Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 11 Gennaio 2020

Parola del giorno
Prima Lettera di Giovanni 5,5-13; Salmo 147,12-15.19-20; Vangelo di Luca 5,12-16

Salmo 147,12-15.19-20

Celebra il Signore, Gerusalemme.

12 Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
13
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

14 Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
15
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

19 Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
20
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Vangelo di Luca 5,12-16

Un giorno, 12 mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
13
Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!» E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14 Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro».
15
Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16 Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

Se vuoi

Allora venne a lui un lebbroso, lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi guarirmi. Tre verbi in un’unica invocazione, tre verbi a scandire una richiesta di guarigione: “volere”, “potere”, “guarire/purificare”. Thèlo, dýnamai, katharìzo.
Thèlo, il verbo della disponibilità, del desiderare, del provar piacere, del provar diletto verso qualcosa o qualcuno, della decisione e della ferma determinazione. Il congiuntivo eventuale thèles, “se vuoi, se lo desideri”, accompagnato dall’indicativo presente, “puoi guarirmi”, indica che, se l’azione si verifica, la conseguenza è considerata sicura. Questa invocazione, tipica di coloro che chiedono a Gesù, denota una consapevolezza molto precisa e ampia. Non c’è nessun dubbio sulla potenza guaritrice di Gesù e nemmeno sulla divinità della sua persona, l’unica incertezza eventualmente è sul desiderio, sulla volontà di Gesù di guarire. Gesù non solo confermerà il proprio desiderio e la propria volontà di guarire tutti, ma affiderà addirittura al desiderio di chi chiede la forza e la potenza della guarigione.
Dýnamai, il verbo del potere, dell’essere in grado, di avere la capacità. Dal tema dyna- si forma il nome dýnamis, “forza”, con l’accezione originaria di “capacità, idoneità”. La figura di Gesù nei vangeli imprime a questa parola una connotazione tutta particolare: Gesù, come Messia profetizzato, venne definito dotato di spirito di fortezza, eroe potente, pastore che pascolerà nella forza, che stenderà la verga della sua potenza contro il male. Il Messia è aspettato come sovrano dotato di questa forza. È il Potente, Gesù è visto e vissuto come pieno di potenza.
Il verbo katharìzo è all’infinito aoristo, un sistema verbale della lingua greca che indica semplicemente l’azione, prescindendo dalle categorie del tempo e della durata: l’azione ha una validità nel presente, nel passato e nel futuro; un oltre il tempo corrispondente a un progetto, a un programma stabile per sempre. Poiché kàtharos vuol dire “sorgente pura”, il verbo katharìzo ha il significato letterale di “essere puro”. Gesù dice: torna puro, torna te stesso, torna alla tua sorgente. Tutta la guarigione, ogni guarigione è una questione di ritorno alla sorgente, un ritorno a se stessi. La guarigione è sempre e in assoluto una questione di ritorno in sé, al sé divino creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Non esiste guarigione del cuore e della mente, dell’anima e della carne, se non attraverso il ritorno in se stessi. Quello che, sotto l’influenza delle aspettative degli altri, appare all’uomo un cammino di evoluzione, un processo doveroso per costruire il proprio ego, si trasforma invece in una congiura crudele che lo spinge mortalmente fuori di sé e lontano da Dio. Lontano dalla divina sorgente interiore e dal suo Creatore, all’uomo non rimangono che due strade praticabili per sopravvivere: soddisfare gli altri e la competizione. Soddisfare gli altri prima o poi sconfina necessariamente nell’imitazione e nella sottomissione, nella schiavitù, nella rassegnazione, nel vittimismo. La competizione poi non ha altro scopo che dividere le persone, i gruppi umani, i popoli in vincitori e vinti. È perfettamente fisiologico che la competizione a un certo punto si trasformi in conflitto, lotta, violenza, guerra, distruzione. Schiacciati dalla tensione del soddisfare gli altri e dalla competizione, la prima dimensione divina che se ne va è la gioia del vivere, e la tristezza e l’inedia diventano uno stato dell’anima del tutto normale e accettabile, perché comune. A questo punto non c’è problema tanto terribile, non c’è miscela di malessere tanto insopportabile, non c’è errore così grave, da non poterci aggiungere anche una buona dose di sensi di colpa e far diventare il tutto ancora peggiore. In questo stato di cose anche il nostro cervello probabilmente non riuscirà a produrre elettricità e chimica così pulite e sane, allora forse non è del tutto casuale e accidentale che una persona dopo molti anni di questa sofferenza interiore possa anche cominciare a manifestare una certa discontinuità emotiva, oppure qualche ossessione compulsiva, degenerazioni sensoriali e mentali, creazioni di identità schizofreniche, disarmonie e disagi fisici d’ogni tipo. Ecco perché il Potente, Gesù, inizia la sua guarigione da dentro. La guarigione è a portata di mano e di fede, a patto di avere il coraggio invincibile e l’amore di ritornare in se stessi. Guarire è un viaggio di ritorno verso l’accettazione grata e amante del presente come scuola assoluta e divina di umiltà per imparare ad amare, mai sottomessi e rassegnati alle aspettative e al potere altrui. È un viaggio di ritorno verso Dio, verso il riconoscimento, la conoscenza e l’adesione ai desideri che Dio ha per noi. È un viaggio di purificazione e non di sacrificio, di misericordia e non di sensi di colpa, dove la misericordia da chiedere a Dio, per tutta la rabbia e il disappunto provati in una vita, e il perdono da offrire agli altri, per le ferite che ci hanno inferto, sono tappe e mete imprescindibili. Non si può guarire da nulla se non si torna alla sorgente del nostro essere, dei nostri veri desideri, delle nostre vere aspirazioni e ispirazioni, del nostro vero io creato e voluto da Dio prima e oltre ogni altra autorità e aspettativa umana.