Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 31 Agosto 2020

22a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Prima lettera ai Corìnzi 2,1-5; Salmo 118,97-102; Vangelo di Luca 4,16-30

Salmo 118,97-102

Quanto amo la tua legge, Signore!

97 Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
98
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me.

99 Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti.

101 Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
102
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi.

Vangelo di Luca 4,16-30

In quel tempo, Gesù 16 venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: “18 Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19 a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
20
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?» 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”» 24 Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. 27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29 Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Come potrà

Come potrà la tenebra condurre alla luce? Come potrà l’aggressività generare mitezza? Come potrà la prepotenza generare mansuetudine? Come potrà l’imposizione creare libertà, la tirannia uguaglianza, l’arroganza umiltà, la durezza gentilezza, l’intransigenza compassione, la severità gratitudine? Come potrà un mezzo malvagio condurre a un fine buono? Come può il possesso condurre all’amore, la sete di dominio all’unità, l’avidità alla condivisione?
Perché il Padre celeste consacra Gesù per potenza di Spirito Santo e lo manda nel mondo a portare ai poveri il lieto annuncio? Quale potrà mai essere il lieto annuncio che Gesù è venuto a portare ai poveri? Che la loro povertà è nel disegno amoroso della volontà di Dio, che la miseria fa parte integrante della volontà di Dio e della croce, croce che non si può non abbracciare per guadagnare il paradiso, come hanno predicato alla gente per secoli i signori del tempio? È questo il lieto messaggio che Gesù è venuto a portare ai poveri e per cui Gesù, il Figlio di Dio, ha attraversato i cieli dei cieli? Che tipo di liberazione è venuto a proclamare Gesù, se i signori del tempio, che per duemila anni hanno parlato in suo nome, hanno riempito più prigioni che chiese? E quali erano i prigionieri a cui Gesù voleva rivolgere il suo annuncio di liberazione, se i signori del tempio hanno istillato nella gente per secoli solo il senso della sottomissione, della rassegnazione, il giogo della sudditanza, la paura di Dio, la prigionia del peccato? Da quale cecità Gesù era venuto a liberare i ciechi? Da quale oppressione Gesù era venuto a liberare l’umanità? Qual è l’anno di grazia, cioè il tempo di grazia, il momento di Dio, il momento in cui Dio ha scelto di liberare i suoi figli dalle fauci e dalle unghie dei figli delle tenebre? Qual è il tempo di grazia che Gesù è venuto ad annunciare?
Il tempo di grazia che Gesù è venuto a proclamare è il tempo che lui stesso è venuto a inaugurare. Il tempo di Dio è il tempo di Gesù. È Gesù la liberazione, non gli uomini che si sono spacciati suoi discepoli per secoli, parlando di comunità e fratellanza, giustizia e fede per mantenere i popoli nella paura e nell’ignoranza. Gesù è venuto ad annunciare se stesso e, poiché i signori del tempio non sono riusciti a comprarlo, l’hanno ucciso: la legge del potere è semplice, ciò che il potere non riesce a comprare e a sottomettere, lo deve ammazzare.
Gesù è stato ucciso dai signori del tempio di allora che, pieni di sdegno e di odio per il tipo di liberazione che Gesù desiderava portare all’umanità, l’hanno trucidato come un animale bestemmiatore. L’umanità non ha ancora compreso che il tempo della liberazione, che Gesù è venuto ad annunciare e a portare all’uomo, non riguarda una liberazione filosofica, fittizia o mistica, né una liberazione che si potrà realizzare nella vita dell’aldilà, ma una liberazione vera, totale, potentissima, integrale e istantanea. L’umanità non ha ancora compreso che Gesù non è venuto sulla terra ad annunciare il vangelo per creare una nuova religione, una devozione rituale, una nuova spiritualità, Gesù è venuto a proclamare un anno di grazia, cioè un tempo che non avrebbe potuto esserci se lui non l’avesse implorato e ottenuto dal Padre. Giovanni l’Immergitore spiega chiaramente questo concetto in Luca 3,9, quando dice: La scure è già posta alla radice degli alberi: ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco. Gesù stesso, nella parabola del fico che non dà frutti, chiarisce che la sua venuta sulla terra ha come unico scopo quello di prolungare il tempo, il tempo donato all’uomo per portare frutti di benessere, felicità, pace e amore, prima di lasciare che le conseguenze delle azioni malvagie umane ricadano totalmente devastanti sull’umanità. Nella parabola del fico in Luca 13,8 Gesù ci rivela esattamente le parole che lui stesso ha detto al Padre per chiedere un tempo di grazia per l’umanità, prima di purificarla da tutto il suo male. Dice esattamente: Signore, lascialo ancora quest’anno. Voglio zappare bene attorno a questa pianta e metterci del concime. Può darsi che produca frutti il prossimo anno; se no, lo farai tagliare. Dice: Signore, cioè Padre, lascialo – lascia il fico, che rappresenta cioè l’umanità senza frutti – ancora quest’anno ecco l’anno di grazia che Gesù annuncia nella sinagoga di Nàzaret, esattamente un anno – voglio zappare bene Gesù chiede al Padre di poter personalmente scendere sulla terra per zappare, cioè ravvivare il terreno delle menti e dei cuori con la sua presenza e la sua parola – attorno a questa pianta [l’umanità] e metterci del concime – il concime è la forza rigenerante del suo Spirito e la straordinaria potenza vivificante delle procedure evangeliche. È evidente come Gesù spieghi la sua venuta sulla terra come un dono sublime all’umanità, un’occasione stupefacente per l’uomo di essere direttamente coltivato, accudito, illuminato, educato, ispirato da Gesù stesso. Può darsi che produca frutti il prossimo anno; se no, lo farai tagliare. Con queste parole Gesù ha espresso al Padre il suo caldissimo e commosso desiderio di salvezza e benessere per l’umanità ma anche la sua accorata apprensione per l’esito incerto del suo ultimo tentativo. Gesù ha implorato e ottenuto dal Padre un anno di grazia tutto a favore dell’uomo, un anno di grazia pagato a carissimo prezzo, visto come l’uomo ha risposto alla generosissima iniziativa di Gesù, torturandolo e massacrandolo in croce. Quest’anno è iniziato nel giorno della risurrezione di Gesù e dura da duemila anni, ed è un tempo di grazia ricchissimo e preziosissimo, un tempo di possibile conversione, per una possibile, accresciuta consapevolezza, un tempo per portare frutti di amore, vero benessere, felicità e gioia per tutti. L’umanità non ha di certo ancora compreso che quella di Gesù non è solo una proposta, un’indicazione, ma una possibilità, l’ultima possibilità. Questo tempo è una proroga, una proroga che il Figlio ha chiesto al Padre a costo della sua stessa vita. Un tempo in cui la chiesa ha avuto il compito, un compito meraviglioso e delicatissimo per tutta l’umanità: zappare bene attorno a questa pianta e metterci del concime, in nome di Gesù e con la forza di Gesù.
Perché il Padre celeste consacra Gesù per potenza di Spirito Santo e lo manda nel mondo? Perché Gesù ha chiesto del tempo e ora sappiamo per fare cosa, ma il tempo è finito. Ora Gesù tornerà, tornerà ma non a farci una nuova proposta e nemmeno a giudicare, lui verrà a chiedere a tutti gli uomini e le donne i frutti di amore e di giustizia, di benessere e di gioia. E dove non troverà frutti degni del suo dono e del suo amore, cosa accadrà? Il fuoco purificatore risponderà in modo chirurgico e liberante.