Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 17 Agosto 2019

19a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Giosuè 24,14-29; Salmo 15,1-2a.5.7-8.11; Vangelo di Matteo 19,13-15

Salmo 15,1-2a.5.7-8.11

Tu sei, Signore, mia parte di eredità.
Oppure: Signore, solo in te è il mio bene.

1 Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
8 Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

11 Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Vangelo di Matteo 19,13-15

In quel tempo 13 furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
14 Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
15 E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Lasciate

Letteralmente è scritto: Lasciate i bambini e non impedite loro di venire a me, di tali [persone, esseri] è il regno dei cieli.
Essere bambino è quel tempo della vita dell’uomo in cui l’essere umano è ancora molto connesso alla sua essenza divina e collegato all’energia dei multiversi, è il tempo in cui è molto percettivo perché non ha ancora sostituito completamente con l’ego la grandezza e la bellezza del vero sé divino. Essere bambino è il tempo della vera intelligenza, il tempo in cui Dio è l’essere e la presenza più semplice ed evidente da percepire, concepire, comprendere. È il tempo della libertà di essere se stessi, senza paura e timore dei giudizi altrui, il tempo in cui ogni cosa si impara per gioco, molto velocemente e senza sforzo, senza mai sottostare al peso delle aspettative e delle sentenze degli altri, il tempo in cui l’addestramento sociale non è ancora riuscito a imporre completamente la necessità del confronto, dell’imitazione, della competizione, dell’ambizione, la sete del controllo, del potere e del dominio. Essere bambino è il tempo in cui il fastidio per una cosa, o per un evento sgradito, dura un istante e la serenità e il sorriso vincono sempre, il tempo in cui l’essere umano è grato per tutto e ogni cosa, non conosce la proprietà privata e il possesso, e, affettivamente, è il tempo in cui si è di tutti e di nessuno. Il tempo in cui l’innamoramento non è per una singola persona, ma per tutte le realtà del creato e per la vita intera, il tempo in cui la supremazia sugli altri e la violenza per ottenerla non è nemmeno concepibile intellettualmente. L’essere bambino non è solo un tempo ma è un modo di essere uomo prima di diventare terrestre, il modo di essere nell’umanità che più si avvicina al modo di essere degli esseri angelici cui appartiene il regno celeste.
Quando un uomo e una donna nascono sulla terra, come individuale essenza energetica divina, come modo di essere, capacità percettive e intellettuali, evoluzione spirituale, sono molto più vicini a come sono gli esseri angelici del cielo di quanto non lo siano dopo anni di vita terrena. Solo dopo la pressione violenta e inarrestabile dell’addestramento, dopo la compressione del controllo delle attese altrui, delle imposizioni e delle costrizioni, un bambino smette di essere bambino e si comporta come un terrestre, diventa un terrestre, dimenticando la sua dimensione divina. L’umanità è ancora persuasa che, quando nasce un bambino, il suo primo obbligo morale e sociale verso quel bambino sia quello di educarlo, ammaestrarlo, addestrarlo secondo le regole, le leggi, le consuetudini, le tradizioni, le convenzioni e convinzioni della società, della religione, della cultura, ed è così che l’umanità trasforma gli esseri umani divini in mostri terrestri, a propria immagine e somiglianza. Ogni essere umano che nasce sulla terra è un’occasione, un essere divino, una possibilità in carne, ossa, muscoli, intelligenza, spirito, cuore che Dio dona all’umanità perché i terrestri, ispirandosi a lui, si rieduchino fino a ritornare uomini figli di Dio, per predisporsi al regno di Dio, e non perché quell’essere umano sia addestrato dai terrestri al regno del mondo e ai sistemi della terra.
Quando l’umanità comprenderà che ogni bambino che nasce sulla terra non viene sulla terra per essere educato, ma per rieducare l’umanità alla vita e all’amore, alla sapienza e all’evoluzione, allora sarà il tempo. Quando l’umanità sarà consapevole del fatto che un bambino non viene sulla terra per essere ammaestrato dalle culture, dalle ideologie, dalle politiche e dalle religioni dell’umanità, ma per illuminare l’umanità verso un cammino evolutivo spirituale superiore, per creare un rapporto completamente nuovo e diverso con Dio, allora sarà il tempo. Quando l’umanità capirà che un bambino non viene sulla terra per essere indirizzato verso qualcosa o qualcuno, ma per indirizzare l’umanità verso Dio, non viene sulla terra per essere istruito da qualcuno, ma per far progredire l’umanità, non viene sulla terra per essere guidato dall’umanità, ma per guidare l’umanità verso il cielo, allora sarà il tempo. Quando l’umanità entrerà nella luce della conoscenza e le sarà immediatamente chiaro che i bambini non sono dati all’umanità perché l’umanità abbia nuovi figli e figlie, e il pianeta nuovi uomini e donne di cui prendersi cura, ma che lei stessa, prendendosi cura dei bambini e imparando dai bambini, amando i bambini, potrà predisporsi e prepararsi ad appartenere al regno del cielo, allora sarà il tempo. Sarà il tempo in cui i terrestri non vivranno più i figli loro concessi come loro figli, come loro possesso, proprietà, appartenenza, ma come figli di Dio, esseri divini che Dio concede ai terrestri perché tornino a essere uomini e donne come Dio desidera, figli del regno. I bambini non sono dati all’umanità per donare nuovi figli alla terra, ma per donare nuovi figli al cielo.