Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 21 Settembre 2020

San Matteo, apostolo ed evangelista

Parola del giorno
Lettera agli Efesìni 4,1-7.11-13; Salmo 18,2-5b; Vangelo di Matteo 9,9-13

Salmo 18,2-5

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

2 I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
3 Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

4 Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
5 per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

Vangelo di Matteo 9,9-13

In quel tempo, 9 mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
10
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11 Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?»
12
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Risonanza

Ogni cellula del nostro corpo si muove in continuazione e vibra emettendo una frequenza, una frequenza ben determinata, dinamica e misurabile. Per dirla in modo elementare, ogni cellula suona e canta. Ed è così per tutto quello che ci circonda, in tutto ciò che esiste. Quando due entità energetiche, attraverso le vibrazioni, si trasferiscono energia e informazioni, e tendono ad attrarsi, si parla di risonanza. Un certo tipo di frequenze tende ovviamente ad attirare lo stesso tipo di frequenze, per entrare in risonanza e creare una sorta di comunione, di unità. Usare il nostro dialogo interiore per produrre pensieri rancorosi, che vibrano con frequenze inferiori, tenderà ovviamente ad attirare e a entrare in risonanza con frequenze simili, dello stesso profilo. Usare il nostro dialogo interiore per produrre pensieri di amore, che vibrano con frequenze superiori, tenderà ovviamente ad attirare e a entrare in risonanza con frequenze simili, dello stesso profilo. Il benessere della persona dipende esclusivamente dal tipo e dalla qualità delle frequenze che essa genera e con cui entra in risonanza. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Gesù ci invita a creare con il nostro pensiero e ad abitare con il nostro cuore le frequenze dell’amore e della misericordia e non quelle del dovere e dei sacrifici rituali.
Ma perché è così difficile per l’uomo imparare e usare una legge tanto elementare e portatrice di benessere? Perché imparare a scegliere e a usare sempre le frequenze della misericordia e del perdono è così difficile per l’uomo? La risposta è nell’abisso del possesso e nel vortice dell’attaccamento in cui siamo caduti. Lontani da Dio e allontanati da noi stessi, ci sentiamo così miseri e vuoti, che appena una realtà in qualche modo ci piace o ci appaga, deve essere nostra, e quando ci appartiene, o pensiamo che ci appartenga, non c’è cosa al mondo che, solo al pensiero, ci faccia più arrabbiare e poi impazzire quando accade: perderla. Possesso e attaccamento ci spingono a identificarci completamente con le cose, con le persone, con gli affetti, con il lavoro, la fama, l’immagine, la reputazione. Per questo poi, anche nella comunicazione quotidiana più comune, usiamo sempre, davanti a tutto e a ogni cosa, l’aggettivo possessivo mio. La mia terra, la mia vita, mia madre, mio marito, mio fratello, la mia musica, il mio Dio, la mia chiesa, il mio nome, il mio futuro, come se tutto questo in qualche modo ci appartenesse, fosse nostra proprietà e per sempre.
Lo stile spirituale della misericordia, che Gesù ci invita a considerare come il più luminoso e dalle frequenze più vitali in assoluto, prevede esattamente il contrario. Avere misericordia, perdonare, non è altro che lasciar andare, lasciar andare con amore. Avere misericordia e perdonare un danno ricevuto non significa far finta di nulla, non significa giustificare o scusare, ma lasciar andare con amore ciò che ci è stato già tolto. Entrare nella frequenza della misericordia non significa sottomettersi né rassegnarsi ma, con amore, con un enorme, meraviglioso sorriso di amore, lasciar andare ciò che ci è stato già tolto e portato via.
Questo atteggiamento spirituale della misericordia ha un vantaggio importantissimo, quello di far entrare la nostra vita e la nostra persona in risonanza con le frequenze del cuore di Dio, anzi, come dicono i testi biblici, con le viscere della misericordia di Dio. E non c’è posto al mondo più sicuro e pacifico, tenero e protetto, gioioso e luminoso delle viscere della misericordia di Dio.