Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 28 Settembre 2020

26a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Giobbe 1,6-22; Salmo 16,1-3.6-7; Vangelo di Luca 9,46-50

Salmo 16,1-3.6-7

Tendi a me l’orecchio, Signore, ascolta le mie parole.
Oppure: Ascolta, Signore, sii attento al mio grido.

1 Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

2 Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
3
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia.

6 Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole,
7
mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.

Vangelo di Luca 9,46-50

In quel tempo, 46 nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
47
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48 e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
49
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». 50 Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Il più grande?

Chi è il più grande? Gesù risponde: chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande. Ma chi è il più piccolo? Solo chi è più umile è il servo di tutti? Rispondendo a Giovanni, Gesù risponde anche a questo: perché chi non è contro di voi, è per voi. Il più piccolo, che è il più grande davanti a Dio, è colui che compie umilmente e con amore quello che deve fare, ma non divide, non determina né causa separazioni, non erige mura di cinta.
L’ambizione genera la necessità di diventare importante, grande, visibile, riconosciuto davanti agli sguardi degli uomini. È l’ambizione che crea la competizione, che a sua volta genera la classificazione, che a sua volta genera l’appartenenza, poi il gruppo, l’associazione. Il sistema delle appartenenze, per distinguersi e garantirsi la sopravvivenza, costruisce barriere anti intrusione che sono al tempo stesso barriere antievasione, anticondivisione, antirelazione. La prima forma di barriera è lo sguardo inquisitorio che non conosce mai e in nessun modo né stupore né gratitudine. È lo sguardo giudicante del pregiudizio e delle convenzioni, lo sguardo avvelenato e arrogante dei discepoli che si gloriano di rivelare a Gesù qualcosa che gli era sfuggito riguardo a un presunto avversario: Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome. Lo sguardo inquisitorio, tanto più si sente in dovere di supplire e correggere la disattenzione dello sguardo divino, tanto più è malvagio e stupido. Dopo lo sguardo inquisitorio e giudicante, c’è la necessità inguaribile di dimostrare potenza e onnipotenza divine, esercitando il blocco. Riuscire a bloccare ciò che si ritiene diverso, eretico, non appartenente, non conforme, è l’apoteosi del delirio di onnipotenza: e glielo abbiamo impedito. A questo punto è indispensabile la protezione ipocrita del processo, attraverso la legalizzazione, lo snocciolamento altisonante dei valori e delle verità che questo processo distruttivo si prende l’onere di proteggere. I discepoli, infatti, anticipando ogni possibile richiesta di chiarimento di Gesù, motivano il loro comportamento con: perché non ti segue insieme con noi. In questo gioco, per un gioco paradossale e ridicolo, la superbia e la vanità, in un vortice di delirio di onnipotenza, spingono in ogni modo alla discriminazione, alla separazione, alla frammentazione, alla lottizzazione, allo smembramento, alla dissociazione, alla disgregazione in nome dell’unità, in nome della propria unità e appartenenza. È in nome dell’unità, della loro unità, che i discepoli compiono il blocco e la separazione: perché non ti segue insieme con noi.
Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi è la risposta di Gesù, compendio perfetto e sintesi ineguagliabile dello spirito del vangelo e del comportamento divino. Non lo impedite significa non giudicate al posto di Dio, non inquisite come se Dio fosse distratto, non bloccate ciò che Dio sta lasciando andare. Perché chi non è contro di voi, è per voi afferma che chiunque si muove nella frequenza di Dio e del suo amore non può non essere in perfetta risonanza con il vangelo e con Gesù, al di là dell’appartenenza, del tempo e dello spazio.