Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 2 Agosto 2020

18a del Tempo Ordinario – Anno A

Parola del giorno
Isaìa 55,1-3; Salmo 144,8-9.15-18; Lettera ai Romani 8,35.37-39; Vangelo di Matteo 14,13-21

Apri la tua mano

Salmo 144,10-11.15-18

Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

10 Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
11
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

15 Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
16
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

17 Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
18
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

Vangelo di Matteo 14,13-21

In quel tempo, 13 avendo udito della morte di Giovanni il Battista, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15 Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17 Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!» 18 Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19 E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20 Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Dove va?

Dove va la gente a mangiare? Dove va la gente a mangiare un po’ di sapienza, a nutrirsi di un po’ di luce? Dove la gente può trovare un modo per alimentarsi con efficaci e funzionali procedure e conoscenze che danno la vita e non la morte? Dove trovare una tavola calda, imbandita di energetico, intelligente cibo per la spiritualità e la fede? Troverà da mangiare nelle luminescenti tavole a muro ai piedi delle quali le persone versano in adorazione? Troverà da mangiare seduta dietro a una nano tavola dove dall’infanzia quotidianamente si impartiscono la cultura e la sapienza umana? La gente troverà da mangiare sulle gradinate cattedre dove sono assisi i dirigenti delle religioni, oppure sulle tavole ovali dove vengono garantiti gli interessi dei lupi rapaci mentre si verbalizza il bene comune, che esclusivamente si verbalizza, eternamente si verbalizza? La gente troverà da mangiare sulle tavole a forma di arena, imbandite di competizioni, successo, sfide e sfilate, ovazioni, parate, oppure troverà da mangiare sulle tavole di pietra lastricate, lungo piazze e strade, sbracciandosi in proteste e rivoluzioni? Gli uomini troveranno da mangiare sulla tavola di terra, intrisa di sangue tra i pezzi sparsi di figli di Dio? Che ci sia invece da mangiare sulle tavole dei maghi o sulle tavole di carta dove il nulla ha trovato il modo di essere stampato? Dove va la gente a mangiare?
Tutte le tavole umane sono deserte, vuote, aride e tenebrose anche sotto la luce del sole; ricoperte di tovaglie sgargianti e ingannevoli, sono sempre vuote di cibo vero e, se cibo mai offrono, non è cibo che appartiene a Dio. Anche la terra è stanca di vedere ogni giorno questo scempio oscuro e deve essere stanca di ascoltare il grido dell’umanità affamata e ammalata. Quando la terra è stanca, si scuote, come si scuote una tovaglia dopo la cena, perché nemmeno le briciole di ciò che non appartiene a Dio devono mai più ingannare la fame del popolo di Dio sulle tavole degli uomini.
Dove va a mangiare l’umanità? Dove c’è compassione, compassione e luce insieme; dove ci sono amore, sapienza, conoscenza della Parola e grazia. Gesù è il cibo vero dell’umanità, perché ha vera compassione per il suo popolo, e ha tutta la conoscenza e la sapienza possibili da offrire come vero cibo e vera bevanda. E in più Gesù è gentile, divinamente gentile, sempre gentile e aggraziato, delicatissimo, amoroso con il suo popolo. Gesù insegna a noi, il suo popolo, e prima ancora ai suoi discepoli, a valorizzare e a moltiplicare, alla luce delle procedure evangeliche, né più né meno di quello che abbiamo e di quello che siamo, cinque pani e due pesci. Ci invita a goderci la potenza della sua presenza e della sua parola immersi nella morbidezza e nella tranquillità di un prato d’erba, perché nel tempo in cui il cuore si alimenta del vangelo non deve conoscere lo stato della fretta, dell’ansia e della sospensione: questa è la liturgia di Gesù. Lui ci invita poi a distribuire la provvidenza sovrabbondante, a non trattenere mai la ricchezza moltiplicata per dono dello Spirito. Imparare a condividere, come consuetudine dell’anima e della mente, è il miracolo nel miracolo. È così che quei cinquemila uomini, dunque quasi ventimila persone con donne e bambini, hanno mangiato compassione e conoscenza alla tavola del Re dei re.