Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 3 Maggio 2020

4a di Pasqua – Anno A

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 2,14a.36-41; Salmo 22,1-6; Prima lettera di Pietro 2,20b-25; Vangelo di Giovanni 10,1-10

Il Signore è il mio pastore

Salmo 22,1-6

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

1 Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Rinfranca l'anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
4 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

5 Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

6 Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Vangelo di Giovanni 10,1-10

In quel tempo Gesù disse: 1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4 E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
6
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
10
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Predatore

Per raggiungere il cuore dell’uomo e la mente dei popoli, il predatore sale “da un’altra parte”, in greco allachòthen, avverbio di luogo con senso dinamico, di movimento, di azione reiterata continuamente. Non è solo il pervenire-salire da un’altra parte, ma è salire proprio dalla parte trasformata, dal luogo del falso, del sostituito. Il predatore raggiunge l’uomo arrivando da un’altra parte, attraverso pertugi e cunicoli mentali non previsti come porte, oscuri come passaggi, inadatti come ponti.
Il predatore che sale dall’altra parte, dalla porta non deputata, è definito attraverso due termini che ben descrivono le due azioni-procedure di Satana. Il primo termine è klèptes, dal tema klept- del verbo klèpto. L’etimologia di questo sostantivo risiede nell’idea di nascondere, ingannare, coprire, rivestire, avvolgere, mettere una buccia, un guscio. L’accadico chalapu è appunto “nascondere”, da cui deriva una famiglia di termini come: tugurio, buccia, guscio, conchiglia, nascondiglio. Il primo lavoro del predatore è nascondere, impatinare, mascherare la realtà con una gelatina oscura che la falsifichi, così che il reale appaia irreale e il non-reale appaia reale. Il secondo termine con cui è descritto il predatore è lestès, dal tema leid- del verbo lèzomai, “mi impossesso, metto le grinfie addosso”. Il sostantivo lestès significa “delinquente, bandito, brigante, ladrone, pirata, predatore, saccheggiatore”. L’etimologia di questo termine riporta all’idea di aggressione con le armi, impossessarsi di qualcuno/qualcosa attraverso l’attacco improvviso, la cattiva intenzione, la violenza. L’accadico lapatu indica “aggredire, porre le mani addosso”.
Una volta cambiato-stravolto, impatinato il percepire della realtà, nella confusione dell’idolatria, lui ora può predare, arraffare, possedere, sbranare con tutta l’aggressività che gli è propria.
Al versetto 10 vengono anche ben esplicate le tre azioni compiute dal kleptès.
Klèpto, “rubo, prendo nascostamente, rapisco; opero con inganni, dissimulo, nascondo, maschero”. Thùo, “sacrifico, immolo, brucio la vittima, faccio un sacrificio, ammazzo”. Apòllumi: “mando in rovina, faccio perire, distruggo, svanisco, perisco”, verbo formato dalla preposizione apò (intensivo) unita al verbo òllumi (faccio perire, guasto), oppure apollùo, “riduco al nulla, consumo, anniento”. Quindi non si tratta semplicemente di morire, ma di essere distrutto, mandato in rovina, venir perso, essere annientato. 
Gesù afferma che il “nasconditore”, il diavolo, rapisce l’uomo, brucia l’uomo, annienta l’uomo. Per eccellenza Satana è colui che compie i suoi sacrifici bruciando carne umana: fa sì che gli uomini, le carni di Dio, vengano trasformate in carne da macello, carni da bruciare, esseri da annientare.
Il Bel Pastore, Gesù, entra solo dalla porta del cuore, la porta dedicata, in totale assoluto rispetto e libertà, senza inganni e coperture, nascondimento e falsità: viene per offrire all’umanità pascoli e benessere, viene per offrire la sua vita per dare a noi la vita e vita in abbondanza, vita senza fine.
A noi, a tutti noi sempre e comunque la scelta: o farci raggiungere, rapire, bruciare vivi e annientare dal Predatore, o lasciarci guidare e condurre dal Bel Pastore, condurre al suo magnifico benessere, alla sua piena felicità.