In greco agnello si dice amnòs. Nei quattro vangeli questo termine compare due volte, e precisamente qui, nel primo capitolo di Giovanni, dove è usato esclusivamente per designare Gesù, Gesù servo di Dio, mite come agnello, agnello come vero agnello pasquale. Cosa strana è che questa immagine di Gesù-agnello non ha radici nel giudaismo. La lingua aramaica tuttavia – lingua parlata dai discepoli – può venirci in soccorso. La parola aramaica talya’ infatti ha il doppio significato di “agnello” e “servo”. Secondo le parole profetiche di Isaia, Gesù è il servo di Dio – talya’ de’laha’ in aramaico – le stesse parole usate da Giovanni l’Immergitore per descrivere Gesù, parole traducibili dall’aramaico anche come agnello di Dio.
Questa umanità dovrà ripartire dalle rovine sconcertanti e incandescenti della sua arroganza e ignoranza, e dovrà ripartire umilmente, molto umilmente sulle ali della bianca colomba del Santo Spirito Paraclito e sulle orme dei passi di un agnello, l’Agnello di Dio, Gesù. La Colomba dello Spirito ci insegnerà a vivere volando nella grazia della gratitudine e della compassione, l’Agnello Gesù ci indicherà i passi dell’umiltà e della vera intelligenza, e sarà un viaggio meraviglioso. Viaggio che può cominciare oggi stesso.
Non opporre al mondo alcun combattimento per cambiare le cose ma impara a muoverti con le ali compassionevoli della Colomba e i passi umili e amorosi dell’Agnello.