Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 7 Febbraio 2020

4a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Siràcide 47,2-11; Salmo 17,31.47.50-51; Vangelo di Marco 6,14-29

Salmo 17,31.47.50-51

Sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Oppure: Cantiamo al Signore, salvezza del suo popolo.

31 La via di Dio è perfetta,
la parola del Signore è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.

47 Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
50 Per questo, Signore, ti loderò tra le genti
e canterò inni al tuo nome.

51 Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.

Vangelo di Marco 6,14-29

In quel tempo, 14 il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». 15 Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». 16 Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!»
17
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18 Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19 Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20 perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22 Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». 23 E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24 Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?» Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25 E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26 Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
27
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28 e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29 I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Il giorno propizio

Satana aspetta sempre il giorno propizio, lo aspetta perché egli stesso lo crea con metodo e impegno instancabili. Istiga al giudizio e alla condanna, tenta con gelosie e invidie, sospinge alla separazione, crea tensioni attraverso vanità e competizione, predispone al conflitto, finché non giunge il giorno propizio per distruggere, uccidere, consegnare alla morte i figli di Dio. Non è lui a uccidere, a distruggere, a consegnare alla morte, ma è lui che istiga l’uomo a fare tutto ciò. Satana conosce perfettamente la struttura mentale maschile e femminile, conosce perfettamente come usare le debolezze dell’uomo e della donna per condurli nell’abisso del suo abbraccio mortale.
Diversamente da come si legge ovunque riguardo a questa storia, il testo di Genesi dice che nel parco dell’Eden, sotto forma di serpente, Satana, non ha perso nemmeno un secondo nel cercare di intessere il suo dialogo tentatore con Adamo. Adamo era troppo lento da avviare nei suoi processi mentali, avrebbe detto subito no, e non tanto per amore di Dio, quanto piuttosto per la sua struttura mentale dove i pensieri sono spesso in pantofole e il motore delle sue emozioni è già parcheggiato al sicuro. Adamo è difficile da entusiasmare e da smuovere dal divano delle sue certezze, dalle cose che sa che funzionano senza doverle cambiare per forza. Eva invece è diversa. È sensibilissima al profumo di nuovi desideri, è attiva sempre, anche quando sembra riposare. L’attacco andava prima ingaggiato contro Eva, perché Eva è molto più attenta e curiosa, inoltre nessuno al mondo ha tanto ascendente su Adamo come lei. Satana dialoga con Eva non con Adamo, tenta la donna, non l’uomo. È Eva che si è lasciata sedurre, è Eva che ha colto il frutto, lo ha mangiato per prima, è Eva che lo ha dato ad Adamo, a quell’Adamo che, per sua struttura mentale, senza alcuna esitazione, ha mangiato quel frutto, come un tramezzino a colazione, quel frutto che cambierà tutta la storia dell’uomo.
Satana non è riuscito a piegare Sansone né a ingannarlo, nessuno dei suoi nemici Filistei ci è riuscito. Da solo, con la sua arma, una mascella d’asino, Sansone era più forte dei loro eserciti, ma è bastata una donna, Dalila, che lo facesse sentire innamorato, per farlo cadere nel tranello e, nel giorno propizio, fargli perdere la sua forza invincibile, allontanarlo da Dio per annullarlo e distruggerlo.
Erode era re e comandava su tutto e su tutti, difendeva e vegliava su Giovanni Immergitore, perché lo ammirava e in qualche modo lo temeva per la sua levatura spirituale. Ma cosa ne è rimasto del potere di un re, dittatore e inflessibile, di fronte al piano ben congegnato di Erodiade? È bastato un balletto dalla scenografia un po’ piccante e la testa di Giovanni era già sul piatto.
Nel compiere il male la donna non è più colpevole del maschio né viceversa; Satana sa però usare molto sapientemente le caratteristiche di ciascuno per raggiungere il suo obiettivo: consegnare l’uomo e la donna alla morte senza fine.
Purtroppo all’uomo e alla donna non è chiaro che non c’è tentazione, non c’è inganno, non c’è ingenua vanità, non c’è gelosia, non c’è separazione, non c’è calunnia e conflitto che non abbia come fine ultimo, nel giorno propizio, il consegnarli alla morte senza fine e senza appello.