Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 21 Marzo 2020

3a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Osèa 6,1-6; Salmo 50,3-4.18-21b; Vangelo di Luca 18,9-14

Salmo 50,3-4.18-21

Voglio l’amore e non il sacrificio.
Oppure: Tu gradisci, o Dio, gli umili di cuore.

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

18 Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
19
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

20 Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
21
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione.

Vangelo di Luca 18,9-14

In quel tempo, Gesù 9 disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12 Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
13
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
14
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

La seconda procedura

Amerai il tuo prossimo come te stesso, ecco la seconda procedura del manuale divino. Si tratta di una comparazione: nella misura in cui riesci, sei disposto, sei capace d’amare te stesso, puoi riuscire, sei capace, sei disposto ad amare gli altri.
Ecco perché non si può insegnare l’amore verso il prossimo e quando si prova a farlo il fallimento è completo. L’amore verso i fratelli è perfettamente bilanciato con l’amore verso se stessi. Si può insegnare e ispirare l’uomo all’amore verso se stessi, e solo allora l’amore verso gli altri sarà connaturale e armonioso.
Il disprezzo di quegli alcuni della pagina evangelica che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri è disprezzo prima di tutto per se stessi. Prima che una profonda miseria cardiaca e affettiva nei confronti del prossimo, il disprezzo, come qualsiasi altra forma d’ingiustizia e maltrattamento del prossimo, manifesta una profonda miseria cardiaca e affettiva nei confronti di se stessi.
Per imparare ad amare se stessi, che è perfettamente l’opposto dell’egocentrismo, dell’egoismo, della vanità, della presunzione, dell’orgoglio, del culto della propria immagine, non c’è procedura più funzionale che seguire con tutto il cuore, con paziente insistenza e amante gratitudine la prima procedura (vedi La prima procedura, venerdì 17 marzo 2023). Uno strumento potente per imparare ad amare il Signore è pregare, pregare con cuore umile e colmo di amore. Anche il fariseo, nominato in questa pagina del vangelo, prega, ma in verità non sta pregando l’Onnipotente e non lo sta pregando per imparare ad amarlo, e la prova è il disprezzo, il disprezzo verso i suoi fratelli.
L’evangelista scrive letteralmente che il fariseo pregava verso se stesso: la traduzione è tra sé, ma in greco è verso se stesso. In realtà il fariseo non prega il Signore, ma si rivolge a se stesso, si compiace con se stesso. La sua lode non è rivolta a Dio, ma è una lode rivolta a se stesso.
La sua non è preghiera, ma un compiaciuto vacuo soliloquio sulle proprie virtù, sui propri meriti, sulla propria santità, sul proprio rapporto con Dio, completamente inesistente. Una preghiera scollegata da Dio e dall’amore, piena di disprezzo, giudizio e condanna per i propri simili, un disprezzo che nasce prima di tutto dal disprezzo per sé, per la propria dignità e per la propria essenza spirituale.
Le due procedure sono splendidamente legate e danno i loro frutti di gioia e benessere nella vita, solo se vengono sinergicamente vissute insieme. Non si può dire di amare Dio e disprezzare i fratelli, non si può dire di amare il prossimo senza un profondo amore per se stessi e per il Signore.