Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Martedì 12 Novembre 2019

32a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Sapienza 2,23 - 3,9; Salmo 33,2-3.16-19; Vangelo di Luca 17,7-10

Salmo 33,2-3.16-19

Benedirò il Signore in ogni tempo.

2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

16 Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

18 Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
19
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

Vangelo di Luca 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse: «7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8 Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9 Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Umiltà

Forse che la quercia, che esegue il suo compito di essere quercia nell’eccellenza da 400 anni, si aspetta gratitudine dalla foresta in cui è cresciuta, perché senza dubbio quella quercia rende la foresta più ricca, bella e lussureggiante? Forse l’abete, perché esegue perfettamente il suo compito di essere un abete, aspetta l’approvazione dal terreno montano in cui è piantato, perché, grazie alle sue radici, il terreno resta unito e saldo? Si aspetta riconoscenza e plauso il grande faggio dagli uccellini che tra i suoi rami hanno fatto il nido e hanno sempre trovato cibo e riparo? Si aspetta forse riconoscimenti e lodi il torrente che, da migliaia di anni, scorre verso valle distribuendo acqua e vita generosamente e senza sosta? Si aspetta forse delle congratulazioni la pioggia o la neve quando scendono, o il sole perché ogni giorno, regolarmente e immancabilmente, sveglia la terra all’alba, o la forza gravitazionale terrestre, perché fa regolarmente e perfettamente il suo lavoro?
In natura tutto opera nell’eccellenza, in armonia e rispettando procedure e princìpi ben precisi, e tutti gli esseri viventi eseguono il loro compito perfettamente e nessuno mai, dagli atomi alle galassie, si aspetta complimenti, felicitazioni, omaggi, rallegramenti. Perché? Perché tutto in natura è intelligente e la prima caratteristica dell’intelligenza è l’umiltà, l’umiltà di saper stare al proprio posto, fare la propria parte, realizzare il proprio compito nell’eccellenza, dando il massimo per il benessere di tutti e di ciascuno.
Nel pianeta terra solo ed esclusivamente l’ego dell’uomo cerca gratitudine, approvazione, riconoscenza, plauso, riconoscimenti, lodi, congratulazioni come risposta a quello che compie. Solo l’ego dell’uomo vive, pensa, opera, sceglie per ambizione e usa l’ambizione per coltivare e ingigantire se stesso. Coltivando l’ego attraverso l’ambizione, l’uomo perde completamente la capacità di usare la propria intelligenza e le proprie facoltà creative, si decentra da se stesso e si sconnette dalla vita. La vita sulla terra è stata donata all’uomo non perché l’uomo potesse accrescere la sua ambizione e il suo ego, ma per imparare a essere umile. Quello che l’uomo non vive della vita come una lezione per imparare a essere umile, lo trasforma immediatamente in un’occasione per crescere in superbia, arroganza, presunzione. Solo l’umiltà rende forte e intelligente un uomo, perché l’umiltà è la più grande forma di intelligenza possibile per un uomo. Quando un uomo impara veramente a leggere dentro la realtà del creato, della vita, non gli resta che l’intelligenza dell’unità. Quando un uomo impara a leggere veramente e profondamente dentro la realtà del creato e della vita, non gli resta che l’intelligenza dell’umiltà. Solo a chi vive l’intelligenza dell’umiltà, Dio può svelare la sapienza e la conoscenza, perché solo chi vive l’intelligenza dell’umiltà può ricevere le confidenze del Signore della vita.
Chi è umile è così pieno di gratitudine nei confronti della vita, che non cerca gratitudine da parte degli uomini ed è così riconoscente alla vita e a Dio, che non cerca riconoscenza umana. Chi è umile è così serenamente abbandonato in Dio che non ha bisogno di appoggi e sicurezze umane, né tanto meno di esercitare controllo e dominio. Chi è umile riconosce in tutto ciò che esiste la mano provvidente e la presenza amorosa di Dio in modo così immediato, pieno e semplice, che non ha necessità di possedere nulla e nemmeno essere sostenuto dalla riconoscenza e dall’approvazione umana.
Chi è umile fa tutto come fosse semplicemente e normalmente il proprio dovere, ma non fa mai nulla per dovere, lo fa sempre e solo per amore e in nome della bellezza, per questo chi è umile è sempre inseguito dalla felicità e dalla gioia, anche nei giorni difficili della persecuzione e della prova. Chi è umile sviluppa intelligenza, sapienza e comprensione, non solo perché non si avvale mai della facoltà di criticare, giudicare, condannare il prossimo, ma soprattutto perché non usa mai nulla di ciò che sa e che è per umiliare il prossimo.
Chi è umile è. Gli altri cercano di essere.