Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Lunedì 2 Dicembre 2019

1a settimana di Avvento

Parola del giorno
Isaìa 4,2-6; Salmo 121,1-4b.6-9; Vangelo di Matteo 8,5-11

Andiamo con gioia

Salmo 121,1-2.4-9

Andiamo con gioia incontro al Signore.

1 Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!»
2
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

4 È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele,
per lodare il nome del Signore.
5
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

6 Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
7
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

8 Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!»
9
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

Vangelo di Matteo 8,5-11

In quel tempo, 5 entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6 «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7 Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8 Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9 Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
10 Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! 11 Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Parola da lontano

Il centurione è uomo di guerra. Non appartiene al popolo della promessa, ma appartiene al popolo dei nemici. Non è del popolo di Abramo, è uno al di fuori, è fuori dal popolo di Dio. Il centurione è uno che non conosce altra fede che la fede richiesta dal sistema militare da lui stesso descritto come un sistema di subalterni. Il centurione è un uomo che per ordini superiori può uccidere e a sua volta, con un semplice comando, può perfino ordinare ai suoi uomini di farlo. Il centurione può ordinare di uccidere una vita o di paralizzarla in prigione, ma non può far nulla per la vita e la salute del suo servo, non ha comandi efficaci per liberare il suo servo da quella paralisi dolorosa.
L’impotenza, la difficoltà, il dolore non risvegliano tuttavia nel centurione – come tante volte è successo nella nostra storia e nella storia del popolo della promessa – bestemmia e maledizione, aggressività e arroganza, ma la grandiosa, semplice e umile consapevolezza dell’amore e della fede in Dio, Signore che tutto può. La paralisi dolorosa del servo non paralizza il cuore del centurione nella rabbia arrogante o nel rancore disperato, ma lo risveglia al desiderio di appartenere a una storia nuova che ancora lui non conosce ma che già intravede nel camminare di quei passi agili e potenti e nella voce di quel giovane trentenne che lui chiama Signore, senza conoscerlo.
Intuisce, per potenza di Santo Paraclito, che sta nascendo una storia nuova, un nuovo popolo che camminerà alla luce di quel giovane meraviglioso dagli occhi d’incanto che ha comandi utili ed efficaci perfino per ridare vita e salute.
Intuisce che, Colui che ha davanti, che lui stesso chiama Signore senza conoscerlo, possiede una voce e una parola che nessuno possiede, una voce e una parola che anche solo sussurrate da lontano possono comandare alla vita e alla morte, attraversare i cieli dei cieli e tutto possono operare senza limiti.
Intuisce che Colui che ha davanti è il Re, il vero Re, il vero Signore dell’universo. Intuisce e conosce che per Colui che ha davanti può bastare una parola sussurrata da lontano perché per Lui nulla è lontano, nulla è fuori, nulla è sconosciuto, perché tutto gli appartiene.