Versetto 47, letteralmente: Erano stupefatti – verbo greco exìstemi, “esco, vado via; degenero; mi allontano davanti a una realtà che non accetto; sono confuso davanti a un prodigio; divento pazzo” – ora tutti gli ascoltanti lui per l’intelligenza e le risposte di lui. Il verbo exìstemi descrive perfettamente la disperazione della mente associativa, sicura di aver raggiunto una sicurezza intellettuale, una struttura speculativa vincente e inattaccabile e all’improvviso si trova infantile, banale, fragile di fronte a una sapienza superiore, e non trova più vie di fuga per garantirsi la vittoria con i suoi processi limitati e prevedibili. È il verbo che la mente umana coniuga immediatamente ogni qualvolta si trova davanti a qualcosa di inedito, di profetico, di nuovo, di innovativo, di sapiente ma che, allo stesso tempo, non si può né vendere né comprare né controllare né pilotare. È il verbo che la mente dei potenti, degli accademici, dei luminari usa a turno per accusare di pazzia la visione mentale dei dissidenti, dei non allineati, archiviando come un pericolo pubblico, con il quale è impraticabile ogni forma di dialogo, chi non è inquadrato, osservante, massificato, ossequente.
Gesù a dodici anni si presenta alla “crema” dei dotti e dei sapienti del suo tempio, rappresentanti e depositari della verità biblica. Costoro, invece di abbracciare questo divino bambino, per condividere con lui le sapienze divine e i segreti dei segreti, lodando Dio per tanta grazia e meravigliosa bellezza, lo prendono per pazzo e ritengono impossibile dialogare e condividere con lui.
Anche Maria, dal canto suo, non comprende Gesù in quei giorni del tempio, tuttavia conserva nel proprio cuore queste cose, medita, medita e lascia scendere dentro, senza giudicare e accusare, senza interferire, senza dubitare né pensare male di Dio e della vita. Maria è la maestra suprema della meditazione, per questo è sempre aperta e disponibile alle novità di Dio, intelligentemente pronta a servire il Signore anche nelle sue proposte più sorprendenti e inattese. Chi non medita non può essere aperto alla novità di Dio e penserà sempre male di qualcosa e di qualcuno.