Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 30 Agosto 2019

21a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Prima lettera ai Tessalonicési 4,1-8; Salmo 96,1-2.5-6.10-12; Vangelo di Matteo 25,1-13

Salmo 96,1-2.5-6.10-12

Gioite, giusti, nel Signore.

1 Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
2
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.

5 I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
6
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

10 Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi.

11 Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
12
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

Vangelo di Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1 «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4 le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi.
5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
6 A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9 Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
10 Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!” 12 Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Piccoli vasi

Gesù paragona tutta la storia dell’umanità e tutta l’esperienza terrena dell’uomo – che è un cammino evolutivo che serve all’uomo per ritornare, nella pienezza della festa e della pace, al Signore della vita – a dieci ragazze che escono con le loro lampade per andare incontro allo sposo, per illuminargli il cammino verso la casa della festa. Gesù precisa chiaramente che ci sono solo due modi per vivere l’esperienza terrena, per andare incontro all’Amante eterno, allo Sposo celeste. Un modo è vivere su questa terra da saggi, l’altro modo è vivere su questa terra da stolti.
Le dieci ragazze rappresentano l’umanità. Tutte le ragazze condividono uno scopo e un compito comune: uscire con le lampade incontro allo sposo per entrare con lui nel luogo della festa. Tutti gli uomini e le donne che nascono su questa terra condividono uno scopo e un compito comune: nascere su questo pianeta per evolversi e predisporsi all’incontro con il Signore della vita e condividere con lui la festa senza fine, nella città celeste. Tutte e dieci le ragazze sono fornite di lampada. Tutti gli uomini e le donne della terra sono forniti di vita, di personalità, di strumenti e mezzi, di struttura intellettuale e spirituale adatti al compito. Cinque ragazze sono stolte, cinque ragazze sono sagge. Una parte dell’umanità si approccia alla vita e vive con stoltezza, una parte dell’umanità si approccia alla vita e vive con saggezza. Gesù spiega che la differenza tra le ragazze stolte e le ragazze sagge è unicamente in quei piccoli vasi d’olio che le sagge prendono con sé e che le stolte non prendono con sé. L’uomo si gioca una vita di stoltezza e di saggezza unicamente nel fatto di prendere con sé, insieme alla lampada, anche l’olio per la lampada, in piccoli vasi. Nella simbologia della parabola di Gesù la lampada, che le dieci ragazze prendono con loro, è la vita stessa che ogni uomo e donna della terra si trova come dono incommensurabile tra le mani, un dono che serve all’uomo per incamminarsi verso l’Amante celeste e che, al tempo stesso, serve all’uomo per illuminare e illuminarsi il cammino. Le ragazze stolte prendono con sé le lampade, prendono con sé la loro vita, accettano la vita e l’esistenza e si mettono in cammino verso lo Sposo, ma non prendono con sé olio per le lampade, cioè il combustibile per la propria lampada, per la propria vita. Le ragazze sagge prendono con sé le lampade, prendono con sé la loro vita, accettano la vita e l’esistenza e si mettono in cammino verso lo Sposo, ma prendono anche con sé olio in piccoli vasi per le lampade, si forniscono di combustibile per la propria lampada, per la propria vita.
Simbolicamente che cosa rappresentano l’olio della lampada e i piccoli vasi? La lampada a olio si chiama così perché usa l’olio come combustibile, cioè come sostanza capace di fornire energia termica per la combustione e produrre una piccola fiamma per fare luce. L’olio, per essere bruciato, deve arrivare in prossimità della fiamma a piccolissime dosi e a temperatura piuttosto alta. A questo delicato compito provvede il cotone dello stoppino, che assorbe l’olio per capillarità, l’olio infatti tende ad arrampicarsi tra gli spazi vuoti, tra le fibre di cotone. Questa risalita è molto lenta e dà tempo all’olio di scaldarsi abbastanza per poter essere consumato dalla fiamma. Durante la combustione, infatti, lo stoppino non sarà consumato quasi per nulla dalla fiamma, che preferirà alimentarsi con l’olio. L’olio è il combustibile che la lampada consuma per fare luce. Una lampada senza olio è inutilizzabile. L’olio