Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Domenica 15 Settembre 2019

24a del Tempo Ordinario – Anno C

Parola del giorno
Èsodo 32,7-11.13-14; Salmo 50,3-4.12-13.17.19; Prima lettera a Timòteo 1,12-17; Vangelo di Luca 15,1-32

Salmo 50,3-4.12-13.17.19

Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
19
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Vangelo di Luca 15,1-32

In quel tempo, 1 si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
3
Ed egli disse loro questa parabola:
4 «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
5
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6 va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7 Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
8
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9 E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10 Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
11
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13 Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
15
Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17 Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20 Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23 Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
25
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27 Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28 Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29 Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31 Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Pieno di gioia

I farisei e gli scribi, quando ascoltano Gesù, fanno il pieno di mormorazione. Gesù, attraverso la sua Parola, cerca di ispirare i suoi discepoli ad aprire il cuore e l’intelligenza alla scoperta del vero tesoro della vita, perché possano vivere l’esistenza facendo il pieno di gioia. I farisei e gli scribi, quando osservano le opere di Gesù, fanno il pieno di maldicenza. Gesù, attraverso le sue opere, cerca di illuminare l’umanità, perché possa vivere la vita facendo il pieno di allegria e festa. I farisei e gli scribi, quando osservano le guarigioni di Gesù, fanno il pieno di malanimo. Gesù, attraverso le guarigioni che compie, cerca di aiutare l’umanità a riprendere fiducia nella vita, perché viva la vita facendo il pieno di felicità e contentezza.
Farisei e scribi, uomini di religione, che si ritengono i rappresentanti di Dio in terra, incontrano, ascoltano, guardano Gesù, il Figlio di Dio, e fanno il pieno di rabbia, odio, rancore e avversione. Gesù rivela ai suoi discepoli parabole che svelano come, secondo il cuore e i desideri di Dio, il senso della vita è la festa, il cuore della vita è l’allegrezza, il senso dell’essere umano è la felicità, perché il cuore dell’uomo è fatto di gioia, costituito di gioia, destinato alla gioia. Nessuno ama la gioia come Dio, perché Dio è gioia. Il Padre, il Figlio, lo Spirito Paraclito è Gioia. La gioia è la sostanza di Dio, il cielo di Dio è fatto di gioia, la città celeste è fatta di gioia, gli angeli e tutti gli esseri del cielo sono fatti di gioia, sostanza con cui Dio ha creato tutto ciò che ha creato. Farisei e scribi, uomini di religione, che si ritengono i rappresentanti di Dio in terra, in nome di Dio e di una felicità eterna nella dimensione del cielo, impongono agli uomini sulla terra doveri, pesi, obblighi, imposizioni, comandi, schiavitù. Gesù annuncia all’umanità che l’uomo può vivere la gioia sulla terra chiedendo perdono a Dio per tornare a lui con tutto il cuore e vivendo il perdono, la misericordia, la compassione nei confronti dei fratelli. Farisei e scribi sventagliano davanti agli occhi dei popoli la felicità come una speranza certa, in nome della quale possono chiedere all’umanità ogni sorta di sacrificio, rinuncia, immolazione, privazione. È in nome di una felicità futura, che gli uomini del potere religioso e politico accecano l’intelligenza e la coscienza dei popoli, per persuaderli ad adattarsi con rassegnazione alla miseria, alla penuria, alla guerra, alla distruzione, alla separazione. È in nome della felicità che Gesù rivela a tutti i figli di Dio che le vie per essere felici, ogni istante, nel presente, sono le vie del perdono e della misericordia. È in nome della felicità, che Gesù rivela a tutti i figli di Dio che il Padre del cielo ama e desidera così tanto la gioia per ciascuno dei suoi figli, che, quando un figlio si incammina umilmente ma con coraggio sulla strada del ritorno in se stesso, sulla strada del ritorno all’amore, sulla strada del ritorno alla casa del Padre, il Padre vede il figlio quando ancora è lontano, e, pieno di compassione, gli corre incontro, gli si getta al collo per baciarlo.
Dio è il Dio della gioia.