Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 4 Ottobre 2020

27a del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Isaìa 5,1-7; Salmo 79,9.12-16.19-20; Lettera a i Filippési 4,6-9; Vangelo di Matteo 21,33-43

Salmo 79,9.12-16.19-20

La vigna del Signore è la casa d’Israele.

9 Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
12
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

13 Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
14
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.

15 Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

19 Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
20
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Vangelo di Matteo 21,33-43

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «33 Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
34
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35 Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36 Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
37
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!” 38 Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!” 39 Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
40
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?»
41
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
42
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? 43 Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Frutti

Chi meglio di lui? Chi meglio di lui può in poche parole semplici, quanto simboliche, chiare e precise rivelarci chi è l’ideatore, il progettista, l’architetto, il costruttore, il creatore, il Signore di tutta la creazione e di ogni forma di vita? Chi meglio di lui può rivelarci come tutto è stato creato e perché, il senso stesso della creazione e dell’esistenza, il fine e il compimento della vita, di ogni vita, lo scopo stesso di tutto ciò che esiste? Chi meglio di lui?
L’uomo della parabola è Dio Padre. Il terreno che possiede è il creato stesso e il fatto che lo possiede non solo indica che è di sua proprietà, ma ne sottolinea la divina potenza creativa. Tutte le cose sono di Dio dal di dentro, perché lui stesso le ha create e le sostiene. Piantare la vigna, la vigna che produce vino, è simbolo del desiderio e della precisa, inequivocabile, meravigliosa volontà del Padre che, nella sua opera creativa, ha preordinato tutto e assolutamente alla lussureggiante e sovrabbondante abbondanza di ogni bene, armonioso piacere, grazia, benessere, felicità e ricchezza. La vigna è la turgida potenza di vita e di splendore che il Padre ha seminato in ogni cosa creata ma rappresenta in questo caso specifico la peculiare creazione della nostra terra. La siepe di cui è circondata la vigna-terra è ogni protezione che Dio fornisce alla terra contro il male e contro ogni pericolo distruttivo: per esempio, a livello astrofisico, la magnetosfera e, a livello spirituale, la potenza del perdono e dell’amore. La buca scavata per il torchio è simbolo che la vigna-terra e la vita stessa sulla terra hanno uno scopo ben preciso. Lo scopo della vigna è progredire fino a giungere a maturazione per poi essere vendemmiata. Solo per ignoranza e arroganza si legge in questa cosmica vendemmia stagionale la stagione gelida del giudizio e della condanna divini, ed è questa errata e spregevole convinzione che, nella mente della gente, disegna il volto di Dio come un essere severo e inquisitore. La torre costruita ai confini della vigna indica che nella provvidenza divina la vigna-terra è sempre costantemente, benevolmente, efficacemente difesa, sorvegliata, protetta da divini e angelici custodi.
Siepe per la difesa e torchio per raccogliere i frutti – così che i contadini ne godano i benefici e, traducendoli in festa, magnifichino la gloria divina –, torre per le sentinelle e custodi divini, possono dare un’idea della cura e dell’amore, della gentilezza innominabile con cui tutto è stato fatto e creato e con cui siamo stati posti su questa terra.
