Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 3 Giugno 2020

9a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Seconda lettera a Timòteo 1,1-3.6-12; Salmo 122,1-2; Vangelo di Marco 12,18-27

Salmo 122,1-2

A te, Signore, alzo i miei occhi.
Oppure: A te, Signore, innalzo la mia preghiera.

1 A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
2
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Vangelo di Marco 12,18-27

In quel tempo, 18 vennero da Gesù alcuni sadducei - i quali dicono che non c’è risurrezione - e lo interrogavano dicendo: 19 «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 20 C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. 21 Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, 22 e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 23 Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
24
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25 Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26 Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27 Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Errore

Si presentano a Gesù alcuni della setta dei sadducei che, pur essendo fedeli alla legge di Mosè, non credono alla risurrezione dell’uomo dopo il ponte della morte e vogliono incastrare Gesù con un’ipotesi paradossale, un giochino di parole con il trucco. I sadducei che si rivolgono a Gesù non hanno nessun desiderio spirituale di comprendere qualcosa e di conoscere veramente come stanno le cose nella vita di Dio, vogliono solo mettere alla prova Gesù e ridicolizzarlo, per guadagnare, dalla sua difficoltà a rispondere, una spudorata conferma delle loro tesi sulla non esistenza della risurrezione. Gesù, nel rispondere ai sadducei, ci mostra un metodo preciso ed efficace per capire le verità della vita ed evitare grossolani errori di comprensione. Ci rivela che la conoscenza si ottiene attraverso la lettura meditativa e percettiva dei due libri. Il primo libro è la potenza di Dio che si può ammirare, sfiorare, avvicinare, intravvedere e cogliere nell’opera, nella sapienza della creazione; il secondo libro è la sapienza di Dio che si può ammirare, sfiorare, avvicinare, intravvedere e cogliere nella potenza della Parola di Dio rivelata, la bibbia. Gesù ci conferma che i due libri sono sempre in perfetta, assoluta, preordinata coerenza, perché scritti dalla stessa mano e dallo stesso cuore divini. Quello che un libro rivela della vita e di Dio troverà sempre e per sempre armoniosa coincidenza e completamento nell’altro e viceversa. Solo l’ignoranza e la stupida arroganza della mente associativa, preconcette e non amanti, possono commettere l’errore di mettere in contraddizione le conoscenze derivate dai due libri, visto che appartengono allo stesso divino principio generante. Gesù rivela in modo semplice, come un’evidenza ineluttabile, che la vita che Dio ha creato è per la vita e non per la morte, e chi ama e crede in Dio non può non considerare la risurrezione come un passaggio normale e indispensabile, perché la vita dei figli di Dio è vita per sempre. Gesù ci rivela inoltre qual è l’errore che l’uomo può compiere con la sua intelligenza. L’errore dei sadducei non è non credere alla risurrezione ma aver usato la loro intelligenza per dubitare di Dio, della sua potenza, grandezza e sapienza. Usare l’intelligenza per pensare male di Dio è l’errore più pericoloso perché riduce le grandiose potenzialità della mente umana a quelle di uno strofinaccio per il pavimento.