Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 21 Maggio 2020

6a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 18,1-8; Salmo 97,1-4; Vangelo di Giovanni 16,16-20

Il Signore ha rivelato

Salmo 97,1-4

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Vangelo di Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «16 Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». 17 Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?» 18 Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
19
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? 20 In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Mikròn

Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete, letteralmente: Poco [greco: mikròs] e non più vedete [greco: theorèo] me e ancora poco e vedrete [greco: orào] me. Il testo aramaico-siriaco dice qatin/qatino, che significa “piccolo, modesto, stretto, leggero”, il testo greco, mikròs, cioè “piccolo” (vedi il latino mìca, “briciola”, da un’antica radice accadica mirqu, “sminuzzato, sminuito”). In ogni caso si tratta del poco, del piccolo.
Gesù dice un poco, un mikròn, vale a dire, un tempo brevissimo, un tempo calcolabile nell’istante, un attimo. Al di là delle possibili diverse sfumature il testo sottolinea l’esiguità del tempo. Poco nulla intercorrerà tra il vedere, il non-vedere, il vedere-di-nuovo. Quindi la visione di Gesù non subirà interruzione, non può subire interruzione, ma sarà caratterizzata dalla continuativa comunione di vita con lui (Giovanni 14,19). Gesù non vuole e non può rimanere lontano da noi, nemmeno per un istante, mai è successo e mai succederà.
Interessante è l’uso reiterato del verbo “vedere” nel versetto 16: Un poco e non mi vedrete più, un poco ancora e mi vedrete. Se anche i traduttori traducono con “vedere” entrambi i verbi del versetto, essi sono in realtà diversi: il primo infatti è theorèo, il secondo è horào. Nella lingua greca c’è un verbo per indicare il semplice vedere – theorèo, “vedo, osservo, guardo, constato” – e un verbo, horào, per indicare il vedere percettivo, il capire-vedere dentro. Horào, “percepisco, sento, intendo, mi rendo conto, considero, vedo, ho una visione, constato, mi rendo conto che; riconosco, rifletto” è il verbo della profonda percezione, della conoscenza e della fede che aprono alla visione interiore. Il sostantivo greco horàma significa “vista, visione, apparizione”. Horào abbraccia dunque il campo semantico della percezione, del sentire interiore, del guardare con tutto di sé.
Il primo vedere, espresso dal verbo theorèo, usa l’apparato visivo slegato dalla visione dello Spirito, esso riflette come i discepoli vedono il Gesù storico attraverso una visione piena di dubbi, tradimenti, incomprensioni, pretese e aspettative umane. Secondo le parole del vangelo, è il modo di vedere dei ciechi dentro, è il vedere attraverso le supposizioni, il giudicare, l’interpretare, il vedere della separazione, della sospensione, della mente irrigidita dalle ferite e dalla paura. Il secondo vedere, indicato dal verbo horào, usa invece l’apparato visivo completamente collegato alla visione della fiducia e dell’amore, dell’umiltà e dell’onestà intellettuale; horào è la visione che permetterà ai discepoli di vedere Gesù risorto, trasfigurato, trasformato. È la visione che, sostenuta dall’amore, sospinge alla fiducia, alla condivisione totale, alla sequela dal cuore. È la visione da cui nascerà il nuovo modo di vivere la vita, Dio, l’amore, le cascate, il vento, la pelle, le relazioni, il pane, se stessi, i tramonti, la musica, la preghiera, il gioco, il lavoro, il costruire, il viaggiare.