Maria di Màgdala va al sepolcro quando ancora è notte, una notte che sembra non avere più fine, perché non solo Gesù è stato ucciso, ma ora quel sepolcro è vuoto. La Maddalena vede il sepolcro e muove le gambe alla corsa per incontrare Pietro e Giovanni, ma è una corsa disperata, il sudore si mescola alle lacrime, alla paura, alla desolazione. La Maddalena vede il sepolcro e pensa: hanno portato via il Signore. Ecco cosa pensa la mente associativa, ecco come imposta la visione e il dialogo interiore la mente che non ha visione, che non ha fede, che ha paura, che si arrabbia, che non accetta, che si mette in conflitto. Maria Maddalena vede il sepolcro vuoto e la sua mente non può che giungere a una e una sola conclusione: l’hanno portato via… e non sappiamo dove l’hanno posto. Anche Pietro e Giovanni corrono poi al sepolcro, anche loro lo vedono vuoto. Il vangelo dice che Pietro entrò nel sepolcro e osservò, che Giovanni entrò nel sepolcro e vide, vide e credette.
Qui sono rappresentati tre sguardi diversi e tre diverse reazioni davanti alla stessa scena di quel sepolcro vuoto. La Maddalena entra e non vede che vuoto, paura, tradimento, disperazione. Pietro entra e osserva, non si dispera, ma nemmeno sa vedere oltre, non coglie completamente che quella tomba vuota è la realizzazione precisa e stupenda delle parole di Gesù quando aveva predetto la sua risurrezione. Giovanni entra, vede e crede, comprende, pone quel sepolcro vuoto in una visione più comparativa, più estesa, collega quel vuoto sepolcro all’esperienza di amore avuta con il Maestro, alla potenza della sua Parola che guariva ogni malattia e quietava le tempeste, e capisce, vede nell’interezza, vede il tutto. Nel sepolcro vuoto Maria Maddalena vede disperazione, Pietro osserva indeciso, Giovanni vede la risurrezione.
Ma non c’è solo un modo di vedere le cose, non c’è un solo modo di vedere e leggere, comprendere e capire quel sepolcro vuoto. Non c’è mai un solo modo per risolvere i problemi, per vedere la vita, per affrontare il buio di ciò che non capiamo, per migliorare la corsa del nostro vivere, per amare e per farsi illuminare dalla realtà di questa vita. Non c’è mai un solo modo.