Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 25 Luglio 2020

San Giacomo apostolo

Parola del giorno
Seconda lettera ai Corìnzi 4,7-15; Salmo 125,1-6; Vangelo di Matteo 20,20-28

Salmo 125,1-6

Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.

1 Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
5 Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

6 Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Vangelo di Matteo 20,20-28

In quel tempo, 20 si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21 Egli le disse: «Che cosa vuoi?» Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22 Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?» Gli dicono: «Lo possiamo». 23 Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
24
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25 Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26 Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27 e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. 28 Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Andare attorno

La madre dei figli di Zebedeo si prostra davanti a Gesù, ma non è adorazione, non è amore, è sete di ambizione, è ambire. Composto da amb – greco amphì –, “intorno”, e ire – verbo latino –, “andare”, ambire significa “andare attorno”. Nella Roma antica era d’uso che chi desiderava ottenere cariche, uffici, onori, posti di pregio, andava attorno alle persone importanti con moine, promesse, servigi, per compiacere in qualsiasi modo. Questo andare attorno descrive perfettamente il più gigantesco e immane affaticarsi di tutti gli uomini lungo tutta la storia del mondo.
È l’andare attorno che accompagna la vita dell’uomo dai primi giorni di vita sino all’ultimo respiro e perfino oltre, perché l’ambizione resiste qualche mese dopo la morte.
Che l’uomo ne sia consapevole o meno, che lo faccia velatamente o in maniera evidente, è questo andare attorno che gestisce, occupa, preoccupa, guida, scandisce, determina, stabilisce tutta la vita dell’uomo in ogni suo pensiero, parola e azione. Andare attorno per possesso, per ottenere compiacimento, per cupidigia insaziabile di consenso, per sete di potere, per paura di essere incompresi, per fame soverchia di vantaggi; andare attorno per vendetta, per rivolta, per stupidità, per imitazione, per abitudine, per solitudine, per calcolo. È l’andare attorno che è entrato in tutti i rapporti umani, lavorativi, affettivi, economici, sociali. È l’andare attorno che garantisce il potere, distribuisce i poteri, assicura il controllo e il dominio.
È l’andare attorno, l’ambire in cui sono caduti e continueranno a cadere anche i discepoli di Gesù. Gesù lo sa e per questo, nel modo più dolce e fermo, gentile e inequivocabile, ci ispira a una profonda prudenza e ci invita a non cadere nella trappola dell’andare attorno, anzi, ci ispira a diventare un popolo nuovo che si riconosce tra tutti perché non si serve dell’andare attorno dell’ambizione per organizzare la propria vita. Gesù ci ispira così: Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Gesù è chiaro: se qualcuno desidera diventare grande, non lo faccia seguendo la procedura dell’andare attorno, dell’ambizione, ma aderendo alla procedura evangelica del servizio amoroso e umile ai fratelli. Gesù ci ispira a trasformare l’andare attorno, l’ambire, il processo dell’ambizione in servire, amoroso servire, umile, grato, generoso, appassionato servire. Ma una cosa è altrettanto certa e chiara secondo lo spirito del vangelo: servire non è mai, non sarà mai essere schiavi. L’umile servire evangelico, che si fonda sulla profonda e amorosa gratuità, mai e poi mai, per nessun motivo, può conoscere l’oscura catena della sottomissione. L’umile servire evangelico, che si genera nella profonda e amorosa gratitudine a Dio, non può mai e in nessuna occasione produrre la fredda glaciale prigione della rassegnazione. Gesù ne è l’esempio supremo, Gesù il servo di Dio, colui che è venuto a servire e non a essere servito, Gesù mai è sottomesso, mai è rassegnato, mai nella paura, mai in rivolta, mai ambizioso. Gesù, il servo di tutti, il Signore di tutte le cose, non sa cosa sia l’andare attorno.