Satana aspetta sempre il giorno propizio, lo aspetta perché egli stesso lo crea con metodo e impegno instancabili. Istiga al giudizio e alla condanna, tenta con gelosie e invidie, sospinge alla separazione, crea tensioni attraverso vanità e competizione, predispone al conflitto, finché non giunge il giorno propizio per distruggere, uccidere, consegnare alla morte i figli di Dio. Non è lui a uccidere, a distruggere, a consegnare alla morte, ma è lui che istiga l’uomo a fare tutto ciò. Satana conosce perfettamente la struttura mentale maschile e femminile, conosce perfettamente come usare le debolezze dell’uomo e della donna per condurli nell’abisso del suo abbraccio mortale.
Diversamente da come si legge ovunque riguardo a questa storia, il testo di Genesi dice che nel parco dell’Eden, sotto forma di serpente, Satana, non ha perso nemmeno un secondo nel cercare di intessere il suo dialogo tentatore con Adamo. Adamo era troppo lento da avviare nei suoi processi mentali, avrebbe detto subito no, e non tanto per amore di Dio, quanto piuttosto per la sua struttura mentale dove i pensieri sono spesso in pantofole e il motore delle sue emozioni è già parcheggiato al sicuro. Adamo è difficile da entusiasmare e da smuovere dal divano delle sue certezze, dalle cose che sa che funzionano senza doverle cambiare per forza. Eva invece è diversa. È sensibilissima al profumo di nuovi desideri, è attiva sempre, anche quando sembra riposare. L’attacco andava prima ingaggiato contro Eva, perché Eva è molto più attenta e curiosa, inoltre nessuno al mondo ha tanto ascendente su Adamo come lei. Satana dialoga con Eva non con Adamo, tenta la donna, non l’uomo. È Eva che si è lasciata sedurre, è Eva che ha colto il frutto, lo ha mangiato per prima, è Eva che lo ha dato ad Adamo, a quell’Adamo che, per sua struttura mentale, senza alcuna esitazione, ha mangiato quel frutto, come un tramezzino a colazione, quel frutto che cambierà tutta la storia dell’uomo.
Satana non è riuscito a piegare Sansone né a ingannarlo, nessuno dei suoi nemici Filistei ci è riuscito. Da solo, con la sua arma, una mascella d’asino, Sansone era più forte dei loro eserciti, ma è bastata una donna, Dalila, che lo facesse sentire innamorato, per farlo cadere nel tranello e, nel giorno propizio, fargli perdere la sua forza invincibile, allontanarlo da Dio per annullarlo e distruggerlo.
Erode era re e comandava su tutto e su tutti, difendeva e vegliava su Giovanni Immergitore, perché lo ammirava e in qualche modo lo temeva per la sua levatura spirituale. Ma cosa ne è rimasto del potere di un re, dittatore e inflessibile, di fronte al piano ben congegnato di Erodiade? È bastato un balletto dalla scenografia un po’ piccante e la testa di Giovanni era già sul piatto.
Nel compiere il male la donna non è più colpevole del maschio né viceversa; Satana sa però usare molto sapientemente le caratteristiche di ciascuno per raggiungere il suo obiettivo: consegnare l’uomo e la donna alla morte senza fine.
Purtroppo all’uomo e alla donna non è chiaro che non c’è tentazione, non c’è inganno, non c’è ingenua vanità, non c’è gelosia, non c’è separazione, non c’è calunnia e conflitto che non abbia come fine ultimo, nel giorno propizio, il consegnarli alla morte senza fine e senza appello.