Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 13 Ottobre 2019

28a del Tempo Ordinario – Anno C

Parola del giorno
Secondo libro dei Re 5,14-17; Salmo 97,1-4; Seconda lettera a Timòteo 2,8-13; Vangelo di Luca 17,11-19

Il Signore ha rivelato

Salmo 97,1-4

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

1 Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
3
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
4
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Vangelo di Luca 17,11-19

11 Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
12
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13 e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!» 14 Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
15
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16 e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17 Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18 Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?» 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!»

La malattia

C’è una malattia, una malattia dell’uomo, una particolarissima malattia dell’uomo, la peggiore malattia che possa colpire un uomo, ed è una malattia che nemmeno Gesù può guarire. Gesù, oltre che comandare ai venti e alle tempeste, oltre che trasformare l’acqua in ottimo vino, moltiplicare pani e pesci per migliaia di persone, è capace di far risorgere i morti, di far camminare i paralitici, di far vedere i ciechi e sentire i sordi, è capace di guarire l’uomo da tutte le malattie, perfino dalla lebbra. Ma c’è una malattia dell’uomo che nemmeno Gesù può guarire. Qual è questa malattia dell’uomo che nemmeno Gesù può guarire? Il testo evangelico lo rivela nel racconto della guarigione dei 10 lebbrosi. Gesù guarisce 10 lebbrosi senza alcuna fatica, solo con il  suono della sua voce, perché Gesù, essendo il Signore della vita, può ordinare, senza alcuna fatica, a tutte le molecole, alle cellule del corpo umano di ripristinarsi nella salute e nell’armonia, ma non può nulla davanti all’ingratitudine dell’uomo. L’ingratitudine è la malattia più terribile, angosciante, disperante, tossica, letale, spaventosa, che possa colpire l’uomo. L’ingratitudine è la malattia di cui si sono ammalati mortalmente Satana e tutti i suoi demòni, dall’istante in cui si sono messi in rivolta contro Dio. Anche l’uomo, come Satana, quando è in rivolta contro Dio e la vita, non può in alcun modo essere grato, e quando l’uomo non è grato, è sicuramente in rivolta contro Dio e la vita.
Il cuore che non è nella lode, si rode. L’intelligenza che non ringrazia, si strazia. L’uomo che spegne il grazie accende la disgrazia. L’uomo definisce disgrazia una situazione pericolosa, una condizione sfavorevole, un momento infelice, la malasorte, la sfortuna, la malattia, un incidente, un evento negativo, luttuoso, imprevisto, senza rimedio, la sventura, ma, in realtà, la disgrazia, la vera unica disgrazia è un cuore che non sa o non vuole dire grazie. Nemmeno Gesù può guarire l’uomo dall’ingratitudine. Nemmeno Gesù può fare nulla per aprire alla gratitudine il cuore di un uomo che non desidera e non vuole essere grato. Dall’ingratitudine si può guarire solo e unicamente per autoguarigione. È l’uomo che deve decidere di guarire in se stesso, di autoguarirsi da questa terribile malattia. Gesù ha guarito tutti e 10 i lebbrosi dalla lebbra, ma soltanto uno si è autoguarito dall’ingratitudine ed è tornato a dire grazie a Gesù e a rendere gloria a Dio. I 9 lebbrosi che sono stati guariti dalla lebbra e non sono tornati indietro per ringraziare Gesù e rendere gloria a Dio, in realtà, anche se hanno conosciuto la guarigione della pelle e del corpo, non hanno vissuto nessun tipo di reale guarigione intellettuale e spirituale. Come l’ingratitudine è la più terribile malattia che possa colpire un uomo, allo stesso tempo la gratitudine è la più grande fonte di guarigione per tutte le malattie che possono colpire l’uomo.
Nemmeno Gesù può guarire l’uomo dalla più terribile delle malattie, perché non si può forzare alla gratitudine, non si può obbligare alla gratitudine, non si può costringere a essere grati. Se la gratitudine conosce anche la benché minima forzatura, la più sottile forma di obbligo, non è più gratitudine. Gesù può ispirare alla gratitudine, può indicare la via del dire grazie, ma non può in alcun modo costringere alla gratitudine.
L’uomo che impara a vivere dicendo continuamente grazie nel proprio dialogo interiore, coltivando incessantemente la gratitudine nel cuore, raggiungerà le vette della spiritualità e dell’intelligenza. La vetta della spiritualità è imparare a vivere per ringraziare e questo consente all’uomo di raggiungere la vetta della conoscenza, della sapienza, dell’intelligenza, che è comprendere come sia assolutamente indispensabile ringraziare per vivere.