Chiunque ascolta e fa è la procedura per poter costruire la propria vita forte e resistente contro il Maligno, come una casa sulla roccia, forte e resistente contro le tempeste e il vento.
Ascoltare. Il verbo evangelico è akùo, “ascolto, sento, imparo, apprendo; vengo a conoscere; afferro con l’udito; do retta, obbedisco, esaudisco; aderisco”. Non è solo percepire con l’udito, ma è anche percepire e insieme ubbidire spiritualmente. Akùo è ancora “ascolto con attenzione, comprendo e apprendo, esaudisco”. Si tratta di essere in uno stato di attenzione acustica dove, insieme all’orecchio, proteso a sentire ogni cosa, anche tutto l’essere è in uno stato di percezione per orientarsi. È l’ascolto attento, totalizzante di colui che in un bosco, ascoltando i rumori e i suoni, non solo capisce dov’è e cosa si sta muovendo, ma anche si orienta e orienta il proprio cammino. La radice di questo verbo parla di “umiltà”: la sua base accadica aku significa infatti “umile”.
La Parola prevede l’umile ascolto e insieme il poièin, il fare. Il verbo poièo, “faccio, creo, procuro; fabbrico, produco, realizzo, compio, eseguo, opero, agisco”, indica l’azione di eseguire un’opera, un lavoro, un compito. Pachu, “fare”, è la base accadica di questo verbo, indica il portare a compimento l’esecuzione di un’opera, quindi poièo si traduce anche con “concludo, finisco, risolvo, termino, ultimo un progetto”. Poièo indica il mettersi in moto per iniziare, compiere e concludere un’opera, è il fare, l’eseguire un progetto da cima a fondo.
Secondo le parole di Gesù, rispetto alle procedure evangeliche, è chiaro che nella vita non si possono mai separare questi due verbi akùo e poièo, pena la costruzione di una casa, di una vita spirituale e sociale pericolosamente fondata sulla sabbia, sul nulla. Ascoltare umilmente e fare con passione la Parola è l’unico modo per realizzare il vangelo e renderlo vivo e splendidamente contagioso nella vita. È l’unico modo per essere di Gesù e per essere da lui riconosciuti come figli di Dio. Nessuno di noi sarà mai perfetto su questa terra nel realizzare con pienezza e coerenza l’unione di questi due verbi rispetto al vangelo, ma Dio non chiede perfezione per riconoscerci come figli, chiede piuttosto costante passione per non mollare, intramontabile desiderio per non scoraggiarsi, continua umiltà per chiedere perdono e ricominciare, ricominciare sempre e comunque. Al termine della nostra vita il Signore non ci riconoscerà suoi figli e amici se ci incontrerà vittoriosi, con l’albero del nostro orgoglio, della vanità e pigrizia, dei vizi, delle invidie e ambizioni, dei possessi, delle presunzioni e mancanze di amore completamente abbattuto ai nostri piedi, ma se ci incontrerà con l’accetta in mano ancora umilmente e tenacemente al lavoro.
Non la giustizia, il senso del dovere, la paura dell’inferno, la legge, l’ambizione hanno la forza di tenere incollati tra loro questi due verbi akùo e poièo, per realizzare il vangelo nella vita quotidiana. L’amore, solo l’amore è la colla suprema che ha il potere di tenere tenacemente e quotidianamente incollati questi due verbi per realizzare la potenza del vangelo. L’amore nessuno lo possiede, l’amore non è una meta, è un cammino, l’amore si impara, l’amore si chiede e si implora a Dio, che è Amore, si implora a lungo, a lungo, senza mai stancarsi, nell’intimità del cuore.
Secondo Gesù, chi non desidera imparare ad amare e non vuole fondare la sua vita sull’amore, è semplicemente uno stolto, perché costruisce per la propria rovina.
Gesù usa due analogie per distinguere due modi opposti di interpretare, intraprendere e costruire la vita: una casa costruita sulla sabbia è una vita senza imparare ad amare, una casa costruita sulla roccia è una vita che umilmente impara ad amare. Sabbia e roccia sono lo stesso materiale osservato in tempi diversi. La sabbia era roccia che attraverso il tempo si è usurata e frantumata in miliardi d’infinitesimali cristalli. L’amore può essere eroso dai venti della mancanza di fede, dalle tempeste di povertà e miseria, provocate dall’assenza della forza del desiderio, dallo spegnimento della passione, dalla riduzione dell’entusiasmo, dalla negazione della potenza guaritrice del perdono dato e implorato. La roccia può diventare sabbia, ma è anche vero che al fuoco dello Spirito Paraclito e dell’Amore divino la sabbia può rifondersi in lava e diventare nuova roccia, roccia d’amore su cui costruire casa, vita, città e storia.