La vigna viene data in affitto a dei contadini. L’affitto indica che il Padre non crea per trattenere e possedere, ma per donare e moltiplicare la bellezza, la gloria, lo splendore della vita, attraverso la compartecipazione delle scelte e delle azioni dei suoi figli, gli uomini. L’affitto indica il dono della vigna-terra agli uomini ma, al tempo stesso, indica che mai e in nessun modo la proprietà della vigna-terra potrà cambiare proprietario. I contadini sono gli uomini, il genere umano a cui tutto questo bene e questa meraviglia dalle infinite e stupefacenti possibilità e prospettive sono stati donati. L’accenno che il padrone della vigna poi se ne va lontano non indica che Dio Padre ama lasciarci da soli ma, certamente, liberi e potentemente autonomi nelle nostre scelte e nelle nostre azioni riguardo la gestione dei suoi beni. Come in natura è stato prestabilito lo scadere delle stagioni per la raccolta dei frutti della terra e del lavoro umano, ed è un momento bellissimo e straordinariamente importante per la sopravvivenza della specie umana, per la distribuzione delle energie e dei beni indispensabili alla vita, così è per i frutti e il progresso spirituale dell’umanità. Ritmicamente stabilito e disegnato dalle orbite e dal movimento perfetto dei corpi celesti, nel viaggio intergalattico del cosmo, l’avvicendarsi delle stagioni cosmiche serve a creare il momento adatto alla raccolta dei frutti di vita delle generazioni, dei regni e degli imperi. Queste stagioni di raccolta non sono i giorni in cui Dio Padre giudica e condanna i suoi figli, ma i giorni in cui, come durante la vendemmia delle vigne, si raccoglie il frutto della vite e del lavoro dell’uomo. In questi giorni il Signore torna a raccogliere i frutti del progresso spirituale, sapienziale, interiore e sociale di una generazione, a gloria del suo nome, per goderne lui stesso la fragranza dei frutti e distribuirne il benessere e lo splendore a tutti sotto forma di una superiore evoluzione.
È così che, di vendemmia in vendemmia, le generazioni umane possono generare progresso vero, ed evolversi verso il cielo di Dio. Solo l’assoluta stupidità e arroganza di questa generazione umana può considerare questo appuntamento cosmico e questa vendemmia spirituale come un momento terribile, una specie di esame universale, preordinato da un glaciale, pretenzioso, lunatico tribunale celeste o, peggio ancora, come un momento finale, ultimo. Quale uomo potrebbe considerare la vendemmia dell’uva o la mietitura del grano un momento triste, pauroso, spaventoso? Solo l’uomo che non ha raggiunto alcuna evoluzione interiore e che si è reso responsabile della devastazione della sua vigna e delle ceneri del suo campo. Solo questo tipo d’uomo può vivere la stagione della vendemmia come una maledizione e una condanna. È proprio questo tipo di umanità, ignorante quanto superba, impaurita quanto violenta, a non essere mai in grado di sopportare, tanto meno di accogliere, l’amorevole e risvegliante presenza dei servi-profeti, ripetutamente mandati da Dio in suo soccorso. Ed è proprio questa l’umanità che, dopo aver bastonato, lapidato, ucciso senza sosta tutti i servi-profeti mandati dal Padre, riserverà lo stesso trattamento anche al Figlio Gesù, invece che lasciarsi da lui amorevolmente guidare verso un luminoso progresso.
Noi siamo questa generazione che non solo non porta frutti di reale evoluzione, ma distrugge, inquina la vigna-terra che le è stata affidata, massacra i suoi simili e li riduce alla fame e alla sete, deride e uccide i profeti mandati e il Figlio inviato dal Padre in nostro soccorso. Ora non occorre essere profeti per sapere che per la nostra generazione i giorni della vendemmia non saranno giorni di festa ma giorni terribili in cui ci verrà portato via tutto. Ci verrà portato via tutto quello che abbiamo costruito e tutto ciò su cui abbiamo fatto affidamento nella nostra idolatria perversa. Ci verrà portato via tutto, proprio tutto e molto, molto di più di quello che ora possiamo immaginare e sarà fatto sotto i nostri occhi e non potremo fare nulla, assolutamente nulla. Ci verrà portato via tutto, anzi, per essere corretti secondo la terminologia evangelica, non ci sarà portato via ma ci sarà nullificato tutto. Sì, sarà nullificato tutto di quello che nella vigna-terra è stato costruito senza evoluzione spirituale, senza amore, senza aver portato frutti di reale benessere per tutti. Solo dopo la totale nullificazione, la vigna-terra sarà purificata e rinnovata e affittata-affidata ad altri cuori e menti che sapranno farne la loro casa di benessere e la loro strada per l’evoluzione verso il cielo.