In qualsiasi caso, un giorno o un altro, risponderemo a Dio della nostra vita, è certo. Ma non nel modo in cui possiamo immaginare, non nel modo in cui ci siamo o ci hanno abituati a immaginare e a credere.
In realtà questa pagina del vangelo non riporta i termini di un giudizio, non presenta domande e ragionamenti a cui l’uomo deve rispondere, non nomina tribunali e giurie. Il testo non accenna in alcun modo all’appartenenza o meno a una religione, a delle ritualità, alla fedeltà a precetti o all’ortodossia di teologie come a delle discriminanti. In verità, per essere fedeli al testo, in queste righe in cui si narra l’incontro di Dio Gesù con l’umanità, non è chiesto all’uomo di rispondere della propria vita. A una lettura più corretta e attenta del testo appare chiaro che il Figlio dell’Uomo Gesù non chiede un rendiconto all’umanità, ma semplicemente separa l’immensa folla dell’umanità in due grandi ali. Un’ala di umanità è da lui invitata ad andare con lui e da lui è benedetta. L’altra ala di umanità è da lui cacciata via e da lui è maledetta. Questa è l’unica occasione in tutta la storia dell’universo in cui Gesù Dio compie un gesto di separazione e di allontanamento dell’umanità.
In queste righe non è scritto come si dovrà rispondere a Dio al termine della vita, non si tratta di un racconto profetico del giudizio ultimo di Dio sull’umanità: sarebbe banalmente incoerente con tutto il resto del vangelo, più vicino a costruzioni mentali umane che all’infinita larghezza di visuale e di ispirazione divina.
Dio non è una realtà religiosa, non è una realtà rituale, non è un insieme di precetti, non è una serie di doveri, non è una somma di sforzi, non è una giuria assisa, non è l’appartenere a una chiesa o a un’altra. Dio è amore, compassione, condivisione, gioia senza fine nell’unità. Dio è amore, è solo amore, sempre amore, tutto l’amore.
Queste meravigliose righe del vangelo non ci rivelano come risponderemo quell’ultimo giorno, assolutamente no. Ci rivelano potentissimamente e senza possibilità di errore come stiamo rispondendo all’amore, ora, esattamente in quest’istante. Ci danno la misura esatta e perfettamente percepibile di come stiamo rispondendo all’amore, alla condivisione, all’unità, nell’istante presente e non domani. Ci ispirano prospettive meravigliose, ci aprono consapevolezze sconosciute, oltre ogni ragionamento, su come stiamo rispondendo, in questo esatto filamento di tempo e di vita, all’amore e a Gesù Amore che, per le ingiustizie di questo mondo, s’incarna ancora nel numero degli incalcolabili che hanno fame, sete e bisogno di tutto. Queste parole del vangelo non ci rivelano come risponderemo a Dio della nostra vita l’ultimo giorno, ma ci rivelano come stiamo rispondendo all’amore, alla condivisione, all’unità ora, esattamente in questo secondo, in questo preciso istante.
Non sempre la convinzione di rispondere a Dio coincide automaticamente con il rispondere all’amore. In nome di Dio infatti si sono potute compiere anche troppe cose orribili e contro l’amore. Ma se rispondiamo con amore, con reale condivisione, rispondiamo certamente a Dio e da lui saremo benedetti e accolti per sempre nell’ala della sua luce.