Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Venerdì 9 Agosto 2019

Santa Teresa Benedetta della Croce, vergine e martire, patrona d’Europa

Parola del giorno
Osèa 2,16b.17b.21-22; Salmo 44,11-12.14-17; Vangelo di Matteo 25,1-13

Salmo 44,11-12.14-17

Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore.

11 Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

14 Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
15
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

16 Condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.
17
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.

Vangelo di Matteo 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1 «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4 le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi.
5
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
6
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9 Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
10
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12 Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Stolto e saggio

Nei testi del Primo Testamento i termini saggio e stolto, saggezza e stoltezza appaiono centinaia di volte e descrivono gli unici due atteggiamenti possibili all’uomo come risposta al dono della vita e all’amore di Dio. In tutta la sua vita terrena, l’uomo può rispondere e partecipare al dono della vita e all’amore di Dio da uomo stolto o da uomo saggio, ogni giorno può evolversi verso la saggezza o involversi nella stoltezza.
Ma il testo sacro del Primo Testamento cosa intende per stoltezza e saggezza? Chi sono l’uomo e la donna stolti e chi sono l’uomo e la donna saggi?  

Secondo Salomone. 
È un divertimento per lo stolto compiere il male, come il coltivare la sapienza per l’uomo prudente.
I saggi fanno tesoro della scienza, ma la bocca dello stolto è un pericolo imminente.
L’uomo prudente ha la sapienza davanti a sé, ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
Le parole dello stolto sono la verga del suo orgoglio; le labbra dei saggi sono la loro difesa.
Non parlare agli orecchi di uno stolto, perché egli disprezzerà le tue sagge parole.
Va’ coi saggi, diverrai saggio; chi frequenta gli stolti, diventa stolto.
Dissimulano l’odio le labbra bugiarde, chi diffonde calunnie è uno stolto.
Lo stolto manifesta subito la sua collera, ma chi è avveduto dissimula l’offesa.
La persona avveduta prima di agire riflette, lo stolto mette in mostra la sua stupidità.
Nella bocca dello stolto c’è il germoglio della superbia, ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia.
Un cuore intelligente desidera imparare, la bocca dello stolto si pasce della sua ignoranza.
Meglio incontrare un’orsa privata dei figli che uno stolto in preda alla follia.
Anche lo stolto, se tace, passa per saggio, e per intelligente se tiene chiuse le labbra.
Lo stolto non ama la prudenza, ma vuole solo far mostra dei suoi sentimenti.
La bocca dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono una trappola per la sua vita.
Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza, per non divenire anche tu simile a lui.
La pietra è greve, la sabbia è pesante, ma più d'entrambi la collera dello stolto.
Lo stolto dà sfogo a tutto il suo malanimo, il saggio alla fine lo sa calmare.
Lo stolto si ammazza di fatica, ma non sa neppure andare in città.
La stoltezza intralcia il cammino dell’uomo e poi egli si adira contro il Signore
.

Secondo Siracide.
Il dono di uno stolto non ti gioverà, perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha dato.
Incolla cocci chi ammaestra uno stolto, sveglia un dormiglione dal
sonno profondo.
L’interno dello stolto è come vaso rotto, non potrà contenere alcuna scienza.
Lo stolto alza la voce mentre ride; ma l’uomo saggio sorride appena in silenzio.
Non sottometterti a un uomo stolto, e non essere parziale a favore di un potente.
Ruota di carro il sentimento dello stolto, il suo ragionamento è come l’asse che gira.
C’è chi si rovina per rispetto umano e di fronte a uno stolto si dà perduto.
L’intimo dello stolto è come un vaso frantumato, non può contenere alcuna scienza.
Per lo stolto la sapienza è come casa in rovina, e la scienza dell'insensato è un insieme di parole astruse.
Lo stolto spia dalla porta dentro una casa, l’uomo educato invece se ne sta fuori.
Parlare a uno stolto è parlare a chi ha sonno; alla fine dirà: Cosa c’è?
Che c’è di più pesante del piombo? E qual è il suo nome, se non quello di stolto?

Secondo Ecclesiaste.
Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre: il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio.
Non consigliarti con lo stolto, perché non saprà mantenere un segreto.
Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò le tue parole siano poche, poiché dalle molte preoccupazioni vengono i sogni e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto.
Non essere troppo malvagio e non essere stolto. Perché vuoi morire prima del tempo?

