Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 22 Aprile 2020

2a settimana di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 5,17-26; Salmo 33,2-9; Vangelo di Giovanni 3,16-21

Salmo 33,2-9

Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3 Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

4 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5 Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

6 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
7 Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

8 L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
9 Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Vangelo di Giovanni 3,16-21

In quel tempo Gesù disse a Nicodèmo: 16 «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21 Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Gesù, il nome

La storia dei popoli della terra, di tutti i popoli della terra, in ogni latitudine e longitudine, è cadenzata, segnata e racchiusa nei racconti mitologici o fiabeschi, letterari o romanzati dei suoi eroi, dei suoi dèi e semidei, dei suoi super eroi. Lungo la storia ci siamo inventati di tutto e il contrario di tutto alla ricerca di un salvatore, di uno degno di questo nome nelle cui mani affidare il destino dell’umanità e la salvezza della nostra specie.
Gesù non assomiglia a nessuno dei nostri eroi, presunti o inventati che siano, né alle divinità mitologiche. Lui è nato in una grotta, è stato ucciso su una croce, è risorto un mattino presto ed è presente e vivo dovunque l’amore e la pace portano i loro frutti. Lui non è presente nelle biblioteche tra volumi polverosi di poemi epici, tra mitologie filosofiche, ma è presente in poche pagine di un libretto che porta il nome di felice annuncio, euanghèlion; è presente nei piccoli del mondo, nel pane dell’Eucaristia. Lui non possiede armate, multinazionali, parlamenti, banche, e il suo super potere si manifesta nella misericordia e nel perdono senza fine.
Nel suo nome, nel nome di Gesù, c’è tutto quello che abbiamo perduto e tutto quello che possiamo ritrovare, c’è tutto quello che l’umanità sta da sempre cercando e desiderando per il vero benessere e la grazia della vita. Il suo nome non è il nome di un eroe ma è quello del suo sacro compito, il compito del Salvatore che in un solo gesto, una sola parola, sana e salva. La sofferenza della vita umana è esclusivamente e completamente legata all’invocazione mentale e spirituale degli uomini, a nomi di eroi e di ideologie subalterni alla morte e fatalmente inutili.
La lingua greca del Nuovo Testamento usa un solo termine per definire i due stati dell’essere sano e salvo: l’uno non c’è senza l’altro. Questo avviene anche nella lingua ebraica dell’Antico Testamento.
In greco il verbo sòzo, “sano, salvo”, è denominativo di sàos, sòs, “sano, salvo”, da cui origina sotèr, “sanatore-salvatore”, che è il nome di Gesù. Sotèr è Gesù, è il suo nome per antonomasia.
In ebraico il verbo yashà‘, “aiutare, sanare, salvare”, dà origine al sostantivo femminile yeshùa‘, “salvezza, benessere, prosperità; liberazione; salvezza di Dio, salvezza da ogni male, salvezza che porta gioia, pace, benessere”, il sostantivo ‘ashà – stessa radice del verbo yashà‘ – significa “vittoria come lavoro; vittoria di Yahwèh per il suo popolo. Da qui il nome di Gesù, in ebraico-aramaico Yeshùa‘.