un abominio.
Il culto del campo, degli affari e della violenza hanno distrutto la nostra vita e stanno distruggendo la nostra terra e gli equilibri stessi della sopravvivenza. L’addestramento umano ha rifiutato l’invito divino, ha rovesciato nel letame la festa della vita. L’addestramento umano ha fallito, ha miseramente fallito e non è più occultabile. Il culto del campo, degli affari e della violenza ha fallito, completamente fallito, e la prova è che ha procurato ingiusto e insanguinato benessere solo ad alcuni degli uomini e non a tutti.
A questo punto della nostra storia ci può essere solo un’illusione peggiore e più devastante di tutte le altre, l’illusione che questa crisi, che il mondo sta vivendo riguardo il campo, gli affari, la violenza, avrà una ripresa. È l’illusione terribile, peggiore di tutte le altre, di colui che, entrato quasi per caso nella festa, cioè nella storia nuova, senza la veste nuziale, con la faccia triste perché ancora affezionato alla venerazione dei tre culti del vecchio addestramento, crede ancora in cuor suo di poter restaurare il vecchio sistema. No, non ci sarà nessuna ripresa, nessuna ripresa del vecchio sistema fondato sui tre culti. Questo è il tempo in cui ciò che cade non si risolleverà mai più. È il tempo in cui i centri nevralgici del potere e dell’addestramento alla venerazione dei tre culti vedranno le loro città, tutte le loro città, date alle fiamme e rase al suolo, e in tempi così brevi da non lasciare nemmeno il tempo di un ultimo sguardo.
Dalle ceneri di questo sistema di addestramento nascerà una meravigliosa evoluzione spirituale e intellettuale per tutti quelli che lo hanno sempre desiderato, e che hanno sempre vissuto per questa evoluzione, per il vero e reale benessere e per la felicità di tutti. Quello sarà il tempo in cui se ancora qualcuno parlerà di campo, affari, insulto e violenza, sarà amorevolmente condotto tra le montagne e curato e accudito con infinita pazienza e compassione come da una terribile malattia, fino a che non abbia ritrovato se stesso e l’intelligenza dell’invito divino in lui.