Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 21 Luglio 2020

16a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Michèa 7,14-15.18-20; Salmo 84,2-3.5-8; Vangelo di Matteo 12,46-50

Salmo 84,2-3.5-8

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

2 Sei stato buono, Signore, con la tua terra,
hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
3 Hai perdonato la colpa del tuo popolo,
hai coperto ogni loro peccato.

5 Ritorna a noi, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
6 Forse per sempre sarai adirato con noi,
di generazione in generazione riverserai la tua ira?

7 Non tornerai tu a ridarci la vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
8 Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Vangelo di Matteo 12,46-50

In quel tempo, 46 mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47 Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
48 Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Legami

Gesù si è incarnato completamente nella nostra vita e nella nostra storia. Gesù ama tutto di noi e del nostro essere, in modo totale e meraviglioso e tutto conosce perfettamente. Ma una cosa di noi proprio non la condivide, e più volte lo afferma nelle sue parole. Non condivide il modo in cui noi concepiamo, viviamo e gestiamo i nostri legami familiari, perché sono fondati su altre energie che non sono amore. Gesù, su questo fronte, ci ispira a un cambiamento secondo la sua divina visione, per creare legami familiari, efficaci e liberanti, che aiutino la vita. Non disprezza i legami del sangue ma, nella sua visione e percezione divina, ci rivela qualcosa che l’umanità non ha ancora ben compreso.
Per Gesù, il legame vero, potente, che ha un senso e una direzione perfino oltre la vita terrena, è il legame dello spirito, la condivisione dell’amore e della luce, dell’essenza stessa di ciò che è l’energia dello Spirito. Secondo Gesù, non c’è legame al mondo più bello, naturale, forte, liberante ed efficace che il legame di chi condivide dentro l’anima un desiderio di luce nato dal seme e dallo spirito della sua Parola stessa e da ciò che essa rappresenta. È ovvio che per Parola di Gesù non si intende solo il vangelo, ma tutto ciò che la Parola, da sempre e per sempre, rappresenta nel cuore dell’uomo: amore per la verità, scelta d’amore, divina sapienza anche prima e oltre la conoscenza diretta e storica di Gesù.
A nulla servono, anzi si possono rivelare pericolosi e imprigionanti, i legami di sangue, se non sono tenacemente fondati su scelte interiori secondo il cuore di Dio, e se non sono purificati dalla pratica dell’amore condiviso tra i cuori. Quello che si definisce amore per un uomo o una donna, perché è padre o madre terreno, non è amore per il fatto che c’è un legame di sangue. Quello che si definisce amore per un uomo o una donna, perché è un figlio o una figlia, non è amore per il fatto che c’è un legame di sangue. Questi legami risiedono molto più spesso tra le fauci del possesso che nella sorgente dell’amore, e dell’amore di Dio. Il legame umano è un legame fragile, convenzionale, legato a doverizzazioni, responsabilità, paure, ricatti, solitudini recalcitranti, non necessariamente a condivisione delle scelte dell’anima e del cuore, dei desideri profondi e intimi.
Amare e stravedere per il proprio padre terreno e, al tempo stesso, odiare senza fare una piega il vicino di casa, non è amore. Dedicarsi senza soste al proprio figlio e, al tempo stesso, vendicarsi di un nemico, angariare un subalterno, non è amore. Questo non significa che per amare veramente tra le mura di casa dobbiamo essere perfetti nell’amore fuori casa, non è questo il senso. Ma è patetico slancio, obbligata dedizione, perversa trasmissione di ego solitari pieni di incubi e paure, quello che si definisce amore tra mura domestiche se non c’è reale condivisione dell’amore di Dio tra i cuori.
Pendere dalle labbra del proprio padre terreno e non essere amorosamente travolti dalla sapienza delle parole di Dio, che tipo di amore è? Spezzarsi la schiena e la vita, rinunciare ai propri compiti divini, alla propria realizzazione personale, per acquietare l’animo paterno e corrispondere alle aspettative materne, senza minimamente appassionarsi e innamorarsi delle aspettative del Padre del cielo, che tipo di amore è? Come mai decenni di amorose relazioni e legami familiari, anniversari e celebrazioni, centinaia di affiatate cene conviviali, s’infrangono miseramente in un attimo davanti alla spartizione di un’eredità, tra odi supremi, veleni inconcepibili e tribunali dissanguanti? Come mai tanto amore e dedizione, tanti