Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 29 Dicembre 2019

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – Anno A

Parola del giorno
Siràcide 3,2-6.12-14; Salmo 127,1-5; Lettera ai Colossési 3,12-21; Vangelo di Matteo 2,13-15.19-23

Beato chi teme

Salmo 127,1-5

Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

1 Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
2 Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

3 La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

4 Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
5 Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Vangelo di Matteo 2,13-15.19-23

13 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
14
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».
19
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
21
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Fidarsi

Il mondo attorno al bambino Gesù è pericoloso, violento. Il mondo del potere è infuriato con Gesù ancor prima di una sua parola, di un suo gesto. Gesù, Maria e Giuseppe sono in pericolo, la situazione non lascia spazio che a uno spostamento geografico in attesa di tempi migliori, di politiche meno violente, meno furiose. Il tutto non è guidato, come succede normalmente, dalla paura, non è vissuto con l’ansia o condito dall’imprecazione, ma condotto dalla voce di un angelo. In verità questo spostamento non ha il movimento ansioso della fuga disperata. A Dio onnipotente, al Signore amante, Signore di ogni cosa, basta un sogno, la voce sussurrata di un suo angelo per difendere da ogni male i suoi amati figli.
Il vangelo descrive la violenza di Erode con si infuriò, letteralmente si adirò molto, traduzione del verbo greco thumòo. Thumòo compare una sola volta in tutto il vangelo (non si trova nemmeno nelle Lettere o in Apocalisse) e compare solo qui in Matteo. Dalle diverse sfumature, thumòo indica etimologicamente “carne che arde, che brucia, che s’infuoca”, si traduce con “mi infurio, mi sdegno, divento focoso, ombroso”. È un movimento che riguarda l’animo e ne esprime il suo “rabbuiamento”: la radice accadica infatti è damu, “buio, oscuro”. È un verbo che indica cruenza, violenza. Thumòo è la risposta di Erode alla presenza di Gesù.
È la fiducia in Dio che vince in tutti i sensi il furore della rabbia, è la tenera fiducia nella mano sempre presente e amorosa di Dio che guida e difende questi tre magnifici esseri dalle spire degli eserciti, dalle punte delle lance, dagli intrighi del potere, dalla furia violenta dei forti. Dio Padre rende inutile il furore violento di un impero, rende vana l’organizzazione invincibile dei potenti, guidando questa famigliola a spostarsi nel tempo giusto, nel posto giusto in groppa a un asino.
Il Signore è pronto a far questo con tutti e con ciascuno in ogni istante, a maggior titolo quando siamo in pericolo o in difficoltà, ma ci chiede fiducia, abbandono in lui, pace nel cuore. Fidarsi di Lui è una scelta definitiva, ed è per sempre e in ogni occasione.
Se è il furore che ci guida, se è la furibonda organizzazione mentale che ci orienta, se sono la pretesa e il calcolo che ci alimentano, se, come dice il verbo thumòo, la nostra carne brucia nell’ira, nel fastidio, il Signore non può intervenire a salvarci, non può inviarci la voce dei suoi angeli, l’acume risolutorio della sua sapienza, semplicemente perché nel furore la scelta è di non servirci affatto di Dio e della sua forza. È proprio quando siamo in pericolo, quando le cose non sono come le desideriamo, che possiamo apprezzare l’intervento divino, scatenato dalla scelta di fidarsi, dalla scelta di vita di fidarsi di Dio senza cedere alle fauci del furore e dell’ira. Il furore del cuore umano incatena le onnipotenti mani di Dio.