Secondo Giobbe.
Poiché la collera uccide lo stolto e l’invidia fa morire lo sciocco.
Ho visto lo stolto mettere radici e subito ho dichiarato maledetta la sua dimora.
L’uomo stolto diventerà giudizioso? E da un puledro di asino selvatico sarà generato uomo?

Secondo i Salmi
Lo stolto pensa: Dio non c’è. Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c’è chi agisca bene.
Ricordati di questo: il nemico ha insultato il Signore, un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.

Secondo Geremia.
Stolto è il mio popolo: non mi conosce, sono figli insipienti, senza intelligenza; sono esperti nel fare il male, ma non sanno compiere il bene.
Ascolta, popolo stolto e privo di senno, che ha occhi ma non vede, ha orecchi ma non ode.
È come una pernice che cova uova altrui, chi accumula ricchezze in modo disonesto. A metà dei suoi giorni dovrà lasciarle e alla fine apparirà uno stolto.

Dai testi del Primo Testamento si deduce che l’umanità è divisa in due classi, due classi sempre contrapposte: l’umanità dei saggi e l’umanità degli stolti. Dice Proverbi 3,35: i saggi erediteranno la gloria, ma l’infamia è la parte che spetta agli stolti. Lo stolto è prima di tutto l’opposto del saggio. Il saggio è colui che ci vede, che penetra la realtà, che possiede ed esercita la comprensione, che può sbagliare, ma conosce dove si annida il male, e, quando sbaglia, è pronto a chiedere perdono a Dio e a ravvedersi. Il saggio riconosce la signoria di Dio e il suo amore in ogni evento della vita e mai, mai, pensa male di Dio. Lo stolto invece è colui che conduce con le proprie parole gli altri alla follia, alla pazzia, che diffonde il male con il pettegolezzo, odia la conoscenza, la combatte, è il suo nemico primo. È l’uomo che inganna ed è molto pericoloso per gli altri perché è irrimediabilmente legato alla propria follia, fa di essa il proprio dio. In Geremia, si parla della sua intera generazione come chesìl, cioè sciocca, stolta, insensata in un modo amplificato e collettivo rispetto a una semplice mancanza di comprensione (Geremia 5,21). È apostasia spirituale, è stoltezza. Si tratta di persone “divenute sagge” nel fare il male, e prive ormai di ogni conoscenza per fare del bene (4,22). L’Ecclesiaste esprime la stoltezza-pazzia-follia come la forza stessa della forza delle tenebre, la “luce delle tenebre”. Nel libro dei Proverbi e in Siracide lo stolto è identificato con il folle, il pazzo, l’insensato privo di cuore pensante, e la stoltezza è descritta come pazzia, follia, totale incapacità di comprendere e capire. Nel libro dei Salmi lo stolto è lo sciocco, l’insensato, l’uomo che non ha alcuna percezione di sé e degli avvenimenti; senza senso, arrogante, presuntuoso; meschino immorale; caduto, appassito, devastato da dentro e devastante all’esterno.
Gesù usa la parabola delle dieci ragazze, cinque stolte e cinque sagge, proprio per sottolineare che due e solo due sono i modi, gli atteggiamenti possibili all’uomo e alle  donne del pianeta terra rispetto al dono della vita e al rapporto con il Signore della vita. C’è un’umanità stolta che risponde e reagisce alla vita con inedia, inerzia, pigrizia, senza metodo, senza intelligenza, con il cuore ingrato, avvelenato da convinzioni e convenzioni umane, un cuore senza amore e dedizione, in una parola, con stoltezza. C’è un’umanità saggia che risponde e reagisce alla vita con intenzione, impegno, metodo, intelligenza, creatività, gratitudine, passione, amore, dedizione, rispetto, in una parola, con saggezza. Secondo le parole di Gesù questi due tipi di umanità avranno libero spazio e libertà di scelta durante l’esperienza terrena, ma non saranno accolti allo stesso modo nel regno dei cieli. L’umanità saggia potrà entrare nel regno dei cieli, perché avendo riconosciuto il Signore durante la vita terrena, sarà riconosciuta dal suo Creatore alle porte della città celeste. L’umanità stolta non potrà entrare nel regno dei cieli, perché, non avendo riconosciuto il Signore durante la vita terrena, non sarà riconosciuta dal suo Creatore alle porte della città celeste.