Questa sezione presenta quotidianamente il Vangelo del Giorno accompagnato da una riflessione, insieme all'antifona e al Salmo corrispondente, che in alcuni particolari periodi dell’anno liturgico potranno essere musicati e cantati. Ogni giorno potrai vivere la Parola, leggerne il commento e scaricare tutto in formato PDF dalla sezione sinistra del sito.

Sabato 13 Luglio 2019

14a settimana del Tempo Ordinario

Parola del giorno
Gènesi 49,33; 50,15-26a; Salmo 104,1-4.6-7; Vangelo di Matteo 10,24-33

Salmo 104,1-4.6-7

Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
Oppure: Cerchiamo il tuo volto, Signore: colmaci di gioia.

1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
2
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

3 Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

6 Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

Vangelo di Matteo 10,24-33

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «24 Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25 è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
26
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
28
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
29
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
32
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Tre molle

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
Un uomo, perfino un discepolo di Gesù, può non riconoscere Gesù davanti agli uomini e rinnegarlo per vanità. La vanità si può esprimere sia nell’avidità del possesso, sia nel desiderio di supremazia, di predominio, di dominio, e la si può realizzare con l’ambizione di essere superiori, con l’arroganza del delirio di onnipotenza. Gesù dice: Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore.
Un uomo, perfino un discepolo di Gesù, può non riconoscere Gesù davanti agli uomini e rinnegarlo per abitudine-consuetudine, la terribile abitudine-consuetudine che tutto appiattisce, livella e ingrigisce, che tutto fa derivare dal caso, dal fato o dagli accidenti. La terribile abitudine-consuetudine che diventa convinzione inattaccabile nel considerare la meraviglia, la potenza, la grazia, l’intelligenza, la bellezza della vita e del creato come realtà scontate, doni del tutto dovuti, realtà ovvie, assodate, ordinarie. La desolata e desostanziante abitudine-consuetudine del non considerare la signoria, l’immensità e il potere di Dio, abitudine-consuetudine che impedisce all’uomo di essere grato e riconoscente, rispettoso e onorato della vita, ma lo spinge piuttosto a maturare la presunzione di avere il controllo di tutto e il dominio della vita e dell’esistenza. Gesù dice: Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Un uomo, perfino un discepolo di Gesù, può non riconoscere Gesù davanti agli uomini e rinnegarlo per paura. In una società che non crede in Gesù e lo ritiene una favola per sciocchi, chi crede in Gesù può rinnegare Gesù, non riconoscerlo davanti agli uomini, per non sentirsi sempre emarginato e minacciato, perché ha paura dell’assillo e del tormento, del giudizio e del pregiudizio altrui, perché ha paura di perdere una certa reputazione, il posto nella società, la sicurezza del lavoro, il rispetto degli amici, l’affetto dei familiari. In una società ostile a Gesù e al suo messaggio, un uomo, perfino un discepolo di Gesù, può non riconoscere Gesù davanti agli uomini e rinnegarlo per paura della persecuzione da parte dei nemici di Gesù, persecuzione che può essere addirittura legalizzata e che può diventare oppressione sistematica, sopraffazione violenta. In una società ostile a Gesù e al suo messaggio, un uomo, perfino un discepolo di Gesù, può non riconoscere Gesù davanti agli uomini, e rinnegare Gesù e il suo messaggio per il terrore di essere vittima di prigionia, torture, uccisione.
Secondo il testo evangelico, sono fondamentalmente tre le molle che possono spingere un uomo, perfino un discepolo di Gesù, a non riconoscere Gesù davanti agli uomini, fino a rinnegare Gesù e il suo messaggio: vanità, abitudine, paura. Il testo evangelico, oltre a rivelare quali sono le molle che possono spingere un uomo a rinnegare Gesù, rivela anche come superare la spinta di queste terribili molle, rivela le tre contromisure. Come contromisura alla vanità, esso indica l’umiltà nelle sue due sfaccettature. Da una parte l’intelligenza dell’umiltà, che impedisce a un uomo, anche quando è al servizio di Dio, di mettersi al posto di Dio, è l’intelligenza della creatura che non si mette mai al posto del creatore. Dall’altra l’umiltà intelligente, che predispone l’uomo alla conoscenza e  all’accettazione dell’esistenza del male come un dato di fatto, come una scelta possibile per il fatto che l’uomo è stato creato libero, non come un segno di inettitudine o un capriccio di Dio. L’umiltà intelligente che sa e accetta serenamente e in pace il fatto che, come il Maligno si è servito dei suoi servi per calunniare, screditare, colpire il Signore Gesù, così userà i suoi servi per calunniare, screditare, colpire anche i discepoli di Gesù. Gesù dice: Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Il testo evangelico indica come contromisura all’abitudine-consuetudine la consapevolezza. La consapevolezza del fatto che l’uomo nulla può possedere di tutto ciò che è creato, nulla può dominare delle leggi dominanti che tutto sostengono e regolano nella vita, nulla può controllare della potenza e dell’immensità di Dio. Consapevolezza che conduce all’intelligenza del cuore, alla comprensione intelligente della grandiosità e immensità di tutte le opere di Dio, consapevolezza da cui scaturiscono gratitudine, lode, benedizione, amore riconoscente, riconoscimento amante, ringraziamento. Consapevolezza amorosa che fa sprigionare nell’uomo il desiderio di abbandonarsi completamente nelle mani del Potente, del Forte, del Signore, del Re, dell’Eterno Padre. Gesù dice: Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Consapevolezza amorosa che apre l’uomo all’incontro riconoscente con la novità e la fantasia irrefrenabile dello Spirito, che non conosce abitudine-consuetudine. Gesù dice: Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
Il testo evangelico indica come contromisura alla paura la fede. La fede piena, la fiducia totale in Dio, senza dubbi, senza mai pensare male di lui, senza ripensamenti, rimpianti, indecisioni. Una fede gioiosa anche in mezzo ai venti della calunnia, una fede felice anche in mezzo alle tormente dei pregiudizi, una fede serena anche in mezzo alle bufere della persecuzione. Una fede che non teme il giudizio degli uomini, ma onora e rispetta il giudizio di Dio. Gesù dice: Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.