Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 3 Marzo 2020

1a settimana di Quaresima

Parola del giorno
Isaìa 55,10-11; Salmo 33,4-7.16-19; Vangelo di Matteo 6,7-15

Salmo 33,4-7.16-19

Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
Oppure: Chi spera nel Signore non resta confuso.

4 Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

6 Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
7
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

16 Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

18 Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
19
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

Vangelo di Matteo 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 7 «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,
 sia santificato il tuo nome, 
10 venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12 e rimetti a noi i nostri debiti 
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
 13 e non abbandonarci alla tentazione, 
ma liberaci dal male.
14
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Pagani

Gesù usa il termine pagani per descrivere sia una categoria di persone dedita all’adorazione di falsi dei, sia un atteggiamento mentale e spirituale estremamente pericoloso, che può interessare qualsiasi uomo nel suo rapporto con Dio. Gesù indica come profondamente inefficace, come inutile spreco di parole, perfino una mancanza di rispetto nei confronti di Dio, usare la preghiera per far conoscere a Dio le nostre necessità. Gesù sente di doverci ricordare che il Padre conosce tutte le nostre necessità e attese, i nostri bisogni e desideri prima ancora che noi stessi siamo in grado di conoscerli e prima ancora che riusciamo a organizzare un solo pensiero e una sola parola per manifestarli a lui. Gesù si fa cura di avvertire i suoi discepoli che questo comportamento religioso nella preghiera è un’abitudine ottusa quanto propagata, è uno spreco inutile di parole che rivela una cattiva e limitata conoscenza del cuore di Dio, un’incauta superficialità spirituale, e che non consegna alla vita alcun giovamento e benessere. È una forma di preghiera che si conforta della somma di parole, si adagia e si riposa nella sonorità d’invocazioni più o meno suggestive, ma che tolgono potenza alla preghiera stessa.
Ambizione e stupidità hanno urgenza di manifestarsi attraverso alluvioni di parole perché è nella loro natura, hanno bisogno dell’insistenza delle parole e si sostengono con la generazione emotiva delle opinioni, la ripetizione estenuante delle falsità più deliranti, fino a suonare agli orecchi degli inavveduti come verità e certezze. Questa stolta abitudine può generare l’insidiosissimo ragionamento secondo il quale anche con Dio ci si debba comportare allo stesso modo. Crediamo che il Signore abbia bisogno della nostra montagna di parole insistenti e provocanti per conoscere le nostre necessità e venirci incontro. Questo ragionamento dà per scontato che il Dio che preghiamo non ci conosca per nulla, non ci ami, non ci consideri, non sia nostro Padre amoroso e attento. Se la nostra preghiera è per convincere Dio a forza di parole, significa che il Dio in cui crediamo è lontano e sordo, svogliato, insensibile, oscuramente distaccato e lunatico. Secondo questa convinzione, Dio è avido della foga verbale dei suoi figli e ha bisogno di dosi sempre più roboanti e insistenti di parole per essere convinto, nella sua divina pigrizia, a venire in nostro soccorso per prendersi cura di noi. Questo sistema di pensiero è oltraggioso e stupido, e la stupidità non è mai innocua, mai.
Per questo Gesù, prima di insegnarci il Padre Nostro, richiama la nostra attenzione sull’inutilità dell’atteggiamento spirituale dei pagani concentrati in una preghiera inefficace e pretenziosa; dice infatti: Non siate dunque come loro. Loro, i pagani, sono abituati a prostrarsi ai piedi dei potenti per un pezzo di pane, ma i potenti sono sordi e ingiusti, insensibili; i potenti sono attenti e solerti solo per i propri interessi e vantaggi. Loro, i pagani, sottomessi e rassegnati, sono abituati a urlare le loro necessità e povertà a orecchie e a cuori di pietra, sono abituati a risposte vuote e false, sono abituati all’ingiustizia perversa dei potenti e credono inoltre che Dio sia ingiusto e perverso allo stesso modo.
La prima via di luce, che Gesù ci offre nel Padre Nostro per pregare con amore ed efficacia, è indicata nella necessità di non concedere mai, per nessun motivo, spazio e parole alla nostra mente per maledire la vita e per pensare male di Dio.
Ci rivela questo sia nella parte introduttiva della preghiera, dove i termini e le parole da rivolgere a Dio sono tutti improntati alla lode e alla benedizione del suo nome e della sua volontà, sia in chiusura della preghiera stessa dove si esclude, in modo assoluto e definitivo, che Dio possa procurarci qualche danno o essere la causa del nostro male e della tentazione; anzi è precisato che solo lui può strapparci dalle fauci del male e della tentazione.
Solo se la mente è libera dal pensare male di Dio, il cuore può implorare efficacemente per chiedere il pane di oggi, pane come somma di tutto ciò che ci serve per vivere nell’istante presente.
La seconda via di luce, per pregare con amore ed efficacia, Gesù ce la offre nella terminologia stessa della preghiera che ci insegna, preghiera tutta al presente, sempre al presente. Secondo Gesù ci sono due giorni nella vita in cui non è possibile fare nulla e sono i giorni di ieri e di domani, per questo il Padre Nostro è tutto declinato al presente. L’imperativo greco usato, infatti, appartiene al sistema verbale dell’aoristo, per indicare un’azione in un tempo senza tempo, un’azione già compiuta nell’istante in cui è pronunciata. Nel Padre NostroAvùn in aramaico – si afferma solo ciò che il Padre ha già stabilito e voluto, ciò che compie e ha compiuto in ogni istante per noi.
La terza via di luce, per pregare con amore ed efficacia, Gesù ce la mostra rivelandoci finalmente il cuore della preghiera, di ogni preghiera, di ogni legame d’amore: il perdono, perdono da ricevere da Dio nell’istante preciso in cui anche noi lo offriamo ai nostri fratelli.
Il cuore dei cuori della preghiera, la potenza della preghiera, il senso stesso della preghiera, oltre che la lode – Gesù lo ripete come considerazione conclusiva – è il perdono da chiedere a Dio e da offrire ai fratelli. La vera preghiera d’amore è questa, il resto rischia di essere un’inutile, irrispettosa, melmosa ripetizione di parole che non cambia la vita e non scalda il cuore.