Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 13 Settembre 2020

24a del Tempo Ordinario – Anno A

Parola del giorno
Siràcide 27,33 - 28,9; Salmo 102,1-4.9-12; Lettera ai Romani 14,7-9; Vangelo di Matteo
18,21-35

Salmo 102,1-4.9-12

Il Signore è buono e grande nell’amore.

1 Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
4
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

9 Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
10
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
12
quanto dista l'oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

Vangelo di Matteo 18,21-35

In quel tempo, 21 Pietro gli si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?» 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
23
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24 Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25 Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26 Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27 Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
28
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!” 29 Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30 Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?” 34 Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Misura

Nella mentalità biblica, il numero non è usato semplicemente per indicare una quantità ma anche per esprimere un’idea, un messaggio distinto da sé, che lo trascende.
Il numero sette in Pentateuco appare in 180 versetti ed è il numero di Dio, la cifra perfetta e sacra per eccellenza. Il sette è la cifra sacra che racchiude in sé le vibrazioni e le risonanze della creazione e della vita stessa, per questo, nella bibbia, è considerato numero celeste, numero perfetto. È il numero simbolo di perfezione e di abbondanza in Genesi 2,1-4; 8,10.12, il numero che indica totalità e pienezza in Esodo 29,37, sacralità in Genesi 4,15.24; 41,1-32, in Esodo 25,37 e in Numeri 23,1. Il sette è il numero di Dio ed è simbolo del tempo in cui Dio opera e compie le sue opere, è il tempo senza fine di Dio. In Genesi, nel settimo giorno, Dio completa la creazione: Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno ogni suo lavoro (2,1-2).
La misura di Pietro è sette. La misura di Gesù è settanta volte sette. Secondo Pietro, la misura della quantità-perdono da offrire ai fratelli si misura entro il numero del sette, secondo Gesù, la misura della quantità-perdono da offrire ai fratelli si misura entro il numero del settanta volte sette. Pietro usa, a proposito, il numero sette per esprimere completezza e perfezione, incalcolabilità, infinitezza.
Ma allora qual è la differenza tra le due misure, la misura di Pietro e di Gesù, se tutte e due esprimono qualcosa che non si può contare perché è infinito? La misura di Pietro, sette, esprime l’infinito, indica il non calcolabile. È come dire che bisogna perdonare tante, tantissime volte, oltre la misurabilità, oltre il calcolo. La misura di Gesù, settanta volte sette, non esprime un numero all’infinito, non indica un numero di volte estremamente più elevato di Pietro, non significa un numero incalcolabile di volte, ma afferma il sempre, il sempre come misura del perdono. È diverso. Completamente diverso, assolutamente diverso, straordinariamente diverso, divinamente diverso.
Pietro, l’uomo al massimo della sua possibilità cardiaca e mentale, si predispone a perdonare al fratello, che commette colpe contro di lui, un numero considerevole di volte, un numero molto elevato di volte, un numero incalcolabile di volte. Questa, al massimo, è la misura dell’uomo.
Gesù, il Figlio di Dio, come punto di partenza per parlare di perdono, dice a Pietro che il perdono al fratello, che commette colpe contro di lui, ha una sola misura, il sempre. Questa, per iniziare, è la misura di Dio.
Pietro è nell’ordine della possibilità, Gesù nell’ordine della scelta. Per Pietro la forza del perdono è nell’ordine della misura di un numero elevato di volte, che può anche crescere, diminuire, stabilizzarsi in proporzione al momento, alla situazione, all’evoluzione spirituale, alla capacità di amare e di avere misericordia dei fratelli. Per Gesù la forza del perdono è nell’ordine della scelta, una scelta per sempre e per tutti.
Perdonare secondo le procedure evangeliche, secondo quello che ci rivela la Parola di Gesù, è una scelta precisa e definitiva dell’anima, una decisione assoluta del cuore, un orientamento irrinunciabile della mente. Secondo Gesù perdonare è una consacrazione definitiva all’amore, per crescere secondo il modo di amare di Dio. Compiere la scelta di perdonare sempre e tutti non significa essere sempre in grado di farlo perfettamente e completamente – questo farà parte del nostro cammino interiore, del nostro processo spirituale e della forza che sapremo chiedere a Dio –, ma aver deciso il perdono come scelta definitiva determina una nuova visione interiore della vita, protesa alla gratitudine, che garantisce un approccio realistico e non conflittuale alle situazioni, abilita a processi mentali verso la luce e l’amore, altrimenti impossibili.
In verità il vangelo ci insegna che se il perdono rimane un dono occasionale fatto ai fratelli, anche se è offerto loro più e più volte, ma non è generato da una scelta e un orientamento definitivi del cuore, non è vero perdono, non conduce all’amore, non è vera liberante misericordia e compassione che ha la potenza e la forza di sciogliere i conflitti, di sanare le ferite, di riequilibrare le disarmonie. La scelta di perdonare sempre e tutti, indipendentemente dalla gravità del danno arrecatoci, non è solo un atto di profonda spiritualità, che conduce sulla strada dell’amore e della guarigione, è anche il più elevato e potente atto di intelligenza.
È proprio questa scelta interiore di perdonare sempre e amare sempre che ci mette in risonanza con le vibrazioni del cuore di Dio, con le viscere di misericordia del Padre che tutto e tutti sempre perdonano, per avere da lui sempre e comunque guarigione, misericordia e condono dei nostri errori e peccati.