della lampada rappresenta dunque il combustibile della vita stessa. La vita senza combustibile, come la lampada senza olio, è inutile e inutilizzabile. Cos’è l’olio della lampada? Qual è il combustibile della vita? Potrebbe sembrare impossibile rispondere correttamente a questa domanda, perché in realtà l’olio che l’uomo sceglie come combustibile, come energia vitale per la propria vita può essere qualsiasi cosa. In verità, per come l’uomo è costituito e creato, secondo il disegno divino, egli può alimentare la propria vita solo e unicamente di uno e un solo combustibile: fede-amore, che genera gioia. Fede-amore che genera gioia è il combustibile che può fornire energia alla lampada della vita dell’uomo, per una vita luminosa e illuminante. Fede-amore che genera gioia è il combustibile della vita da portare con sé in piccoli vasi, cioè umilmente e con semplicità, senza presunzione e arroganza. Fede-amore che genera gioia da assorbire quotidianamente e incessantemente in piccole dosi. Fede-amore che genera gioia che, in piccole dosi, si arrampica nel cervello, dentro i pensieri, attraverso il dialogo interiore spirituale come l’olio nello stoppino della lampada, così che tutta la persona, nel proprio sistema nervoso, endocrino e immunitario, assorba per capillarità l’energia potente e meravigliosa della vita. L’olio della lampada, il combustibile della vita è fede-amore che genera gioia. È fede certa nell’amore di Dio, è fede piena e viva nella vita che mai permette all’uomo di pensare male di Dio e del dono della vita, è fede piena in Dio che garantisce in ogni occasione della vita uno sguardo amorevole, sereno e pacifico, uno sguardo interiore pieno di amore che rimane tranquillamente e gioiosamente puntato, orientato, connesso, centrato in Dio, senza mai entrare in lotta e in sfida con la vita.
Per essere uomini e donne saggi, Gesù invita i suoi figli a far arrampicare in piccole dosi, ma continuamente e ininterrottamente, tra le fibre energetiche dei propri pensieri, la fede-amore che genera gioia, come la lampada fa arrampicare l’olio tra gli spazi vuoti delle fibre di cotone, per bruciare e diventare fiamma che illumina. Gesù invita i suoi figli a cibarsi costantemente di fede-amore che genera gioia, per non entrare mai in conflitto, per non entrare nel malinteso, secondo cui il male può essere eliminato combattendo il male e non seminando incessantemente dentro e fuori di sé il bene, l’amore e la gioia. L’umanità che ogni giorno si alimenta di fede-amore che genera gioia non conoscerà mai la stoltezza dell’inedia, dell’indifferenza, dell’apatia, dello svilimento. Non conoscerà mai la stoltezza dell’inerzia incatenante dovuta all’omologazione e all’uniformazione alle convenzioni umane. La stoltezza della petulante, ossessiva, patetica abitudine del lamentarsi pigramente per ogni cosa a oltranza. La stoltezza dell’identificazione con chi si sente sempre, perennemente e costituzionalmente vittima emarginata, minoranza debole, bisognosa, e pretende soccorso, assistenza e conforto. La stoltezza, che il testo evangelico racchiude nella richiesta che le ragazze stolte fanno alle sagge: Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Stoltezza dell’umanità che implora e pretende garantismo, patrocinio, assistenzialismo senza fine dagli altri e non opera mai personalmente per la propria autonomia, benessere, autosufficienza, libertà, gioia e indipendenza. Stoltezza del garantismo, patrocinio, assistenzialismo a oltranza, che il vangelo stronca senza mezzi termini nella risposta delle ragazze sagge alle ragazze stolte: le sagge risposero: No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. In questa occasione il vangelo non ispira alla condivisione, alla carità, all’aiuto e al sostegno reciproco, ma alla totale autonomia e indipendenza personale. Come nessuno può respirare per qualcun altro, mangiare, bere, dormire al posto di qualcun altro, così nessuno può sostituirsi a nessun altro nel decidere di approvvigionarsi o meno di olio per la propria lampada, di combustibile per la propria vita, di fede-amore che genera gioia per vivere la propria esperienza terrena. 
Gli uomini e le donne che vivranno la vita terrena da saggi entreranno con gioia con lo Sposo celeste nella casa dell’eterna festa. Gli uomini e le donne che vivranno la loro vita terrena da stolti arriveranno alla città celeste quando le porte saranno già chiuse. Arriveranno così desostanziati, così privi di intelligenza e svuotati di ogni dignità e personalità, così schiavi dell’ignoranza e della paura, così sconnessi e decentrati da essere irriconoscibili perfino al Signore della vita, tanto che lui dirà: In verità io vi dico: non vi conosco.