Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 15 Aprile 2020

Fra l’ottava di Pasqua

Parola del giorno
Atti degli Apostoli 3,1-10; Salmo 104,1-4.6-9; Vangelo di Luca 24,13-35

Salmo 104,1-4.6-9

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
2
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

3 Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

6 Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

8 Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
9
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Vangelo di Luca 24,13-35

13 Ed ecco, in quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
15
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?» Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» 19 Domandò loro: «Che cosa?» Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
25
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?»
33
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!» 35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Arrabbiati neri

Perso il cammino della luce, hanno preso la strada del ritorno. Una strada svuotata di ogni felicità, pesante di ogni delusione, ma almeno di strada si tratta. Di grande, di veramente grande, in questi due primi cristiani delusi e grigi, c’è il fatto che sono ancora per strada, e per strada può accadere di tutto, anche l’incontro che ti cambia la vita.
Quella croce senza alcuna gloria si era mangiata tutto e quel sepolcro vuoto, poi, si era masticato ogni prospettiva e fede e aveva vomitato paura e delusione, sgomento e rassegnazione. Croce e sepolcro avevano sbarrato le porte e non solo quelle del cenacolo. Questi due, almeno, sono sulla strada, magari solo per dimenticare, ma sono ancora sulla strada. Nessun recinto di mura, nessun convegno e riunione, assemblea e consiglio può garantire incontri e realtà come la strada. I due su una cosa sono tra loro d’accordo, sulla loro tristezza demolitrice. Sono infuriati con un presente inaccettabile e fanno quello che la mente meglio sa fare: si consolano, demolendo ciò che li ha demoliti, destituendo ciò da cui sono stati destituiti.
I due sono tristi, il termine greco etimologicamente significa: “arrabbiati neri”. Lo stato d’animo dei due di Emmaus, descritto dal vangelo, non è appunto solo tristezza, non è suggestiva nostalgia, non è amara delusione, ma è rabbia bella e buona, rabbia terribile. Sono arrabbiati neri. Si sono sentiti traditi. Gli eventi della passione sono eventi inaccettabili rispetto alla potenza dello spirito di liberazione di cui Gesù riempiva le piazze, i cuori e le prospettive. Gesù li ha delusi profondamente.
Ma è proprio questa rabbia demolitrice a bloccare la visione, a rendere i loro occhi impediti, come dice il testo. Sono impediti negli occhi, per riuscire a vedere, a vedere e riconoscere Colui che stavano cercando, stolti e lenti di cuore per raggiungere chi stavano rincorrendo. Eppure in mezzo a tanta nera rabbia e amara delusione, in mezzo a tanto esasperato spirito di demolizione, vicino a Gesù il cuore riparte: Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?
Puoi ascoltare migliaia di voci che spiegano cose, che blandiscono la mente con nuove rassicurazioni, innumerevoli ragionamenti e informazioni vantaggiose, ma solo certe persone, solo certe voci scaldano il cuore nel petto, fanno ardere di amore dentro.
E quando arde nel petto, il cuore scalda vene, conoscenza, viscere, desideri e rivela la provenienza divina di chi ti sta parlando e la provenienza divina del tuo cuore.
Nessuno, nessuno al mondo può indurre, costringere, obbligare un cuore a entrare in risonanza fino a sentire il fuoco dentro. Il fuoco dentro lo senti solo se chi ti parla, non ti parla da sé, ma ti parla con Dio nel cuore. Solo Dio scalda il cuore. E se veramente il cuore ti arde dentro, ascoltando certe cose o persone invece di altre, questo lo puoi sapere solo tu e nessuno al mondo può convincerti del contrario. Satana può mascherarsi da angelo di luce, e anche i suoi ministri si possono mascherare da ministri della giustizia (2Corinzi 11,14), ma nessuno, né uomo né angelo, può far ardere il cuore nel petto di un uomo con il suono della sua parola se non viene da Dio. È il fuoco dentro che cambia le cose, che riapre al viaggio, che acquieta l’animo, che trasforma la nera rabbia in amore e lo spirito di demolizione in passione e fede fattiva. La chiesa non ha altra possibilità per vivere su questa terra che reimparare a scaldare il cuore dei popoli: per la chiesa altra via non c’è. Poteri, gerarchie, livree, istituzioni si estingueranno come si sono estinti i dinosauri, perché non serviranno più a nulla, saranno rigettati e calpestati come il sale che ha perso il sapore.  Non aver inteso, con umile onestà intellettuale, che le persone amano e credono solo a ciò che, lungi da ogni sentimentalismo, scalda loro veramente il cuore e li fa ardere di amore dentro; sottovalutare l’intelligenza della gente e dei popoli, per quanto sottomessi e oppressi nell’ignoranza, è stato un tremendo errore di valutazione e di arroganza. La chiesa, il popolo di Dio, ha davanti tempi meravigliosi quanto oscuri, i più meravigliosi e oscuri di tutta la storia. È l’occasione unica per ritornare umilmente sulla via di Emmaus a farsi scaldare il cuore fino a farlo bruciare e consumare dalla voce del Maestro e, con questo fuoco incandescente, scaldare l’anima e la mente, il cuore e le viscere dei popoli.