Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Mercoledì 19 Febbraio 2020

6a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Lettera di Giacomo 1,19-27; Salmo 14,2-4b.5; Vangelo di Marco 8,22-26

Salmo 14,2-4b.5

Signore, chi sarà ospite nella tua tenda?

2 Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
3 non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

5 Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

Vangelo di Marco 8,22-26

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli 22 giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?» 24 Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
25
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Guarire

Betsaida si trova a nord-est del lago di Tiberiade, ai confini della Galilea, e in questo territorio sicuramente tutti avevano sentito parlare di questo guaritore, molti addirittura lo avevano visto in azione. Gesù e i suoi discepoli erano perciò già conosciuti, tra l’altro il miracolo raccontato in questo brano del vangelo si pone ormai alla fine dell’attività terapeutica di Gesù. La richiesta stessa della gente, che conduce a Gesù il cieco, è particolare, lo pregano infatti di “toccarlo”. Una richiesta del genere è indicativa di una precisa consapevolezza delle notevoli capacità pranoterapiche di Gesù.
Non gli chiedono infatti di “imporgli le mani” – come spesso accade nel vangelo, da parte di chi lo paragona a uno dei guaritori del tempo –, ma semplicemente di “toccarlo” (l’aoristo usato nel testo greco indica bene che per loro era sufficiente che lui lo toccasse una sola volta).
Sono gli altri a condurre il cieco davanti al terapeuta-Gesù e sono sempre gli altri a formulare la richiesta, il cieco non fa nulla, non chiede, non cerca, non si butta, non prega. Tutto avviene per l’insistenza degli altri. Forse la gente desiderava assistere a un miracolo, desiderava riempirsi gli occhi di qualcosa che non poteva certo chiedere a nessun altro. Gesù prende il cieco per mano e lo porta fuori, lontano da tutta questa frenetica attesa di spettacolarità, gli sputa negli occhi e gli impone la mano.
Ma il cieco non guarisce completamente, perché non può accadere ciò che non desideri, non puoi avere in dono ciò che non sei pronto a ricevere. Il cieco è pronto a vedere la gente che cammina un po’ più in là, ma non è pronto a vedere in faccia il suo Signore, il suo Dio che ha lì di fronte. Gesù impone ancora la mano e ora non guarisce solo gli occhi ma anche il desiderio, l’anima, la mente pensante, lo sguardo interiore di questo cieco. Ora il cieco è guarito e può guardare chiaramente, anzi fissamente dice il testo, chi ha davanti. Ora capisce che chi ha davanti è colui che ha avuto dentro da sempre senza saperlo. Ora è guarito.