Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 3 Agosto 2020

18a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Geremìa 28,1-17; Salmo 118,29.43.79-80.95.102; Vangelo di Matteo 14,22-36

Salmo 118,29.43.79-80.95.102

Insegnami, Signore, i tuoi decreti.

29 Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
43 Non togliere dalla mia bocca la parola vera,
perché spero nei tuoi giudizi.

79 Si volgano a me quelli che ti temono
e che conoscono i tuoi insegnamenti.

80 Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti,
perché non debba vergognarmi.

95 I malvagi sperano di rovinarmi;
io presto attenzione ai tuoi insegnamenti.

102 Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi.

Vangelo di Matteo 14,22-36

Dopo che la folla ebbe mangiato, 22 subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
24
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!»
28
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!» Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!» 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
32
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»
34
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. 35 E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati 36 e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

Almeno il mantello

Niente esami clinici, risonanze e prelievi, nessun consulto tra medici, nemmeno un minuto in ospedale, nessuna prescrizione medica, nessun laboratorio chimico, niente anestesia, niente terapia e riabilitazione, niente farmaci e bendaggi, niente di tutto questo per guarire nei giorni della Sua presenza tra noi. Davanti a Gesù tutti gli ammalati guariscono all’istante e completamente e, per chi non riesce a capitargli davanti, perché troppa è la calca della gente, gli basta solo toccare o sfiorare il suo mantello, per guarire da ogni infermità e malattia. Così semplice, diretto, gratuito, pulito, potente, indiscutibile, reale, evidente. Così bello.
Per noi uomini invece è tutto così complicato, farraginoso, indefinito, limitato, pieno di ostacoli anche dove non ci sono, come la camminata di Pietro sulle acque. Ma perché? Perché fino al momento in cui Pietro si fida di Gesù, non è più un peso di pietra sull’acqua ma è leggero spirito, pur rimanendo un uomo. Quando Pietro smette di fidarsi di Gesù, smette di usarlo e viverlo come il suo tutto e il suo sempre; quando lascia la fiducia totale e l’amore e inizia a pensare e a volere il controllo, allora la paura lo afferra da dentro e lo trascina giù, dove tutto è difficile, complicato, agitato, sospeso. È allora che Pietro torna a essere la pietra di sempre nelle acque di sempre. È uno degli errori più colossali nel leggere e interpretare il vangelo. Gesù, nell’invitare Pietro a raggiungerlo camminando sulle acque, ha voluto solo in parte mostrare la propria potenza e compiere un segno prodigioso per convincere tutti della sua divinità. Ma non è tutto, e nemmeno la cosa più importante. Quando Gesù compie i segni prodigiosi, i miracoli, le guarigioni, la moltiplicazione dei pani, le risurrezioni, lo fa principalmente per mostrarci a che livello di evoluzione spirituale ed esistenziale potremmo vivere tutti noi, tutti i giorni della vita, se seguissimo con cuore amante le procedure evangeliche. Gesù guarisce la gente non solo per dirci Io sono Dio, ma soprattutto per dirci voi siete figli di Dio e questo potete fare se rimanete nel mio amore e seguite la Parola. La fede, la fede vera, la fiducia in Gesù e l’amore per la potenza delle sue procedure evangeliche potrebbero dare uno slancio evolutivo inaudito e straordinario alla nostra storia umana, in ogni dimensione del vivere. Quando l’uomo comprenderà che Gesù non è venuto per fondare una religione, ma per rendere tutto più facile, efficace, bello, salubre, armonioso, pieno di vita e di benessere su questa terra, secondo la volontà del Padre suo e nostro, assisteremo a un meraviglioso e commovente risveglio dell’umanità.
Se non decidiamo di fare di Gesù il centro della nostra vita per fede, per amore, condivisione e adesione, dovremmo almeno seguirlo per furbizia e astuzia. Almeno per furbizia e astuzia le scienze umane, i governi, le culture potrebbero attaccarsi al mantello di Gesù o cercare di sfiorarlo nell’ascolto della sua Parola, per semplificare e migliorare la vita su questa terra. Almeno per furbizia e astuzia, solo afferrare il lembo del mantello.
Per un verso, nei tempi di Gesù, la gente, la povera, normale, indaffarata e ingannata gente di tutti i giorni e di tutte le strade, accorrendo a Gesù per farsi guarire, ha sempre dimostrato più fede, amore, astuzia e furbizia di tutti i dirigenti del popolo e dei sacerdoti del tempio messi insieme, che non sono mai accorsi a Gesù per farsi guarire dalle loro malattie, ma solo per criticarlo e accusarlo. Quando l’arroganza rimane tale, anche sbattendo il naso contro l’evidenza, si trasforma in perfetta stupidità.