Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Giovedì 3 Ottobre 2019

26a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Neemìa 8,1-4a.5-6.7b-12; Salmo 18,8-11; Vangelo di Luca 10,1-12

Salmo 18,8-11

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

8 La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

9 I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

10 Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

11 Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Vangelo di Luca 10,1-12

In quel tempo, 1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!” 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11 “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12 Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Agnelli e lupi

Gesù ha mandato i suoi amici e discepoli nel mondo come agnelli in mezzo ai lupi. Li ha mandati senza borsa, sacca, sandali. Li ha inviati con il comando di guarire tutti gli ammalati che avrebbero incontrato lungo il cammino e ha dato loro la potenza per farlo. Li ha inviati per annunciare a tutti gli uomini e le donne del pianeta che il regno di Dio è giunto e con il regno di Dio è giunta la liberazione dal potere del male. Gesù sapeva perfettamente che mandava i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi, ma li ha inviati intenzionalmente, perché aveva in cuore, proprio attraverso questi agnelli, capaci di ispirare l’umanità con la sapienza della Parola e la potenza dello Spirito Paraclito, di liberare ogni uomo dai lupi rapaci che godono nell’opprimere, schiavizzare e strangolare l’umanità. Gesù usa il simbolo del lupo per definire coloro che per servire e adorare Satana sbranano e devastano l’umanità, depredandola di ogni bene, libertà, dignità, conoscenza, bellezza, e benessere. Gesù ha mandato degli agnelli in mezzo ai lupi, ma questo è il tempo, il tempo dell’abominio di cui Gesù parla in Matteo 24,15, dove è scritto: quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele. L’abominio della devastazione nel luogo santo, preannunciato da Gesù, è esattamente questo momento della storia, il momento della storia in cui gli agnelli, mandati a servire l’uomo in nome di Dio, per liberare l’uomo dai lupi rapaci, si trasformano a loro volta, intenzionalmente, volontariamente, deliberatamente, in lupi rapaci servi di Satana, lupi rapaci spietati, feroci, crudeli, avidi. L’abominio della devastazione nel luogo santo avviene proprio nel momento in cui, dal centro del tempio, gli agnelli trasformati in lupi rapaci, ma ancora perfettamente mascherati da agnelli, fanno partire la loro offensiva contro Gesù e il suo vangelo. Il loro progetto è rendere obsoleto Gesù, riduttivo il suo messaggio, settario il suo approccio alla verità. L’obiettivo dei lupi rapaci è cancellare Gesù dal cuore e dall’intelligenza della gente, ma senza forzature e imposizioni, almeno all’inizio. Mostreranno come, dal punto vista storico e teologico, Gesù e il suo vangelo non sono stati interpretati correttamente e come necessitano di una modernizzazione che ridicolizzerà l’uno e mutizzerà l’altro. I lupi rapaci vogliono arrivare a far sì che, in nome di una fraternità universale, in nome della sicurezza dei popoli, in nome della giustizia e del benessere per tutti, Gesù e i suoi amici vengano ritenuti dapprima ideologicamente superati, poi dissidenti oscurantisti, alla fine nemici pericolosi da eliminare. Proprio dal cuore del tempio i dirigenti dei lupi rapaci cercheranno con ogni mezzo di persuadere l’umanità ad abbracciare i grandi temi della pace universale, della fraternità, della speranza, della giustizia, per tralasciare la visione troppo rigida, esigente e irrealizzabile del vangelo. Gesù sarà presentato dai lupi rapaci del tempio come un uomo straordinariamente sapiente e giusto, così sapiente e giusto da poter essere compreso e seguito solo da pochi eletti, così come pochissimi eletti potrebbero essere in grado di seguirlo in tutte le sue esigenti proposte, troppo pochi per garantire una vera e diffusa evoluzione spirituale e sociale all’umanità. I lupi rapaci useranno tutto il male, la devastazione, il sangue versato, le guerre, la fame, le ingiustizie, che loro stessi hanno provocato nella storia, ingannando e depredando l’umanità, mostrandoli come i dolorosi, inequivocabili segni dell’impossibilità endemica dell’uomo di poter seguire Gesù, di vivere l’amore, la pace, la condivisione e la giustizia come il vangelo chiede. I lupi rapaci si proporranno come i salvatori dell’umanità, offrendo all’uomo qualcosa di luminoso, giusto, legale che tutti gli uomini potranno condividere e abbracciare senza difficoltà e differenze. Allo stesso modo, dopo avere devastato da dentro, per secoli, con ogni forma di corruzione e ingiustizia, ogni tessuto sociale, politico, governativo, mostreranno, con un’evidenza sempre più indiscutibile, come i singoli governi nazionali siano assolutamente inadempienti e incapaci di corrispondere ai dettami delle costituzioni per garantire il benessere dei popoli, e come accettare la direzione sovrana di un governo globale mondiale, al di sopra di tutti i popoli e le nazioni, sia l’unica scelta, la scelta irrinunciabile, salvifica, liberante. I lupi rapaci, proprio dal centro del tempio, mentre con la bocca predicheranno la pace e la difesa degli ultimi, con le mani premeranno il pulsante che darà inizio a una guerra che si estenderà su tutta la terra. Una guerra di cui hanno assolutamente bisogno: primo, per onorare il dio che adorano, Satana, che chiede incessantemente di essere celebrato e onorato con il sangue versato da sacrifici di uomini, secondo, per arricchirsi smisuratamente con il mercato delle armi, terzo, perché la devastazione e la guerra generano nuove opportunità, poteri, divisioni geopolitiche, e modificano radicalmente i ruoli sociali, stabilendo sul pianeta nuovi confini e imperi.
Gli agnelli che Gesù ha mandato in mezzo ai lupi sono diventati i lupi predatori, ma il Paraclito Spirito, come il vento, nessuno lo può fermare, nessuno sa da dove viene e dove va, e nessuno può controllarlo, dominarlo, rinchiuderlo, etichettarlo, comprometterlo, comprarlo. Lo Spirito Paraclito continua a cantare in ogni angolo della terra che il regno di Dio è vicino, che Lui, il Figlio, sta tornando.
Le città dei lupi rapaci fanno orecchie da mercante, hanno altro a cui pensare, sono indifferenti, superiori al richiamo di Dio, Gesù lo riconferma: Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.