Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 21 Febbraio 2020

6a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera di Giacomo 2,14-24.26; Salmo 111,1-6; Vangelo di Marco 8,34 - 9,1

Salmo 111,1-6

La tua legge, Signore, è fonte di gioia.

1 Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
2
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

3 Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
4
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.

5 Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
6
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.

Vangelo di Marco 8,34 - 9,1

In quel tempo, 34 convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36 Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37 Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
9,1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

Misconoscere

Se vuoi stare dietro a Gesù, se desideri rimanere nella sua direzione, devi fare una cosa, una cosa fondamentale, forse l’unica veramente da fare. Devi aparnèesthai “misconoscere”, seautòn, “te stesso”. Devi rinnegare, rigettare, rifiutare, respingere non il te stesso, la tua persona, il tuo essere, l’atto creativo di Dio, questo non avrebbe alcun senso, ma la costruzione del tuo ego, la costruzione mentale del tuo io, la personalità finta ed esclusivamente mentale, costruita negli addestramenti e negli inganni di questo mondo, quella personalità che nulla ha a che fare con la tua vera essenza e identità spirituale. Per seguire Gesù, per stare dietro a lui, non c’è verso, bisogna misconoscere, anzi distruggere, rinnegare, disidratare, annullare, spegnere il nostro ego frutto di ferite, vanità, sfide e rivolte. Gesù stesso chiama questa costruzione mortale, psychè, e ci ricorda che chi desidera salvare la propria psychè, la propria struttura di pensiero, perderà la propria vita. Solo poi è possibile sollevare, alzare, prendere, assumere, addossarsi il proprio stauròs, letteralmente, “palo”, simbolicamente, “croce”. Nel testo evangelico per croce non si intendono mai nel modo più assoluto le sfortune della vita, le malattie, gli imprevisti dolorosi, gli incidenti della vita che portano sofferenza, ma il peso dell’addestramento, l’inevitabile palo pieno di ferite e storture ben conficcato in ciascuno di noi dall’addestramento, dall’inganno e dall’ignoranza generata dal pedaggio storico dell’appartenere a questa dimensione terrestre. Le nostre croci, i nostri pali piantati sono le nostre ferite interiori ricevute da altri uomini e donne a loro volta feriti, i nostri limiti dovuti alle nostre antiche sfide e rivolte, sono le nostre gelosie profonde, le invidie mai risolte, l’orgoglio che non vuol morire, la vanità che non vuol tacere. Gesù ci chiede di accettare in pace le croci, i pali delle nostre disarmonie, debolezze e limiti, piantati nella nostra anima e nel nostro cuore. Ci chiede di metterli nelle sue mani e nella sua misericordia non per assecondarli, ma per togliere loro potenza e veleno che altrimenti ci spazzerebbero via da lui e dalla vita. Gesù ci insegna ad affrontare e vincere le nostre debolezze prima di tutto accettandole, conoscendole, portandole sulle spalle con umiltà, attraverso il perdono chiesto a Dio e offerto ai fratelli, e mai con rassegnazione e disprezzo.