È salita, gradino dopo gradino, fin sulle cattedre delle religioni, sulle cattedre delle guide spirituali della terra. È coltivata più del grano, onorata più del Messia. Nei millenni ha riempito di colori e disegni migliaia e migliaia di chilometri quadrati di pareti, soffitti, corridoi, cuspidi e navate. Si ricopre di porpora e oro, perle preziose e ricchezza. È nello scopo di ogni azione, nel respiro trattenuto dell’ammirazione. È nella legge, è nelle costituzioni, è nell’occhio della gente. Svolazza negli abiti al vento e tra una banconota e l’altra, come un’onda millimetrica e colossale. Si alimenta di compiacimento offerto e ricevuto e preferisce le sedie comode, ma a patto che siano anche le prime nella fila dell’importanza. Serpeggia ovunque, non ha limiti di appartenenza, non conosce confini e recinti, sfrutta tutto e ogni cosa per espandere il suo impero e il suo dominio.
L’ambizione non ha nemici sulla terra. L’ambizione controlla ogni cosa e ogni relazione, ogni rapporto e legame, affare, progetto e impegno.
È lei, l’ambizione, che crea la confusione spirituale e oscura l’intelligenza. Confusione tale e così profonda, che non solo ha disassato gli equilibri della vita, ma ha addirittura rovesciato la percezione di ogni cosa.
L’ambizione ha talmente sovvertito ogni cosa che Gesù è costretto a ricordarci di essere prudenti perché, nel mondo di Dio, altri sono i piani e le verità: chi si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato. Sarebbe uno spreco innominabile passare tutta la vita entro le spire dell’ambizione per poi scoprire che, davanti a Dio, è meno del nulla e a nulla serve per la nostra crescita personale e per l’evoluzione collettiva.
L’umiltà e vivere per la gloria di Dio è l’unico antidoto.