Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 11 Luglio 2020

San Benedetto abate, patrono d’Europa

Parola del giorno
Proverbi 2,1-9; Salmo 33,2-11; Vangelo di Matteo 19,27-29

Salmo 33,2-11

Benedirò il Signore in ogni tempo.

2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3 Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

4 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

6 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

8 L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
9 Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

10 Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
11 I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Questo salmo può essere cantato utilizzando la melodia di GUSTATE E VEDETE

Vangelo di Matteo 19,27-29

In quel tempo, 27 Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?»
28
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Lasciare

È assolutamente vero che la vita non ti apre una porta finché non ne hai chiusa un’altra, ma è anche assolutamente vero che non si chiude mai una porta se, almeno per fede, non desideri che se ne apra una di migliore. Non ci si può disinnamorare di una realtà senza aver iniziato a innamorarsi di un’altra. Non si possono lasciare le cose del mondo per dovere o per paura del giudizio divino, ma solo se le cose del Regno dell’Amore di Dio ci piacciono di più, ci rendono più felici, pieni di vita e ci fanno innamorare. Non si può lasciare l’ambizione, se non si inizia a innamorarsi della profonda pace che donano la gratuità e l’abbandono in Dio. Non si possono lasciare cordoni ombelicali e retaggi familiari, se non ci si innamora del vero e unico Padre e Madre della nostra vita che è Dio. Non si possono lasciare il legame e la pressione determinati dalle aspettative altrui, se pian piano non si coltiva l’adorazione e l’obbedienza amorosa per le aspettative di Dio su di noi. Il cuore dell’uomo non può lasciare l’adorazione del successo, dell’immagine, del denaro, se umilmente non si innamora della magnificenza della natura, della sapienza della Parola di Dio, della pace intima nell’adorazione silenziosa e amante del suo nome.
Il cuore può lasciare un tesoro solo quando ne trova un altro più ricco e prezioso (Matteo 13,44-46). Non si può lasciare qualcosa, se non si è già trovato qualcosa di migliore e di più bello. Da qui il compito degli uomini che parlano in nome di Dio: ispirare, ispirare, ispirare l’umanità. Ispirare l’umanità a forme di amore superiore, a forme di convivenza e condivisone sconosciute, a cammini di conoscenza e progresso sociale inediti. Non guidare, consolidare, mantenere è il primo compito dei discepoli di Gesù, ma ispirare, ispirare i popoli alle novità dello Spirito, secondo le parole del vangelo, con la potenza del Santo Paraclito.
Fino a che un popolo crede, per partito preso, che ciò che è tradizionale e antico è buono e santo, e ciò che è nuovo e inedito è nemico e pericoloso, quel popolo non è ispirato né guidato dallo Spirito ma da qualcun altro.
Ispirare è il compito, perché non si può lasciare senza prima aver trovato qualcosa di più prezioso e grande. Ma se è vero che non si può lasciare, senza prima aver trovato, è anche vero che quando si lascia qualcosa è assolutamente certo che si trova sempre qualcosa, qualcosa di più grande e prezioso.
Non si può lasciare senza aver trovato e non si può trovare senza aver lasciato. È il gioco della vita: il gioco del seme che muore, della pelle di serpente che muta, del bruco e della farfalla, della notte e del giorno, del mantice del respiro che ci tiene in vita. Così chiunque ha lasciato le cose e le relazioni di questa terra, perché innamorato del tesoro del regno di Dio e del compito di ispirare l’umanità, troverà e riceverà cento volte tanto, dice il vangelo, perché l’amore per ciò che è dello Spirito è per sempre.