Più forte del razzismo, delle differenze sociali, più forte delle contingenze, del giudizio della gente, più forte dell’inopportunità del momento, più forte del silenzio divino e delle grida intimidatorie degli uomini. Più forte del fastidio dei pensanti, più forte del disinteresse, della diplomazia, del controllo, delle convinzioni, delle convenienze, più forte del contesto e dei disegni prestabiliti, fossero anche di divina provenienza. Più forte dei discorsi e delle spiegazioni logiche, più forte di ogni distrazione, più forte di ogni intralcio e di ogni risposta, pericolo, rischio, diniego. Più forte di tutto è questa donna e il suo desiderio. Gesù è letteralmente costretto a rispondere alla potenza straordinaria di questo desiderio e di questa fede e non può tacere il fascino suscitato da questa donna straniera.
Gesù le risponde con delicatissimo affetto e immediata soluzione, e se anche prima gioca un po’ sul fatto che è una donna straniera, non è certo per colpire lei e la sua preghiera, quanto invece per sottolineare come nessuno, nessuno del suo popolo, del popolo eletto, del popolo della promessa, si era mai presentato ai suoi piedi, ai piedi del Signore e Messia, del Figlio di Dio a chiedere pietà, aiuto, salvezza e salute, con tanta forza, acume, intelligenza, determinazione, coraggio, fascino e potenza di fede.
A nessuno del suo popolo Gesù dirà quello che ha detto a questa donna straniera: Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri. Appartenere al cuore di Dio, appartenere alla fede in Cristo, non è mai questione di religione, razza, paese, provenienza confessionale e sociale. Appartenere a Cristo, essere dei suoi, è solo e sempre una questione di cuore. Appartenere a Cristo è solo e sempre una questione di fede interiore, di rapporto intimo con il Padre celeste e di azioni compiute nella giustizia e nella pace, secondo le ispirazioni dello Spirito Paraclito.