sacrifici e predilezione svaniscono in un attimo e si trasformano in rabbia e disprezzo verso il figlio che inizia a interpretare la vita a suo modo, che fa scelte inedite, che intraprende strade non considerate o non previste dalla consuetudine familiare? Che tipo di amore è l’amore che come una fiera difende il proprio figlio, padre, madre, fratello dal pericolo, dalla fame, dalla miseria, dall’ignoranza, nel totale, assoluto disinteresse del pericolo, della fame, della miseria, dell’ignoranza di milioni di altri uomini? L’amore o attraversa le mura delle case e dei legami familiari o non appartiene all’amore. Gli schiavisti massacravano e frustavano a sangue i figli degli altri durante il giorno e ricoprivano di ogni attenzione e bene i propri figli al tepore del focolare. Usando un’immagine forte, ma reale, anche Hitler accarezzava e proteggeva i suoi familiari, ma al tempo stesso ordinava massacro, tortura e olocausto di milioni di altri uomini. Che tipo di amore è questo? Questo è un esempio all’eccesso ma, in modo meno violento, questo procedimento è possibile in milioni di quotidianità. Che tipo di amore? Usando un’immagine ancora più forte, Satana stesso afferma di amare i suoi figli e seguaci più di quanto li ami Dio Padre. Che tipo di amore è?
Che cos’ha di speciale, di più pregiato, di più divino tuo padre, tua madre, tuo figlio o figlia, il fratello e la sorella più di qualsiasi altro essere umano? Qualcosa di speciale in verità c’è, ed è un pronome possessivo attraverso cui si forgia questo tipo di legami: mio, tuo. Ma noi siamo di Dio e solo di Dio, e tutti siamo suoi figli. Costruire i legami sul mio e sul tuo è possesso, è delirio di onnipotenza, non è amore, per quanto si faccia in modo inconscio e senza cattiveria. Non possono essere i meccanismi del sangue e i legami parentali a creare automaticamente la predilezione dell’amore e la condivisione del cuore nello spirito. Questo non è l’amore al quale Dio ci vuole indirizzare e ispirare. L’amore al quale ci sta ispirando è un amore superiore, che non annulla, anzi illumina di nuova e splendente luce i legami del sangue, la famiglia, le relazioni sentimentali. Il vero legame, la vera relazione si crea attraverso l’anima, non nelle vene. Solo uno sguardo pieno di pregiudizio e sprovvisto della minima onestà intellettuale può intendere questa indicazione di Gesù come disprezzo verso la famiglia, negazione delle relazioni interpersonali e delle responsabilità parentali tra le persone legate dal sangue. Gesù sta affermando e ispirando l’uomo a una nuova e superiore forma di legame e relazione; relazione fondata sulla condivisione intima e attiva della sua Parola e della verità delle sue procedure, oltre e indipendentemente da ogni confessione e appartenenza religiosa. In pratica Gesù afferma che non è possibile la relazione amorosa tra le persone, se queste non condividono con tutto il cuore la potenza e la luce della verità che lui rappresenta. Gesù dice che un padre che crede di amare suo figlio e di avere un ottimo rapporto con lui e, nel contempo, opprime con ingiustizie continue i suoi simili, non può in alcun modo amare neppure il proprio figlio, né può avere con lui nessun rapporto efficace. Gesù afferma che l’amore per il padre e per la madre, che si sviluppa rinchiusi nelle reti murate delle proprie case, nel totale disinteresse per gli altri, senza la condivisione cardiaca dello spirito del vangelo, non è amore, ma una relazione dilaniante, noiosa, una misera e infelice forma di possesso. Gesù non ci ispira a rinnegare i legami familiari, ma a renderli più belli, luminosi, veri e soprattutto interessanti, secondo le vere procedure del vangelo e non secondo le squallide, ipocrite abitudini e convenzioni umane.
Maria, la madre di Gesù, donna-madre, è la prima madre a sperimentare la durezza, per un verso, e lo splendore assolutamente liberante di questa visione divina delle relazioni e dei legami. Maria è madre di Gesù, ma non può vantare su di lui nessun privilegio, né predilezione di amicizia, né diritto di prelazione affettiva, se non nella misura in cui condivide, nell’anima, con Gesù, lo splendore della sua Parola e l’intimità del suo amore, e l’opera stessa della salvezza. Questo è magnifico, liberante. L’intimità dei cuori, la condivisione nell’anima e nelle azioni, secondo lo spirito del vangelo, è il legame che anche Maria ha dovuto scegliere con Gesù, l’amatissimo Figlio di Dio e suo, divino fratello nostro. In verità ci rivela che il vero, unico, reale legame che possiamo creare tra noi, figli di Dio, su questa terra, è il legame nello Spirito Paraclito.