Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 2 Gennaio 2020

Parola del giorno
Prima lettera di Giovanni 2,22-28; Salmo 97,1-4; Vangelo di Giovanni 1,19-28

Tutta la terra

Salmo 97,1-6

Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3 Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4 Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

5 Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
6 con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Per l'esecuzione del brano, utilizzare la stessa melodia di Oggi è nato

Vangelo di Giovanni 1,19-28

19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?»
20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21 Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?» «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?» «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?» 23 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto:
 Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?» 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27 colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Interrogatori

Giovanni l’Immergitore è il più grande tra i profeti, gli illuminati e i sapienti, il più grande tra tutti i nati di donna di tutta la storia dell’umanità, eppure, per capire qualcosa di lui, i dirigenti del popolo devono organizzare su di lui degli interrogatori, anzi, arrivano a organizzare un interrogatorio proprio con lui.
Gesù, il Figlio di Dio, compie segni e miracoli al di là di ogni umana immaginazione ed evidenza, parla con un’autorevolezza mai udita, scaccia ogni demone, guarisce ogni malattia, converte i cuori all’amore, risorge i morti eppure, per sapere qualcosa di lui, i dirigenti del tempio e del popolo devono organizzare una serie senza fine di interrogatori, per concludere con l’ultimo tragico interrogatorio della sua condanna a morte. Interrogatori e tribunali anche per i primi discepoli di Gesù, per ogni miracolo da loro compiuto, per la loro predicazione, per la loro fede in Lui. Interrogatori sempre e comunque, per capire e sapere, per conoscere e cercare di comprendere. Ma tutta questa insanabile necessità di strutturare la conoscenza di una persona o di una realtà sotto forma di interrogatori di cosa è indice? Se un marito deve interrogare sua moglie, o viceversa, per sapere se qualcosa non va nel loro rapporto di coppia, che indice è? Se un insegnante deve interrogare il suo alunno per sapere quanto è preparato in quella materia, che indice è? Se un maestro artigiano deve interrogare il suo discepolo per capire quanto sta imparando di quel mestiere, che indice è? Se un catechista deve interrogare il catecumeno per sapere se è ben preparato nella conoscenza della Parola e per conoscere la solidità della sua fede, che indice è? Se un amico deve interrogare l’amico per conoscere la solidità della fiducia reciproca, che indice è? È indice di scarsa, limitata o nulla intelligenza. È indice di assenza quasi totale di capacità percettive e intuitive. La mente, che ha necessità di interrogare per capire, evidenzia che l’orgoglio, l’amor proprio, il pregiudizio, la vanagloria, l’ambizione hanno spento ogni barlume di capacità di comprensione e hanno sancito la sua povertà e il suo incerto funzionamento. L’amica più cara e fedele della fede non è la religione, bensì l’onestà intellettuale.