Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 9 Novembre 2019

Dedicazione della Basilica Lateranense

Parola del giorno
Ezechièle 47,1-2.8-9.12; Salmo 45,2-3.5-6.8-9; Prima lettera ai Corìnzi 3,9c-11.16-17; Vangelo di Giovanni 2,13-22

Salmo 45,2-3.5-6.8-9

Dio è per noi rifugio e fortezza.
Oppure: Con la tua presenza salvaci, Signore.

2 Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
3
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.

5 Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
6
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.

8 Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
9
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.

Vangelo di Giovanni 2,13-22

13 Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»
17
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”.
18
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?» 19 Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20 Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?» 21 Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22 Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Canale

C’era una volta un paese, splendidamente adagiato sul fianco di una valle così lussureggiante e fertile da essere chiamata Valle della vita. Dalle più alte cime scendeva vivacissimo e generoso un torrente d’acqua cristallina e limpida, che, verso valle, diventava un placido e ricchissimo fiume, che assicurava la vita degli uomini, degli animali e delle piante di quella valle. Il fiume forniva non solo acqua per la sete di tutti e pesca abbondante, ma era utilizzato dagli abitanti della valle come un’ottimale e sicura via di trasporto e, attraverso una sapiente rete di canalizzazione, forniva una perfetta irrigazione a tutti i terreni coltivati. Un giorno, alla Valle della vita, arrivarono degli stranieri che, motivando la loro presenza come una straordinaria occasione per dare vita a un folgorante progresso e sviluppo economico della valle, esibirono permessi governativi che legalizzavano la loro salita sulle più alte cime delle montagne, per fare dei prelievi di rocce alla ricerca di un minerale particolarmente prezioso e raro.
Visto che gli anziani del paese avevano dato il loro beneplacito per la presenza degli stranieri, quasi nessuno in paese fece particolare caso a questi individui che, con le loro fuoristrada rumorose, cariche di strumentazione mai vista, salivano sul fianco delle montagne, per sparire in mezzo ai boschi per parecchi giorni. Quando gli stranieri tornarono non si fermarono in paese, proseguirono diritti verso il luogo da dove erano venuti. Dopo un paio di mesi, dalla strada centrale del paese, iniziò a salire verso il cuore della valle, e più su verso le cime, un gran numero di grossi mezzi di trasporto che trasportavano un gran numero di persone e attrezzature imponenti. In breve tempo la strada del paese risultò troppo stretta per una viabilità così massiccia, e così vennero altri operai e mezzi, che sbancarono terreno e rocce e costruirono una nuova strada alla quale affiancarono una ferrovia. Strada e ferrovia per lunga parte correvano a fianco del corso del fiume e, per questo motivo, il fiume non era più tranquillamente accessibile da uomini e animali, e gli animali, spaventati da tanto trambusto, si ritirarono con i loro cuccioli in quota, dove c’era meno cibo, ma erano più al sicuro. Dopo qualche mese le vette delle montagne brulicavano di lavoranti che perforavano le montagne con miniere profondissime e ne devastavano i fianchi con cave enormi, per recuperare un materiale raro e prezioso, prezioso per l’industria delle armi, perché indispensabile per costruire un tipo di bombe di nuovissima concezione, incredibilmente distruttive. In nemmeno un anno, le miniere, le cave, l’agglomerato di costruzioni, fatte in altitudine, adibite ad abitazioni dei lavoranti, scaricando nel torrente rifiuti, scarti tossici e prodotti chimici di ogni tipo e altamente inquinanti, avvelenarono completamente il fiume, tanto che né animali, né uomini potevano più usarlo per bere e nemmeno per irrigare. Tutto il popolo dei lavoranti delle miniere e delle cave era autosufficiente per cibo e acqua, ma tutti gli abitanti del paese iniziarono ad ammalarsi e a morire a causa dell’inquinamento del fiume, unica loro fonte d’acqua. Gli abitanti della valle iniziarono a scavare pozzi ovunque in cerca di acqua potabile, anche se sapevano bene, per antica conoscenza tramandata per generazioni, che quella valle meravigliosa non aveva nel sottosuolo falde d’acqua importanti e le poche falde che c’erano non fornivano acqua a sufficienza, ed erano tra l’altro ora inutilizzabili, perché già inquinate. Il fiume si era trasformato in una melma densa e fangosa, di colore tra il marrone e il verdastro, che scendeva lentamente a valle. In breve morirono tutte le piante e gli alberi cresciuti nei millenni sulle sue sponde, morirono tutti i pesci e perfino gli uccelli che tentavano di abbeverarsi in quella melma maleodorante. Il fiume che portava vita ora portava morte, ed essendo l’unico corso d’acqua della valle, la valle e tutte le creature che in essa abitavano, a parte i lavoranti delle miniere e delle cave, morirono. La Valle della vita cambiò nome e per tutti era ora la Valle della morte.
