Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 26 Aprile 2020

3a di Pasqua – Anno A

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 2,14.22-33; Salmo 15,1-2a.5.7-11; Prima lettera di Pietro 1,17-21; Vangelo di Luca 24,13-35

Salmo 15,1-2a.5.7-11

Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
8 Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

9 Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
10 perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

11 Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Vangelo di Luca 24,13-35

13 Ed ecco, in quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
15
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?» Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» 19 Domandò loro: «Che cosa?» Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
25
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» 33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!»
35
Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Kaiomène

Versetto 32: Non ardeva forse in noi il nostro cuore, letteralmente, non era il nostro cuore ardente [in noi]. Cuore ardente, in greco hè kardìa kaiomène. Il verbo kàio – qui al participio presente –, “brucio, accendo, ardo, consumo col fuoco”, origina etimologicamente dalle forme accadiche qalu, “ardere” e qamu, “bruciare”, da cui nascono i sostantivi greci kamìnos, “camino, stufa”, importato nel latino camìnus, e kàuma, “arsione”. Nelle lingue sanscrite è attestata la radice kac-, importata nell’indoeuropeo qeu, “apparire, brillare”.
Quando il cuore dell’uomo incontra qualcosa o qualcuno che gli ricorda o gli fa percepire e provare l’origine stessa della sua provenienza divina, s’infiamma, s’infiamma di nostalgia, s’infuoca di amore, arde di desiderio. Quando una persona o una realtà in particolare, più di qualsiasi altra, risveglia nel cuore questa profonda e inaudita nostalgia di Dio e, in qualche modo, con la sua bellezza, con il suo modo di fare e di essere, ricorda un frammento meraviglioso di Dio, il cuore umano s’innamora, s’infiamma.
L’economia, la cultura, la politica, il denaro, gli imperi, lo sport, le ideologie, il potere, le mode, non sono in grado e non saranno mai in grado di infiammare il cuore dell’uomo, perché sono realtà che non ricordano nulla di Dio, non partono da lui e non portano a lui, non possiedono in esse stesse nessuna energia dedicata allo spirito e al cuore dell’uomo.
Solo ciò che risveglia nel cuore la nostalgia della bellezza e dell’amore di Dio viene da Dio e porta a Dio, e infiamma veramente il cuore, perciò solo ciò che infiamma e fa ardere dentro viene veramente da Dio e dal suo amore.
Ciò che non fa ardere e infiammare il cuore dentro viene sopportato dal cuore, accettato dalla mente, appreso, capito, ma non viene mai e in nessun modo riconosciuto e amato dal cuore umano che prima o poi lo rigetterà. In mille ci potranno parlare di Dio, di Gesù, del vangelo, dell’amore, della giustizia e della vita, della condivisione, ma se il cuore non si accende, non s’infiamma, è sale senza sapore, è lucerna senza lume. Ciò che non scalda il cuore raffredda la mente. Chissà quante volte i discepoli di Emmaus avevano visto e incontrato Gesù, ma non sono stati gli occhi a riconoscere Gesù e nemmeno la loro memoria lungo la strada di Emmaus, non sono stati nemmeno i loro discorsi e ragionamenti, ma il fuoco dentro, il cuore che si è irrimediabilmente infiammato mentre lui parlava e spiegava la Parola. Il cuore che arde e non sai perché, la fiamma inestinguibile dentro per quello che Lui ti dice e per come te lo dice, questo è più chiaro di ogni visione, più convincente di ogni ragionamento, più evidente di ogni prova.
Quando poi il cuore arde e s’infiamma, alla mente non serve neppure più vedere o non vedere, avere prove e controprove. Per questo motivo, lungo il cammino verso Emmaus, a cuori spenti, Gesù si è fatto vedere e incontrare fisicamente ma, dopo la spiegazione della Parola, la cena-eucaristia, finalmente, a cuori accesi, egli è sparito dalla loro vista.
Non gli eserciti, i ragionamenti, le politiche, le ideologie, le fredde religiosità, sono il motore che riattiverà l’umanità morente, ma i cuori ardenti. Da qualsiasi parte essi giungeranno, saranno i cuori ardenti per la giustizia, infiammati per la mitezza, con il fuoco dentro per la Parola di Dio, brucianti per la condivisione, infuocati per il perdono a cambiare per sempre la storia dell’umanità.