Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 4 Marzo 2020

1a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Giona 3,1-10; Salmo 50,3-4.12-13.18-19; Vangelo di Luca 11,29-32

Salmo 50,3-4.12-13.18-19

Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
Oppure: Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

18 Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
19
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Vangelo di Luca 11,29-32

In quel tempo, 29 mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30 Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
31
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
32
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco,qui vi è uno più grande di Giona».

Un segno

Se Gesù stesso rinuncia a dare un segno a questa generazione, due sono i possibili motivi: o siamo la generazione più evoluta della storia e non abbiamo bisogno di segni supremi, supplementari, per capire e cambiare, o siamo la generazione più stupida e imbecille di tutta la storia dell’umanità, per cui nessun segno supremo sarebbe sufficiente per farci capire qualcosa e cambiare rotta. Gesù ci paragona a generazioni del passato malvagie e perverse per antonomasia ma, nel confronto, noi, quanto a insensibilità e ignoranza, ne usciamo vincitori superlativi. Per aiutare e salvare la nostra generazione Gesù non userà altro segno che la luce della sua Parola, la potenza della sua profezia, la grazia della sua presenza terrena tra noi.
La stupidità rende ciechi, ottusi, conservatori, arroganti e produce una specie di sconnessione dalla realtà, tanto che Gesù è costretto ad affermare che le altre generazioni della storia, anche se malvagie, erano meno stupide, e a un certo punto hanno dato umilmente ascolto alla voce potente dei profeti e hanno accettato la metànoia.
Gesù rimane perfino impressionato dal nostro stato di sconnessione mentale, per quanto è così radicato in ciascuno ed esteso in tutti, tanto che rinuncia, e forse si rifiuta, di darci un segno, se non il segno di se stesso, il segno della sua stessa presenza e della sua Parola tra noi. Nella terminologia biblica questo non voler dare un segno da parte di Dio non è mai un bel segno, perché significa che l’uomo è arrivato a un punto tale di non padronanza della sua intelligenza, che qualsiasi cosa il Signore gli volesse proporre verrebbe colta con fastidio, restando inascoltata, derisa, inutilizzata.
Cosa si può dire di una colonna di automobilisti che continua a correre in autostrada, in tutta tranquillità, a velocità sostenuta, dopo che decine di chilometri di segnaletica chiara e inequivocabile indicano un’improvvisa prossima interruzione della strada dentro un orribile burrone, causato da una frana gigantesca? Se i segnali non sono ascoltati, anzi vengono ridicolizzati e calpestati, davanti non rimane altro che l’abisso.
È questo il punto di non ritorno. È il momento in cui non rimane altro modo, per invertire la rotta che l’umanità ha inforcato verso l’autodistruzione, che dare un segno. Non un segno che può farsi spazio nell’intelligenza dell’uomo, ma un segno che farà spazio dell’uomo sulla terra, senza tenere in alcun modo conto dell’intelligenza o della stupidità con cui verrà recepito.
Sarà un segno simile a quello usato dalla natura per spiegare ai dinosauri che dopo centinaia di milioni di anni era finito il loro tempo di dominio assoluto sulla terra.