L’uomo che non si rivolge a Dio,
anche se non lo sa, è in rivolta contro Dio.
L’uomo che si rivolge a Dio,
anche se non lo sa, è in pace con Dio.
L’uomo che non fida se stesso a Dio,
anche se non lo sa, è in sfida con Dio.
L’uomo che fida se stesso a Dio,
anche se non lo sa, è in unità con Dio.
L’uomo che non cerca guarigione in Dio e nella cura del proprio dialogo interiore,
anche se non lo sa, ritiene Dio colpevole della propria sofferenza e dolore.
L’uomo che cerca guarigione in Dio e nella cura del proprio dialogo interiore,
anche se non lo sa, sente Dio come la purissima sorgente della vita e della gioia,
e considera il proprio dialogo interiore la chiave di ogni miglioramento
ed evoluzione personale.
L’uomo che non ringrazia continuamente Dio,
anche se non lo sa, pensa male di Dio.
L’uomo che ringrazia continuamente Dio,
anche se non lo sa, è felice di Dio.
L’uomo che non si abbandona a Dio,
anche se non lo sa, sta abbandonando lo splendore della vita,
per organizzarsi una vita parallela come garanzia e assicurazione.
L’uomo che si abbandona a Dio,
anche se non lo sa, rimane collegato e connesso energeticamente
allo splendore della vita, che gli organizza l’esistenza
secondo la perfezione dei desideri di Dio.
L’uomo che non si lascia illuminare da Dio,
anche se non lo sa, preferisce farsi ingannare dall’uomo.
L’uomo che si lascia illuminare da Dio,
anche se non lo sa, non si farà mai ingannare dall’uomo.
L’uomo che non canta continuamente a Dio, senza stancarsi mai,
anche se non lo sa, è in collera con Dio, con se stesso e con la vita.
L’uomo che canta continuamente a Dio, senza stancarsi mai,
anche se non lo sa, si sta preparando
al canto e alla festa senza fine della città celeste.