Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 18 Aprile 2020

Fra l’ottava di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 4,13-21; Salmo 117,1.14-21; Vangelo di Marco 16,9-15

Salmo 117,1.14-21

Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

1 Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
14 Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15 Grida di giubilo e di vittoria
 nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.

16 La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
17 Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
18 Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

19 Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
20 È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
21 Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.

Vangelo di Marco 16,9-15

9 Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. 10 Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. 11 Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
12
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. 13 Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
14
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15 E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Lutto e pianto

Gesù appare a Maria. Maria subito corre da quanti erano stati con lui e che sono in lutto e pianto, e annuncia loro l’imprevedibile. Quelli, udito che Gesù è vivo e che è stato visto da lei, non credono.
Erano in lutto e in pianto. La penna dell’evangelista descrive così lo stato d’animo dei discepoli, ed è questo stato d’animo di depressione mentale e spirituale che ferisce la fede e ferma l’amore. In verità non sono il lutto e il pianto a fermare la fede, questa è solo una copertura, una patetica giustificazione. È Gesù a descrivere in modo preciso lo stato mentale e spirituale che inaridisce la fede e l’amore di quanti erano stati con lui: incredulità e durezza di cuore. Incredulità mentale e sclerosi cardiaca, ossia la durezza di cuore, sono i due veleni che uccidono la fede. Incredulità mentale, cioè una mente piena del veleno dei pregiudizi, primo tra tutti quello che non vuole lasciar andare l’idea di un Messia potente e glorioso in terra, secondo l’immaginazione collettiva e le prospettive dominanti. Sclerosi cardiaca cioè un cuore arrabbiato nero, reso duro e sclerotico dalle ferite, dalle delusioni, dai tradimenti. Questi i due nemici della fede che, per quanto ingegnosamente coperti e insabbiati nel lutto e nel pianto, restano i grandi impedimenti alla fede luminosa e all’amore fattivo e appassionato.