Ecco perché Gesù è così triste e amareggiato, al tempio, nel vedere il tempio di Dio ridotto a un mercato. Il tempio di Dio non è solo un luogo, è un modo di vivere e di essere in Dio, di abitare in Dio, è il canale di collegamento spirituale, intellettuale e somatico che permette a Dio di incontrare l’uomo e all’uomo di incontrare Dio, durante l’esperienza terrena. La chiesa, la comunità degli amici di Gesù, nel desiderio di Gesù, doveva essere proprio questo canale energetico di vita e di amore tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio, in ogni angolo della terra. Gesù definisce il tempio la casa del Padre mio, perché non solo è il tempio di Dio, ma è anche un luogo carico di simbologia altissima. Il tempio di Dio non è solo un luogo ma è lo spazio di vita in cui Dio incontra l’uomo e gli offre la luce delle sue informazioni ed energie divine, affinché l’uomo possa vivere le vibrazioni di una vita meravigliosa, piena di benessere, di gioia e di pace. Il tempio di Dio è lo spazio di vita in cui l’uomo incontra Dio e a lui si eleva abbandonandosi al suo abbraccio, per chiedergli perdono degli errori, dei bersagli mancati rispetto all’amore, e dove impara ad abbracciare nella misericordia i fratelli, per condividere con loro la vita.
Gesù vede l’unico canale offerto all’uomo, per abbeverarsi alla conoscenza della luce e dell’amore di Dio, trasformato in una fogna maleodorante, tossica, avvelenata. Gesù non può tacere, non può lasciare che la casa del Padre suo venga trasformata in un mercato per i lupi rapaci. Se l’uomo perde questo canale di vita, questo canale di trasmissione di informazioni ed energia divine, perde tutto, assolutamente tutto. Il tempio non è solo un luogo, anzi, con le parole distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere Gesù identifica il tempio con se stesso, con la propria persona. Gesù non può vedere il canale di luce, di vita e di amore che è venuto a portare, il canale di luce, di vita e di amore che è lui stesso, il canale di luce, di vita e di amore che è il vangelo, donato all’umanità, perché l’umanità riceva le vibrazioni di Dio, trasformato in un canale di potere, di dominio, di mercato, di avidità e di controllo dell’umanità. I potenti della terra stanno abilmente trasformando Gesù e il vangelo, il tempio di Dio, la casa del Padre, le comunità dei credenti in Gesù, in canali di controllo dell’umanità, in canali di dominio, in canali di guadagno, in canali di distruzione e morte.
Ma chi sono coloro che hanno avvelenato il messaggio di Gesù, inquinato il canale di Dio, lo spazio santo e sacro in cui Dio incontra l’uomo e l’uomo incontra Dio? Il vangelo dà loro un nome preciso, e dà un nome preciso anche al loro capo. Quando il vangelo nomina Satana e i suoi demòni usa il vocabolo àrchon, “capo, governatore, comandante, principe-principante – nel senso di colui che dà inizio a qualcosa, colui che fa per primo, che è l’iniziatore”. Colui che comincia, l’iniziatore, il principante, non è di certo il Kýrios, cioè il Signore, il Tetragramma sacro YHWH, il Nome stesso di Dio, che in bibbia indica il Creatore di tutte le cose, il Padrone, ma è Satana. Satana, nel vangelo, è chiamato àrchon, perché è il cominciatore, colui che, creato dal Signore, su permesso del Signore ha potuto iniziare a mettersi a capo di qualcosa, a capo di schiere sconfinate di angeli oscuri in rivolta contro Dio. In Giovanni 16,11, come in molte altre occasioni nel vangelo, Satana è denominato il principe di questo mondo, non perché sia il padrone del mondo, ma perché è il “principante”, l’iniziatore della rivolta contro Dio e il suo amore. Satana è l’àrchon che ha iniziato a sfidare Dio e si è messo a capo di tutti coloro che, lungo la storia dell’umanità, hanno desiderato sfidare Dio. Ecco perché nel vangelo i dirigenti politici del popolo, i capi dei sacerdoti del tempio, i capi religiosi vengono chiamati anche loro archòntes, “capi, principanti, governatori, comandanti”, perché Gesù li riconosce come i prìncipi che hanno potere terreno in quanto sono a servizio del principe, Satana.
Alcuni esempi.
Matteo 20,25: Ma Gesú, chiamatili a sé, disse: Voi sapete che i prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio.
Luca 14,1: Gesú entrò di sabato in casa di uno dei principali farisei per prendere cibo, ed essi lo stavano osservando.
Luca 23,13: Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, i magistrati e il popolo, disse loro.
Luca 23,35: Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!
Luca 24,20: come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso.
Gesù l’ha predetto in Matteo 24,15: Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Quando gli uomini vedranno presente nel luogo santo, il tempio di Dio, nell’arca che collega il cielo e la terra, non più i discepoli di Gesù ma gli arconti e, in mezzo agli arconti, vedranno seduto l’arconte satanico, allora sarà il tempo in cui gli uomini dovranno affrontare tutte le conseguenze devastanti del loro aver incautamente affidato la propria esistenza, per secoli e millenni, a esseri così crudeli, malvagi, spietati come gli arconti che, al servizio dell’arconte satanico, non hanno fatto altro che inquinare e bloccare il fiume, il canale di Dio, lo spazio dell’incontro tra uomo e Dio.
Gesù, quel giorno, per cacciare fuori dal tempio i cambiamonete e chi, per ordine degli arconti, usava il tempio per vendere buoi, pecore e colombe, fece una frusta di cordicelle e alzò la voce.
Ora, dopo duemila anni, il Signore, il Kýrios, per cacciare l’arconte che si è insediato con un suo impiegato nel cuore del tempio di Dio, userà ancora una frusta fatta di cordicelle?
Ora, dopo duemila anni, il Signore, il Kýrios, per cacciare l’arconte presente in quella che era la casa, la tenda di Dio tra gli uomini, userà ancora una frusta fatta di cordicelle?
Ora, dopo duemila anni, il Signore, il Kýrios, per cacciare per sempre l’arconte e i suoi sgherri dal proprio tempio, per estirpare dalla terra chi ha usato il nome di Dio per generare paura, sottomettere, schiavizzare, dominare, soggiogare, per strappare dalle fauci degli arconti l’umanità morente, userà ancora una frusta fatta di cordicelle?
Sì, userà ancora una frusta, e non una frusta fatta di cordicelle, ma una frusta fatta di stelle. Il testo di Matteo 24,29, infatti, non lascia dubbi: subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.