Perdonare, letteralmente rimettere, in greco afìemi, “getto, scaglio, lancio; mando, mando via; rilascio, rimando libero, tralascio, lascio passare, cedo, condono, congedo, mi sciolgo, cesso, abbandono le mie cose, me ne vado, parto”. Il verbo afìemi è azzerare, cancellare, condonare il debito. Il verbo afìemi indica definitività dell’abbandono, è l’azione del gettare via una cosa, congedarsi da una realtà, una persona, è lasciar muovere una situazione senza più intromettersi. Giuridicamente parlando, afìemi indica il condono, il proscioglimento; spiritualmente, psicologicamente, emotivamente, socialmente, indica il distacco in ogni possibile implicazione. Il verbo afìemi, particolare in tale contesto, indica “lasciar cadere un obbligo”, “condonare”, togliere uno da una carica, dal carcere, da un castigo, è assolvere completamente. È il condono, la remissione, il rimettere il dovuto a qualcuno senza condizioni: è cancellazione incondizionata, totale, piena.
È questo condono che conduce al vero cambiamento della persona, a sviluppare l’intraprendenza e la novità dello Spirito: afìemi è esattamente il contrario di ripensare, reagire, rivedere, rimuginare, il contrario cioè dei vecchi circuiti mentali, così familiari e mortali, del trattenere.
Questo è il verbo evangelico che, in assoluto, esprime cos’è e cosa dev’essere il perdono per essere tale: lasciar andare consapevolmente e senza limiti ciò che già ci è stato tolto, condonare per sempre e senza condizioni. Il perdono, questo tipo di perdono, è il primo dono di Gesù e dello Spirito che soffia sull’umanità che deve rinascere.