Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 9 Aprile 2020

Cena del Signore

Parola del giorno
Èsodo 12,1-8.11-14; Salmo 115,12-13.15.16b-18; Prima Lettera ai Corìnzi 11,23-26; Vangelo di Giovanni 13,1-15

Salmo 115,12-13.15.16b-18

Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

12 Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
13 Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

15 Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
16 Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

17 A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
18 Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Vangelo di Giovanni 13,1-15

1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?» 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8 Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!» Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

A cena con il catino

Non prima, non dopo, ma durante la cena Gesù si alza in piedi, si toglie le vesti, si cinge dell’asciugamano e compie il sacramento della lavanda dei piedi. La lavanda dei piedi è l’eucaristia secondo il vangelo di Giovanni. Secondo il racconto di Giovanni non il calice e il pane sono al centro dell’ultima cena, ma i piedi di tutti, il catino con l’acqua, l’asciugamano. La lavanda dei piedi fa qualcosa che nessun altro sacramento può offrire, che nessun altro rito può compiere, che nessun’altra liturgia può garantire. La lavanda, per amore, nell’amore, con l’amore mette tutti sullo stesso piano, sulla stessa dimensione e fa sì che essa diventi parte di quel piano, di quella dimensione. Senza la lavanda dei piedi non ci sarà mai l’unità tra Dio e l’uomo, dell’uomo con Dio, la condivisione della stessa dimensione nell’amore.
La lavanda dei piedi è in Gesù legata al verbo ofèilo, il verbo del dovere, della necessità. Nel vangelo Gesù non usa mai il verbo “dovere”: le sue procedure, le sue ispirazioni sono sul piano dell’invito, sono messaggi di gioia, sono indicazioni, non sono mai doveri. Qui però si parla di un dovere, un obbligo. Il verbo ofèilo, “devo, ho debito, sono debitore, sono in dovere verso qualcuno, devo dare, sono tenuto a dare”, etimologicamente si ipotizza originare dall’accadico chabalu, “assumere un’obbligazione finanziaria”. Non lavarsi i piedi ti fa entrare nel debito, nel debito insanabile della disunione con Dio, del non poter far parte di lui e di ogni sua divina dimensione.
Il catino mette l’uomo sullo stesso piano di Dio e l’uomo può iniziare a far parte felicemente, e senza freni e limiti, della dimensione di Dio. Il catino mette sullo stesso piano Dio con l’uomo e Dio può iniziare a far parte felicemente, senza freni e limiti, della dimensione umana.  
La lavanda mette sullo stesso piano il Signore con il servo, il servo con il Signore, l’uno diventa parte dell’altro, anzi uno diventa parte nell’altro. Così il Maestro con il discepolo, il discepolo con il Maestro. Gesù si toglie le vesti della regale divinità per far parte con l’uomo di tutta la propria signoria, onnipotenza, sapienza, della propria eternità, in un catino d’acqua.
La lavanda dei piedi è il lavacro dell’amore e del perdono: non solo fa entrare ogni dimensione nell’altra, ma anche purifica e sana, salva e guarisce.
Senza imparare l’arte della lavanda dei piedi, secondo il vangelo, non c’è futuro per la chiesa così come la conosciamo, non c’è futuro per i matrimoni e per le famiglie, per le relazioni affettive, per le convivenze tra i popoli.
Senza lavanda, nessuno potrà mai entrare a far parte della dimensione dell’altro, non conosceremo mai la potenza dell’unità, la fragranza della vera condivisione, la purificazione del perdono, la felicità incontenibile di far parte di Dio e della sua dimensione.